Arriva nelle sale italiane dal 22 Ottobre Dheepan – Una nuova vita, l’ultimo film di Jacques Audiard, vincitore della Palma d’Oro alla scorsa edizione del Festival di Cannes.
Sinossi: Per scappare dalla guerra civile, che lacera lo Sri Lanka, un ex soldato, una donna ed una bambina si fingono una famiglia, pur di ottenere più facilmente lo status di rifugiati politici dall’Europa. Legati da un comune desiderio, avere in fine una vita più serena, imparano a convivere con la menzogna di essere una famiglia. Vengono infine inviati nella periferia di Parigi, che non sembra essere poi questo mondo idilliaco. Anzi, anche qui c’è in atto una feroce battaglia.
Recensione: L’apertura duplice del film è qualcosa di poetico. Lo spettatore viene accolto subito dal protagonista, Dheepan, consumato dall’ennesima perdita: l’uomo osserva disperato mentre viene preparata la pira per i suoi combattenti, caduti come Tigri del Tamil. Mentre le ceneri si spengono sugli impietosi ed anonimi scheletri dei soldati, Dheepan, vestitosi con abiti civili, brucia la sua divisa, chiudendo, metaforicamente, il suo desiderio di combattere. Subito dopo troviamo Yalini, il punto di vista femminile del film, intenta nella spasmodica ricerca di una bambina, orfana, da poter usare per scappare dalla guerra.
Dheepan, Yalini e la piccola Illayaal sono giunti in Francia, dove l’uomo, di notte, vende accendini e orecchie luminose per strada, scappando di continuo da una polizia che lo bracca, proprio come durante la guerra. Aiutati da un traduttore, loro connazionale, la coppia ottiene un impiego nella periferia di Parigi. Ma quando giungono nel raggruppamento di condomini, dove Dheepan dovrà svolgere il ruolo di custode e tuttofare, si renderanno conto di essere sfuggiti ad una guerra per finire nella guerriglia urbana. Il giro di droga, armi e violenza è una spirale che li circonda, e mentre tentano di costruirsi una vita, sulle ceneri della passata, imparano a fingere che la menzogna di essere una famiglia è un’ancora di salvezza nella brutalità del loro quotidiano. La nuova guerra che li ha accolti è più subdola, silenziosa, socialmente quasi accettata. Nessuno li aiuterà a fuggire, quindi dovranno farsi forza l’un l’altro.
Tutti e tre tacciono sulle loro vite passate: di Dheepan scopriamo solo che aveva una famiglia, sterminata durante un massacro al suo villaggio; Yalini accenna appena di aver avuto due fratelli minori, e Illayaan è una delle tante orfane di guerra. Il loro mondo è caduto a pezzi, ma loro sorridono, senza mai permettersi di piangere quelle morti assurde e insensate.
Umiliazione dopo umiliazione, Dheepan non si mostra come l’eroe moderno, pronto a tutto pur di redimersi del suo passato sanguinolento e voglioso di creare un mondo migliore per quella bambina strappata a sua zia, Illayaan. Dheepan è un sopravvissuto, è capace di tutto pur di aggrapparsi alla vita e vivere. Proprio come Yalini. I loro sentimenti sono stati soffocati dalla crudeltà di un conflitto che li ha mutati e resi, a tratti, più forti, ma che li ha anche profondamente feriti.
Jacques Audiard ci regala, dopo Il profeta (2009), un secondo capolavoro, vincitore della Palma d’Oro allo scorso Festival di Cannes. Riassunto in un microcosmo di sole tre persone, lo sceneggiatore e regista dipinge la brutalità della guerra, nelle sue varie sfaccettature, modalità e nazionalità.
Mara Carlesi