Crescendo, il proprio aspetto fisico cambia ed è impossibile ignorare la propria trasformazione. In particolare, il corpo della donna si trasforma e le aspettative della società gravano sulle spalle delle giovani ragazze che, a volte, si guardano allo specchio e odiano quello che vedono. Lo stesso vale per Diana, la protagonista di Ciao Varsavia, il cortometraggio di Diletta Di Nicolantonio.
Presentato in anteprima ad Alice nella Città (qui il programma), sezione Onde Corte, l’opera è un racconto essenziale e struggente delle fragilità che accomunano l’adolescenza di ogni donna, diventando parte integrante di noi stesse. L’utilizzo del corpo, di una malattia e di sguardi giudicanti sono ciò che lo rendono particolarmente potente. L’influenza polacca si mescola a suggestioni italiane, dando vita a un ecosistema sospeso nel tempo.

Carlotta Gamba è Diana in ‘Ciao Varsavia’
Ciao Varsavia: la nascita dell’amor proprio (o la fine?)
Ciao Varsavia è la storia di Diana (Carlotta Gamba), una giovane donna che, dopo un ricovero per disturbi alimentari, torna da sola nei sobborghi della capitale polacca. La sua vita scorre nella monotonia, intrappolata in un corpo che non sente più suo, senza un senso né uno scopo a cui aggrapparsi. Sfoga la frustrazione nel cibo: si abbuffa compulsivamente di dolci, solo per liberarsene poco dopo.
Miserabile e smarrita, trova un barlume di speranza quando riceve un invito per un casting di un brand italiano di lingerie. Al provino risponde alle domande della giuria, che la osserva come se fosse un pezzo di carne gettato a un branco di leoni affamati. Pur di ottenere il lavoro, finisce per concedersi ad Antonio (Fortunato Cerlino), un uomo attratto solo dal suo corpo, lo stesso che lei non riesce nemmeno a guardare nello specchio. Diana si lascia consumare dalle brame di potere di quest’uomo più anziano, fino a scivolare verso un finale amaro, che la conduce, presumibilmente, all’autodistruzione.
Dietro la macchina da presa di Diletta Di Nicolantonio
“Ciao Varsavia nasce da un’urgenza personale e politica: raccontare il corpo femminile non più come superficie da ammirare, ma come campo di battaglia. Volevo raccontare cosa significa vivere in un sistema che ti vuole magra, bella, silenziosa e disponibile. Un sistema che ti ingabbia anche quando dice di volerti ‘guarire’.”
Il team creativo del cortometraggio è composto da talenti dalla grande sensibilità e un’importante abilità di sintesi, in grado di mantenere solamente gli elementi essenziali del fulcro dell’opera. Tra questi, la regista Diletta Di Nicolantonio, autrice sia del soggetto che della sceneggiatura.
Nel cast di Ciao Varsavia troviamo l’elegante Carlotta Gamba, nei panni della protagonista Diana, Fortunato Cerlino nel ruolo di Antonio, Violetta Arlak, Karolina Matej, Malgorzata Bekisz, Fabio Soldani, Ewa Napora e Anna Dymna. A sostenere la visione del film c’è la colonna sonora firmata da Andrea Guerra e Luca Anzellotti, mentre il ritmo del racconto prende forma grazie al montaggio di Alessio Rivellino. La fotografia, curata da Matteo Cocco, accompagna con sensibilità lo sguardo intimo e crudo della storia. Il progetto è prodotto da Sara Serraiocco, Teo Casani e Alexander Bilnik, con Sara Serraiocco e Teo Casani nel ruolo di produttori esecutivi. La produzione è affidata anche a Timber Production, tak mi zle films e Three Lions Production.

Carlotta Gamba nei panni di Diana in ‘Ciao Varsavia’
L’identità perduta tra le insicurezze
Ambientato in un’altra epoca e in un altro luogo, Ciao Varsavia è uno sguardo sincero, allo stesso tempo introspettivo ed esterno, che ci conduce attraverso le più grandi insicurezze di Diana. La protagonista odia essere osservata perché sa di essere giudicata e perché sente che il suo corpo non sarà mai abbastanza per gli occhi affamati e superficiali della società. L’incantevole Carlotta Gamba porta sullo schermo una figura leggera, quasi evanescente, che pare potersi piegare e scomparire su se stessa. Una presenza silenziosa, alla disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi pur di dare senso alla propria esistenza.
Questo lato fragile trova la sua controparte nelle esplosioni improvvise di energia che ribollono dentro di lei. La potenza interiore di Diana prende forma quando lancia una tazza, mandandola in frantumi, quando si passa una mano sul viso per pulirsi o quando il trucco dai colori vividi le sbava sul viso. L’insieme di colori sul suo volto ricordano una maschera, quasi clownesca, che è la manifestazione simbolica della sua lotta. L’aspetto esteriore è ciò che rende Diana debole, ma al tempo stesso anche sicura, perché le permette di nascondere tutto ciò che la rende vulnerabile.
L’alienazione di Diana: vittima innocente o maliziosa lottatrice?
Ciao Varsavia è un’opera caratterizzata dall’uso costante di colori spenti, come se il paesaggio stesse appassendo. La fotografia richiama quella del cinema polacco di un tempo e le inquadrature distorcono l’immagine come la disforia corporea di Diana. In confronto al mondo in cui è inserita, la donna risulta sempre più piccola e insignificante. La sua solitudine viene colmata dalle abbuffate sui dolci, con cui cerca di soffocarsi pur di ignorare il dolore. Occhi spenti, sorriso forzato, capelli in disordine: questa è la vera Diana, una donna che sta lentamente scomparendo, strappata via dalla malattia. Solo nel climax del cortometraggio assistiamo a un ribaltamento visivo. Per il provino, infatti, si lega i capelli in una coda ordinata, si trucca, indossa abiti sgargianti e glitterati. Sembra quasi un’altra persona rispetto a quella conosciuta pochi minuti prima.
Ed è proprio con quello stile che non le appartiene che Diana riesce a colpire Antonio, il quale la valuta unicamente in base alla sua avvenenza. Nel finale, se da un lato la protagonista intravede un possibile scopo e un lavoro capace di farla sentire viva, dall’altro perde ogni controllo, cedendo il proprio potere a quell’uomo. È una rivalsa, o la sua sconfitta più grande? Resta a noi deciderlo.