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Conversation

‘L’Ascolto’ conversazione con Giorgio Diritti

Giorgio Diritti e il racconto realizzato dal regista sulle tematiche legate alle giovani generazioni. Dalla presentazione del film ad Alice riproponiamo l' intervista al regista

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Presentato in anteprima ad Alice nella Città nella sezione Onde Corte Proiezioni Speciali, L’ascolto di Giorgio Diritti  aggiunge tassello al racconto realizzato dal regista sulle tematiche legate alle giovani generazioni, la loro difficoltà di crescere nella società odierna, in famiglie spesso disfunzionali. De L’Ascolto abbiamo parlato con Giorgio Diritti.

Prodotto da Aranciafilm con Rai Cinema, in collaborazione con Fondazione Fare Cinema, Fondazione di Piacenza e Vigevano, XNL Piacenza.

Disponibile in esclusiva e in contemporanea su RaiPlay.

Qui per un’altra conversazione col regista

L’Ascolto di Giorgio Diritti

L’attenzione al mondo dei giovanissimi è qualcosa che da sempre fa parte del tuo cinema non solo attraverso i lavori con cui te ne sei occupato. Non è un caso che nel logo di Arancia, la tua casa di produzione, si senta la voce di un bambino che ripete a memoria una filastrocca.  

È vero, è come se fosse qualcosa di “strutturale”. In generale nel mio cinema c’è un amore per i bambini ma, al di là di questo, c’è soprattutto una voglia di tenere ben presente che loro sono importanti perché rappresentano il futuro della società. Tanto più li tuteliamo e li amiamo, tanto più questa cosa fa sì che il mondo possa essere migliore di quello che è.

Vogliamo tutti credere a questa pace che sembra nascere per Gaza, ma non ridarà la vita a 60 mila bambini…

Confrontando L’ascolto con gli altri corti precedenti mi pare che oltre al tema principale la caratteristica comune sia che ognuno rappresenti un ulteriore capitolo della medesima storia in cui a emergere è la mancanza di unità familiare, quella che dovrebbe trasmettere ai bambini forza e fiducia nell’affrontare i problemi della crescita. 

Sì, direi che possiamo definirla mancanza di unità familiare, a cui aggiungerei però anche la distrazione e la mancanza di attenzione verso le normali forme di accudimento. Voglio dire che non dipende solo da eventuali dinamiche conflittuali dei genitori, ma anche dal fatto che questi ultimi spesso non hanno il tempo per far crescere il sentimento e l’attenzione verso i figli. In questo caso l’ascolto è anche un’occasione per andare oltre. Quando i bambini e gli adolescenti si sentono soli, l’intervento di una figura esterna capace di mettersi in ascolto finisce per supplire all’assenza dei genitori stessi.

I genitori assenti

Dal punto di vista formale quanto hai detto è messo in scena in maniera tale che con il passare dei cortometraggi le figure genitoriali sono sempre meno presenti fino a essere relegati al fuori campo, come appunto succede ne L’ascolto

Spesso i genitori alimentano, anche inconsapevolmente, il disagio e le insicurezze dei minori, rapportandosi a loro in modo tale da farli allontanareManca la qualità del dialogo, che ritengo sia invece fondamentale. Credo che nella società attuale, sia per i genitori che per i figli, vi sia un sovraccarico di impegni, distrazioni, che portano a non creare una condizione di tranquillità tale da favorire l’ascolto reciproco. Viviamo ritmi di vita che tolgono il tempo necessario per dedicarsi alla cura affettiva. Non sono importanti solo le comunicazioni organizzative o le regole. È prezioso condividere un tempo “morbido” perché i bambini per stare bene nel mondo del futuro devono sentirsi amati. Questo dovrebbe essere naturale, ma è un aspetto che a volte sfugge per superficialità, o a causa della troppa responsabilità che i genitori sentono sul loro ruolo, magari proprio perché a loro volta hanno avuto genitori anaffettivi.

L’ascolto è una delle cure migliori. Spesso le cronache e anche il cinema – penso a Il ragazzo con i pantaloni rosa – hanno dimostrato che nei casi peggiori è la mancanza di conoscenza dei genitori, il loro essere all’oscuro del vissuto dei propri figli a non impedire il verificarsi della tragedia.  

