C’è un momento, appena prima che sorga il sole, in cui tutto sembra possibile. È in quell’istante sospeso tra buio e speranza che vive Upon Sunrise, il cortometraggio del regista serbo Stefan Ivančić, presentato al Linea d’Ombra Film Festival 2025 di Salerno dopo il debutto al Rotterdam International Film Festival. Un’opera silenziosa e potente che unisce delicatezza e realismo, raccontando la lotta quotidiana di chi, pur non avendo più nulla, sceglie di rialzarsi ogni mattina.
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La poesia del reale
La protagonista, Maria, è una madre single che ha perso il lavoro in una Serbia segnata dalla crisi economica. Tra affitti insostenibili, cure mediche troppo costose e l’assenza di prospettive, si trova costretta a inventare piccoli inganni per poter sopravvivere e garantire al figlio di sei anni un minimo di serenità. Non c’è eroismo né giudizio nel racconto: solo la verità di chi ogni giorno si alza prima dell’alba per sopravvivere.

Ivančić osserva, ascolta e lascia parlare i silenzi. È un ritratto umano, fragile, profondamente autentico. Si evita la retorica della miseria e si sceglie invece un tono intimo, quasi documentaristico. La fotografia alterna toni grigi e bagliori dorati. La macchina da presa segue Maria senza mai invadere, restando a distanza rispettosa. La regia privilegia i gesti minimi: un pasto condiviso, un sorriso trattenuto. Trasforma il quotidiano in un piccolo atto di resistenza. Il risultato è un film che parla di economia e maternità, ma soprattutto di dignità.
Upon Sunrise costruisce un universo visivo dove la luce diventa simbolo di resistenza. Ogni gesto quotidiano diventa un piccolo atto di coraggio. Questo cortometraggio emana tutta la forza del cinema sociale contemporaneo.
Prodotto da Non-Aligned Films (Serbia) in collaborazione con Volta Producción (Spagna), Staragara (Slovenia) e Antitalent (Croazia), il corto conferma la vitalità del cinema europeo indipendente. È una coproduzione che attraversa i confini geografici per raccontare un disagio universale: la precarietà di chi vive ai margini, e la dignità di chi continua a sperare.
L’etica dietro la sopravvivenza
Il cuore del film è il rapporto tra Maria e suo figlio. In un mondo che non perdona, la loro complicità diventa un rifugio. Il bambino non comprende del tutto le azioni della madre, ma le accetta, perché in lei riconosce l’amore prima della colpa.
Ivančić costruisce così una parabola etica sottile: cosa significa essere “buoni” quando tutto intorno ti costringe a mentire per sopravvivere? Dove finisce la moralità e dove inizia la fame? È possibile giudicare chi mente solo per sfamare un bambino?
La risposta non arriva mai, ma resta nella luce dell’alba, la stessa che dà il titolo al film e che illumina, per un istante, la loro umanità.

Un piccolo film e una grande verità
In un panorama cinematografico sempre più dominato da effetti e artifici, Upon Sunrise ricorda la forza del cinema minimale, dove l’emozione nasce dal reale. Il corto di Ivančić è una carezza ruvida, che parla piano ma resta impressa. Con i suoi 15 minuti di durata, il cortometraggio riesce dove molti lungometraggi falliscono: raccontare la realtà senza cinismo, con uno sguardo pieno di compassione.
È un cinema fatto di silenzi e di occhi, che trova nel quotidiano la sua poesia più pura. Alla fine, quando il sole si alza sul volto di Maria, non c’è vittoria né sconfitta: solo la promessa di un nuovo giorno. Ogni alba del film, per quanto pallida, porta con sé la possibilità di un nuovo inizio. È un invito a non smettere di cercare la luce, anche quando sembra impossibile trovarla. Un’alba che, almeno per un attimo, appartiene a tutti noi.