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Festival del cinema di Porretta Terme

‘Rosa L.’ di Margarethe von Trotta, tra vita privata e politica

L'opera della regista tedesca conferma la sua predisposizione a raccontare importanti figure femminili della Storia a confronto con il proprio tempo. Uno sguardo ampio che racconta la vita sentimentale, ma soprattutto le lotte rivoluzionarie, di un personaggio fondamentale per la Storia politica d'Europa

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In occasione della retrospettiva dedicata a Margarethe von Trotta della ventiquattresima edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme, si torna a una delle opere più rappresentative della sua carriera, capace di coniugare rappresentazione femminile e memoria storica: Rosa L., uscito per la prima volta in sala nel 1986.

Dopo aver iniziato la sua carriera come attrice a Parigi per Rainer Werner Fassbinder, Margarethe von Trotta comincia a collaborare alla regia di vari cortometraggi cinematografici, prima di esordire con Il caso Katharina Blum. Nel 1981 arriva alla Mostra del Cinema di Venezia con Anni di Piombo che le vale il Leone d’Oro e la consacrazione nell’Olimpo del cinema europeo come esponente imprescindibile della nuova corrente tedesca.

Rosa Luxemburg: la rivoluzionaria

Nel gelido carcere di Wronke, in Germania, Rosa Luxemburg (Barbara Sukowa) scrive le sue memorie epistolari, dall’infanzia nella zona russa della natia Polonia all’inquieta adolescenza vissuta tra i fermenti e gli scontenti sociali di fine ‘800, che preparano la rivoluzione dell’ottobre 1917. Già da ragazza vive l’ideale di un socialismo umanitario (in linea col suo temperamento sensibile e poetico); un socialismo che rasenta l’utopia. Colta, indipendente e decisa, nonostante il delicato sentire, sperimenta presto le carceri zariste per le sue idee e la sua attività rivoluzionaria a fianco di Leo Jogiches (Daniel Olbrychski), con cui convive.

Dopo il trasferimento in Germania, si dedica al giornalismo di sinistra, ai viaggi e all’attività politica di opposizione. A Berlino entra nella lega antibellica Spartakus, nonostante l’ idea opposta degli amici socialdemocratici che si sono schierati per l’intervento, e finisce in carcere. Perduto in guerra il giovane Kostja (Hannes Jaenicke) a cui si era sentimentalmente legata dopo la separazione da Leo, viene liberata alla fine del conflitto, e si dedica nuovamente alla lotta politica. Finché, coinvolta nei moti rivoluzionari del 1918, viene assassinata dai militari al potere poco dopo.

La pazienza di Rosa

É il 15 gennaio 1919 quando Rosa Luxemburg viene barbaramente uccisa insieme al compagno, Karl Liebknecht (interpretato nel film dall’attore Otto Sander), dal governo socialdemocratico nella repressione della rivolta spartachista. La regista tedesca Margarethe von Trotta, con il suo Rosa L. restituisce alla storia una figura di rivoluzionaria e filosofa scomoda. Ignorata, non solo dal suo partito di allora, ma anche, in parte, dal movimento comunista del ‘900, che le ha assegnato un ruolo secondario nella storia del socialismo almeno fino al 1968, quando diventa un punto di riferimento della sinistra libertaria, pacifista e anti-burocratica.

Il titolo originale del film è Die Geduld Der Rosa, tradotto dalla stessa regista con La pazienza di Rosa. Se per raggiungere un mondo in cui non ci saranno più sfruttati né sfruttatori, è necessario affilare il ferro contro gli oppressori, è vero, al contempo, che è necessario un paziente lavoro politico con gli oppressi, con le masse dei lavoratori.

Un particolare interessante: la regista non aveva le risorse per riprodurre le scene di guerra ed è ricorsa alle immagini di repertorio e archivio fondendole nella struttura narrativa. Così, le immagini dei massacri al fronte diventano gli incubi di Rosa, le sue angosce più intime.

La regista riprende un progetto incompiuto di Rainer Werner Fassbinder, sviluppato ma non realizzato prima della morte. La sceneggiatura iniziale del regista, però, prescindeva dal linguaggio della militante comunista. Di fatto, Margarethe von Trotta riparte da zero; anzi, riparte dalle migliaia di lettere che erano depositate presso l’Istituto di marxismo-leninismo di Berlino Est. 2500 lettere scritte da Rosa ad amici, familiari, compagni, politici e soprattutto a Leo Jogisches, il suo compagno di vita oltre che di lotta politica, che hanno preso vita grazie alla nuova sceneggiatura.

sul set de 'Gli Anni di Piombo'

Lo sguardo delle donne sulla storia

La forza del cinema della regista tedesca è proprio questa capacità di mettere al centro lo sguardo delle donne (politiche),  da sempre marginalizzato o sostituito dagli occhi degli uomini. Uno sguardo completo e umano che abbraccia tanto la vita affettiva e sentimentale, quanto quella pubblica e rivoluzionaria.

«La mia Rosa ha una vita privata. É umana, emozionale, determinata, amante della natura, in cui trova calma e conforto, innamorata di Leo Jogiches tanto da desiderare accanto a lui una vita quasi borghese, paziente nella sua malattia ed impaziente nella lotta»

Lo stile della regista, che mette in gioco il desiderio di avvicinarsi all’intimità del personaggio, si ritrova infatti anche in altri film della Von Trotta e in particolare nel suo ritratto della filosofa Hannah Arendt. Opere manifesto anche del suo sodalizio artistico con l’attrice Barbara Sukowa, protagonista di entrambe. Sukowa in Rosa L. regala un’interpretazione intensa ed emozionante, vincendo il Premio per la miglior interpretazione femminile al 39° Festival di Cannes.

Il volto, i gesti e i discorsi di Barbara Sukowa, supportati da una messa in scena senza fronzoli, ricostruiscono perfettamente il contesto storico politico, anche se, forse, Margarethe von Trotta avrebbe potuto puntare a un biopic con una narrazione più audace. La regista, e sceneggiatrice, conferma comunque la sua predisposizione a descrivere importanti figure femminili della Storia rispetto al proprio tempo. Il racconto è personale ma allo stesso tempo meticoloso, con un esito molto interessante.

 

Rosa L.

  • Anno: 1986
  • Durata: 121'
  • Distribuzione: MEDUSA DISTRIBUZIONE
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Germania
  • Regia: Margarethe von Trotta