Di fronte a certe situazioni è un po’ come il trovarsi di notte nella nebbia.  Genitori e figli non si vedono. Non solo, non c’è dialogo, e purtroppo a volte nell’adolescenza, quando un ragazzo cerca di “crescere” per trovare la sua identità, i genitori entrano in “distrazione” o peggio in competizione. Credo che tutti in generale facciamo fatica ad accettare l’altro per ciò che è se non è un po’ come noi, o come vorremmo fosse. Proprio per quello è prezioso costruire negli anni prima un senso di fiducia reciproca.

Alcune sequenze de L’ascolto di Giorgio Diritti

Ne L’ascolto tutto questo è reso dalla dialettica tra la prima e l’ultima sequenza. Nella prima l’unico campo lungo presente nel corto fa la differenza perché il rapporto di minoranza della bambina rispetto allo spazio che divide la porta d’entrata dalla stanza in cui si svolge la seduta terapeutica esprime al meglio la condizione di solitudine vissuta dai piccoli pazienti.  

Sì, quella inquadratura è stata realizzata per suscitare quella sensazione. Ho pensato ad una immagine che potesse rendere bene il senso di solitudine in relazione al mondo, quello oltre le finestre, e potesse esprimere la necessità di trovare una soluzione, andando incontro a qualcosa, ancora sconosciuto, come l’incontro con qualcuno in grado di ascoltare. Questo si riaggancia a quanto dicevamo a proposito di una società che tende a confondere le cose, impostando la relazione con i bambini in maniera performante, trasformando tutto in orari e tempi da rispettare. Talvolta invece basterebbe solo soffermarsi sul tono della voce per capire – come accade nell’ultima scena – che c’è qualcuno così pieno delle proprie ansie da non riuscire a trasmettere un sentimento d’affetto alla figlia.

L’ascolto presuppone che ci sia la volontà di comunicare qualcosa all’altro. In questo senso l’uso di campi e controcampi esprime al meglio la difficoltà e il disagio dei bambini ad aprirsi e a parlare di sé a una persona che in qualche modo è comunque estranea al suo habitat familiare. 

Penso che sia così. Peraltro, quando nel corto ci sono ragazzini un po’ più grandi, si capisce che nel tempo il rapporto è diventato positivo e che trovare qualcuno disposto ad ascoltare è una cosa positiva. Anche se non manca chi è del tutto refrattario a questo tipo di rapporto, come vediamo nel caso del ragazzo che durante la seduta non smette mai di giocare con il cellulare.

Gli attori

In una storia scandita dai primi piani degli attori l’espressività dei volti risulta determinante. Quello della psicologa inizialmente mette un po’ di soggezione anche allo spettatore rispecchiando in chi guarda la difficoltà di aprirsi dei bambini, poi, con l’evolversi del racconto e con la confidenza dei giovani pazienti la donna è destinata a diventare una sorta di Mary Poppins. 

È stata una scelta precisa, quella di costruire gli episodi per far cogliere i differenti stati d’animo relativi all’approccio con la terapeuta, creando un’evoluzione che apre a un senso di fiducia. Questo si trasferisce anche allo spettatore, quasi avesse anche lui un rapporto con la psicologa.

Alle prese con un tema così delicato i bambini sono davvero bravi dando sempre l’impressione di vivere le cose di cui stanno parlando. Come li hai trovati e com’è stato lavorare con loro?

Abbiamo fatto molti casting, soprattutto in Emilia-Romagna, e alcuni sono venuti anche dalla Toscana. Incontrandoli ho cercato di capire chi fossero, la loro storia, le loro passioni o paure e li ho fatti giocare a “fare il cinema”.

Detto che gli altri cortometraggi hanno avuto vetrine importanti mi pare che l’approdo di L’ascolto ad Alice nella Città, dove verrà presentato in anteprima nella sezione Onde Corte – Proiezioni Speciali, sia quello più consono essendo da sempre un festival che racconta con passione e competenza le varie facce dell’universo giovanile. 

Sì, Alice nella Città è preziosa per questa attenzione al mondo giovanile e sono particolarmente contento di essere qui portando i miei bimbi e ragazzi.

L'ascolto

  • Anno: 2025
  • Durata: 20'
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Giorgio Diritti