Distribuito da Lucky Red, arriva al cinema Un semplice incidente, il nuovo film di Jafar Panahi, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2025. L’opera, girata clandestinamente in Iran, conferma la forza visionaria del suo autore, da sempre simbolo di un cinema libero e resistente. Il film sarà presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il 23 ottobre, dove Panahi riceverà il Premio alla Carriera, consegnato dal premio Oscar Giuseppe Tornatore. L’uscita nelle sale italiane è fissata per il 6 novembre.
Considerato tra i più grandi cineasti di oggi, Panahi firma un racconto che unisce tragico e grottesco, realismo e ironia dissacrante, raccontando l’assurdità del potere e la fragilità di chi lo subisce. Con Un semplice incidente, l’autore mantiene saldo il proprio impegno civile nonostante anni di arresti, censure e limitazioni artistiche. Il film, applaudito dai festival internazionali, è stato inoltre scelto dalla Francia come candidato ufficiale agli Oscar 2026 per il Miglior Film Internazionale.
Un semplice incidente, il potere dell’effetto farfalla
Un semplice incidente prende il via da un evento minimo, quasi banale: una notte Rashid (interpretato da Ebrahim Azizi) investe un cane mentre viaggia in auto con la moglie incinta e la figlia. L’uomo si ferma, valuta la situazione, sopprime l’animale ferito e riparte. Poco dopo l’auto si guasta e Rashid si ferma presso un’officina, dove incontra Vahid (Vahid Mobasheri), un meccanico che riconosce in lui un dettaglio inquietante: un passo incerto e il suono metallico di una protesi.
Quel rumore riapre la ferita ancora viva di un trauma passato. Vahid è infatti convinto che Rashid sia “Gamba di Legno”, il torturatore che anni prima lo seviziò in carcere quando era stato arrestato per aver semplicemente chiesto di essere pagato. In preda all’ossessione, lo rapisce e parte verso il deserto con l’intenzione di seppellirlo vivo. Ma quando altri ex detenuti vengono coinvolti per riconoscere il presunto carnefice, qualcosa si incrina: ogni testimonianza aggiunge una verità diversa e la linea tra giustizia e vendetta si assottiglia fino a scomparire. Nel ventre caldo e sospeso del deserto, Panahi costruisce un thriller morale dove la memoria è un’arma difettosa e dove la certezza diventa impossibile.
Un team d’eccezione e tanti paradossi
Il cast di Un semplice incidente è composto da interpreti potenti e volutamente asciutti, come Ebrahim Azizi e Vahid Mobasheri. Accanto ai protagonisti, sul furgone del rapimento, salgono una serie di personaggi simbolici: un libraio, una fotografa, una sposa, il suo promesso e un operaio. Sono figure che rappresentano altrettanti pezzi di verità, memorie distorte e frammenti di un Paese ferito. Nessuno ha la certezza assoluta e Panahi gioca proprio su questa molteplicità. Ogni volto è uno specchio, ogni voce è un atto d’accusa o di assoluzione.
Dal punto di vista stilistico, il regista torna al suo linguaggio più riconoscibile: una macchina da presa essenziale, realismo crudo, improvvise incursioni di ironia che svelano l’assurdo del potere. Girato senza permessi ufficiali, Un semplice incidente è anche un gesto politico, un film che esiste per riaffermare un principio: l’arte non si può imprigionare. Panahi costruisce un’opera sospesa tra dramma e paradosso, capace di raccontare l’Iran e, allo stesso tempo, l’essere umano davanti all’errore, al sospetto e alla paura.