Sinossi: Ascesa e caduta di un clan criminale napoletano attraverso il racconto di un boss e della sua famiglia, scissa tra l’aspirazione a una vita borghese e le pulsioni profonde della sopraffazione. Trent’anni di storia di una delle città più belle e discusse del mondo, il sogno di un ragazzo che si fa travolgere dalla brama di un potere fine a se stesso, per diventare l’incubo di un uomo e di chi gli vive accanto.
Recensione: Si è vero, Milionari di Alessandro Piva, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Giacomo Gensini insieme al pubblico ministero Luigi Albero Cannavale, pur rifacendosi a una storia realmente accaduta, non aggiunge nulla all’iconografia criminale passata sugli schermi cinematografici in tante versioni e prospettive. Ciò non toglie che il film sia ben realizzato, sia per quanto riguarda la messa in scena, sia per l’interpretazione dei vari attori, e, dunque, liquidarlo con un atteggiamento snobistico sarebbe un’operazione avventata che non renderebbe giustizia alla bontà di un’opera che comunque intrattiene piacevolmente lo spettatore, mettendolo a conoscenza di una vicenda che tra gli anni ottanta e gli inizi dei duemila vide l’ascesa di un gruppo criminale camorristico che regnò su Napoli e dintorni. Tra l’altro Piva predilige l’approfondimento delle psicologie dei vari personaggi – dato che il film è decisamente corale – a scapito della solita azione che tutti più o meno si aspetterebbero da un prodotto di questa natura. Infatti i caratteri dei protagonisti – Alendelòn, interpretato da un buon Francesco Scianna, e la moglie Rosaria, una Valentina Lodovini ben calata nel suo personaggio – sono ben delineati: l’uno è un ragazzo che, suo malgrado, è nato e cresciuto nell’ambiente malavitoso e non può far altro che raccoglierne l’eredità, anche se per sua natura desidererebbe una vita più tranquilla, diciamo borghese; l’altra è una persona semplice, un po’ sgraziata, ma viscerale come sono le donne napoletane, che vuole godere i frutti delle attività illecite del marito, non volendone però sapere nulla, vivendo, dunque, una pericolosa scissione.
Tra parentesi un plauso va a chi ha scelto la location per la casa della coppia protagonista, dato che il cattivo gusto dell’arredamento (che veniamo a sapere non è frutto del lavoro dello scenografo, ma è stato già trovato bello e pronto) raggiunge livelli ineguagliabili, e ben restituisce la volgarità di una rincorsa al denaro che, data l’assoluta mancanza di minimi requisiti culturali, va ad arricchire senza requie la bruttezza, immalinconendo per l’uso improprio di tante risorse. Ma anche i personaggi minori son ben scritti, primo fra tutti ‘O Piragna’, interpretato da Salvatore Striano, che si rivela un ottimo antagonista, un concentrato di violenza che scompagina l’equilibrio raggiunto dalla banda dei fratelli, obbligando Alendelòn a prendere delle contromisure opportune. Veniamo anche a sapere che sono gli stessi camorristi ad aver costruito il carcere dove poi saranno detenuti, e, in tal senso, risulta davvero gustosa la sequenza in cui a lavori appena terminati, i ragazzi si aggirano nella nuova struttura penitenziaria valutando quali delle celle potrebbero occupare in seguito agli inevitabili arresti che nella vita di un malavitoso sono scientemente preventivati.
Il protagonista, poi, dopo tante vicende che lo hanno sconvolto e dopo l’ultimo arresto, si decide a divenire un collaboratore di giustizia, e questo epilogo insieme a tanti altri elementi presenti nella narrazione accomuna molto Milionari a Goodfellas di Martin Scorsese, difatti Alendelòn ricorda per il tormento interiore l’Henry Hill interpretato da Ray Liotta, sua moglie, invece, Loraine Bracco, per non parlare di Salvatore Striano, novello Joe Pesci. Questi accostamenti non vogliono diminuire il valore del film, anzi una tale parentela non può far altro che impreziosire un’opera, che, nonostante l’esigua distribuzione interna (appena cinquanta copie, di cui trenta nella sola Campania), si rivela assai spendibile anche nel mercato internazionale. Un film onesto, ben fatto, che regge per l’intera durata. Insomma, non spariamo sempre e comunque sul cinema italiano .
Luca Biscontini