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Alice nella città

‘Little Amélie or the Character of Rain’: la rivelazione dell’infanzia

L’infanzia come lente politica: crescere tra due mondi imparando un nuovo modo per guardare

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Cosa resta della meraviglia quando impariamo che anche la pioggia può ferire? Little Amélie or the Character of Rain ci riporta in un luogo sospeso tra infanzia e coscienza, dove la scoperta del mondo è un atto luminoso e doloroso allo stesso tempo. Presentato in anteprima a Cannes e ora in concorso ad Alice nella Città, il film d’animazione firmato da Maïlys Vallade e Liane-Cho Han adatta liberamente il romanzo autobiografico di Amélie Nothomb, trovando nella sua protagonista – una bambina belga che cresce nel Giappone del dopoguerra – un’eco universale.

L’opera che ha ottenuto una menzione speciale ad Alice nella Città, ci invita ad osservare il mondo dal basso, con lo sguardo puro ma inquieto di chi si affaccia per la prima volta alla realtà. Perché, come scriveva Nothomb, “nascere è un trauma, ma anche un miracolo”: qui, ogni passo di Amélie verso la consapevolezza è una piccola perdita dell’innocenza.

Il punto di vista come promessa: nascere due volte

La regia sceglie un gesto radicale: mostrare il mondo intero dal punto di vista della bambina, e non solo in senso ottico. Dalla voce narrante ai movimenti di macchina, ogni elemento è filtrato da una percezione che alterna stupore e confusione. Per oltre due anni di vita Amélie è immersa in un silenzio quasi vegetativo; poi, improvvisamente, la parola arriva come una tempesta. Ed è in quel momento che il film si accende, come se la pioggia avesse bagnato il mondo per la prima volta.

“Abbiamo voluto raccontare il momento in cui un bambino scopre il mondo e, insieme, il dolore che questa scoperta comporta”

racconta Maïlys Vallade.

“È una storia di nascita alla coscienza, e quindi anche di perdita.”

La forza del film sta proprio nel rendere visibile questa nascita: i suoni diventano rintocchi di vita, i colori si accendono di un’esuberanza che ha sempre un’ombra dietro di sé. Ogni cosa che Amélie impara a nominare dal vento, all’acqua, fino alla morte stessa è un passo in avanti ma anche un addio.

“Credetemi, essere Dio non è poi così divertente.”

Il film oscilla costantemente tra gioia e onnipotenza infantile. Amélie si percepisce come una piccola divinità, in grado di governare il tempo, la pioggia, la luce stessa. Nelle sue parole si racchiude tutto il paradosso dell’infanzia: la convinzione di poter dominare il mondo e, allo stesso tempo, la paura di scoprire che il mondo può anche ferire.

Questa ambiguità è resa in maniera splendida da una regia pittorica, in cui l’animazione 2D lavora per sottrazione: pochi tratti, ma densi di significato. Le linee morbide e i colori pastello sembrano usciti da un sogno ad acquerello, eppure dietro quella semplicità si nasconde un’architettura precisa, studiata nel ritmo e nel suono. La musica, discreta e avvolgente, accompagna il respiro della protagonista: ogni nota sembra corrispondere a un battito, a un pensiero improvviso. È un film che “sente” prima ancora di “vedere”.

Il dolore trattenuto in Little Amélie or the Character of Rain

Il cuore emotivo del film è la relazione tra Amélie e Nishio-san, la giovane donna giapponese che si prende cura di lei, che dovrebbe occuparsi maggiormente delle faccende di casa. In questa figura delicata e misteriosa, la bambina riconosce una nuova forma di maternità, più spirituale che biologica.

Quando Amélie osserva il suo scontro con Kashima-san, le è chiara una cosa:

“Credo soffrisse della malattia del trattenersi”

sembra descrivere non solo Kashima-san ma un intero popolo, quello giapponese del dopoguerra, chiuso tra trauma e dignità. È un momento di grazia e lucidità, una frase che vale più di un trattato di sociologia. Attraverso gli occhi della piccola, la Storia si riflette in modo indiretto ma potentissimo: i fantasmi della guerra, la distanza culturale, la ricerca di un linguaggio comune. Il film non ha bisogno di spiegare, basta la pioggia che cade silenziosa per raccontare la memoria.

Liane-Cho Han sottolinea:

“Per noi era essenziale che l’emozione fosse al centro del film, più della tecnica. Volevamo che lo spettatore sentisse la pioggia, non solo la vedesse.”

L’infanzia come sguardo politico

Sotto la superficie poetica, Little Amélie or the Character of Rain nasconde un discorso profondamente politico. L’infanzia non è solo un ricordo da proteggere, ma una lente attraverso cui ripensare il mondo adulto.
La famiglia di Amélie, diplomatica e distante, rappresenta l’Europa che osserva l’Oriente con curiosità e pregiudizio; Nishio-san e la sua comunità incarnano invece la resilienza di chi ha conosciuto la distruzione e ha imparato a non mostrarla.

L’incontro tra questi mondi genera un dialogo fragile ma necessario, e la bambina si trova sospesa tra due culture, diventandone il simbolo di una riconciliazione possibile. Non è un film solo sull’infanzia, bensì sulla possibilità di riscoprire la propria umanità attraverso di essa. Amélie è un personaggio che cresce non per adattarsi al mondo, ma per comprenderlo.

La pioggia come stato d’animo

Il titolo non è metaforico: la pioggia è davvero un personaggio. È lei a scandire le tappe del racconto, a tradurre in immagini il turbamento di Amélie. Quando è felice, piove piano; quando ha paura, la tempesta si abbatte come un grido.

L’acqua, come in Il mio vicino Totoro, diventa il tramite tra reale e interiore. Ma qui la dolcezza dell’animazione è attraversata da un filo di inquietudine, un senso di malinconia che non abbandona mai lo schermo. Il risultato è un film che parla a tutte le età, ma non semplifica mai. C’è la meraviglia dello Studio Ghibli, ma anche la precisione di Céline Sciamma, la grazia di un racconto che sa dove posare lo sguardo e quando sottrarsi. Little Amélie or the Character of Rain non chiede di credere alla magia: ci invita a ricordare quanto costa perderla. Di ritrovare il nostro fanciullino di Pascoli.

Imparare a guardare di nuovo attraverso Little Amélie or the Character of Rain

Amélie guarda il mare e sorride. È una scena semplice, ma racchiude tutto: la consapevolezza che crescere significa accettare la pioggia senza smettere di amarla. Vallade e Han costruiscono un’opera che parla di iniziazione e identità, di come ogni conoscenza porti con sé una ferita. È un film che, sotto l’apparente delicatezza, nasconde una forza rara: quella di farci sentire di nuovo vivi, vulnerabili ed umani.

Little Amélie or the Character of Rain non è solo un’opera sull’infanzia: è un film che restituisce all’infanzia la dignità di una filosofia. E in un mondo che corre, fermarsi a guardare una goccia cadere diventa un atto rivoluzionario.

Little Amélie or the Character of Rain

  • Anno: 2025
  • Durata: 77 minuti
  • Distribuzione: Haut et Court, Paradiso Filmed Entertainment
  • Genere: animazione, drammatico
  • Nazionalita: Francia, Belgio
  • Regia: Maïlys Vallade e Liane-Cho Han