Niente più attese per il programma della Festa del Cinema di Roma: la conferenza stampa di oggi ha svelato titoli e artisti che contraddistingueranno questa ventesima edizione.
I fils rouges che condurranno l’ormai ventenne festival, saranno diversi: inevitabilmente la guerra e i conflitti attuali, ma anche la musica, la letteratura, Roma e Napoli. Ma ciò che più distingue l’edizione di quest’anno, è l’attenzione al cinema indipendente ed esordiente, fulcro del concorso e che merita l’attenzione del pubblico. È chiara la volontà di valorizzare una voce giovane e focalizzata sui problemi del mondo contemporaneo.
Due nomi spiccano tra i premi alla carriera: Jafar Panahi, che verrà premiato da Tornatore, e L.D. Puttnam. Ma non sono gli unici nomi storici e importanti che si notano: le retrospettive saranno infatti dedicate anche ad altri grandi autori, come il già annunciato Franco Pinna, poi anche Pier Paolo Pasolini, Claudio Caligari e Carlo Rambaldi in occasione del suo centenario.
La Festa del Cinema di Roma ci tiene a confermare il crescente interesse verso il documentario: è stato infatti annunciato il premio trasversale al Miglior Documentario, con Alexander Nanau presidente di giuria (nonché regista del primo film rumeno candidato agli Oscar), Santiago Maza e Nadia Trevisan.
Dato il crescente interesse nazionale (e non solo) verso la Festa del Cinema di Roma, si è deciso di coinvolgere come al solito tantissimi spazi della Capitale, ognuno dei quali proporrà i variegati eventi di questa edizione.
Per ora pochi (ma buoni) gli artisti internazionali che sfileranno sul tappeto rosso: Jennifer Lawrence e l’intero cast del nuovo Dracula di Luc Besson.
I film in concorso alla Festa del cinema di Roma
40 secondi, Vincenzo Alfieri.
Un film che ricostruisce le 24 ore che antecedono l’omicidio di Willy Duarte Monteiro, avvenuto il 6 settembre 2020. Un racconto che va ben oltre le aspettative, con un cast che alterna attori professionisti a giovani selezionati attraverso lo “street casting“.
L’accident de piano, Quentin Dupieux.
Il regista Dupieux, mediante uno dei personaggi più stravaganti da lui creati (ossia una star del web interpretata da Adele Exharchopoulos), parla di un mondo contemporaneo sempre più impazzito e alla rinfusa.
Chang ye Jiang jin, Wang Ton.
Una delle opere prime del concorso. Questo esordio si ascrive a un nuovo filone del cinema cinese: il neo-noir. I temi, sviscerati mediante una serie di trovate registiche originali e una mescolanza di genere sapientemente gestita, sono la solitudine degli anziani e, in parallelo, lo smarrimento dei giovani.
Esta isla, Lorraine Jones Molina – Cristian Carretero.
La seconda opera prima del concorso. Il giovane Bebo, residente in un piccolo centro costiero, tenta di sopravvivere con la pesca. Ma ben presto, spinto dalla necessità di guadagni immediati, sceglie di sfidare la legalità.
Good boy, Jan Komasa.
Questo film è una fiaba nera, cui protagonista è interpretato da Stephen Graham, fresco di Emmy. Il lungometraggio, che è a tutti gli effetti un thriller psicologico, racconta di un 19enne sequestrato da una famiglia apparentemente per bene.
Kota (Hen), György Pálfi.
Mediante un point of view estremamente originale (e non ci stupisce questa audacia, dato che il regista è ricordato per il suo coraggioso Taxidermia), ossia quello di un volatile, si narra di una gallina che vuole disperatamente vivere e aiutare la sua famiglia.
Left-handed girl, Shih-Ching Tsou.
La terza opera prima del concorso. Il film, che vede anche la partecipazione di Sean Baker alla sceneggiatura, al montaggio e alla produzione, è candidato agli Oscar per Taiwan ed è un esordio divertente e luminoso sulle difficoltà della figura materna.
Mad bills to pay (o Destiny, dile que no soy malo), Joel Alfonso Vargas.
Storia di un giovane domenicano che vende cocktail in spiaggia e vorrebbe farlo diventare un business, finché la sua fidanzata non gli rivela un’inaspettata gravidanza.
Miss Carbón, Agustina Macri.

Il film si ispira a una credenza della Patagonia: si pensava, infatti, che le donne non potessero entrare in miniera perché portavano sfortuna. Ma la coraggiosa Carlita (interpretata da Lux Pascal, sorella di Pedro Pascal) e il suo desiderio di diventare una minatrice, hanno tentato di cambiare le cose, e soprattutto la legge.
Nino, Pauline Loquès.
Si parla di malattia, ma si sceglie di farlo mediante sfumature diverse dalla tragedia. E così, Nino si configura come un racconto sulla ricerca di se stessi (e sembra richiamare, tra l’altro, il capolavoro Cleo dalle 5 alle 7 di Agnes Varda).
Gli occhi degli altri, Andrea de Sica.
Il film di Andrea de Sica si ispira al delitto Casati Stampa, ma non realizza semplicemente una sua trasposizione, bensì lo reinterpreta e rielabora in modo cinematograficamente molto forte e innovativo.
Our hero, Balthazar, Oscar Boyson.

Anche questa è un’opera prima e vuole denunciare la gun culture statunitense. Vengono contrapposti i loft di Manhattan ai trailer park, dove vive un’America alla deriva, e il loro scontro viene reso mediante uno sguardo lucido e connotato di un certo e tagliente umorismo nero.
Re-creation, Jim Sheridan – David Merriman.
Si ispira a un caso di omicidio realmente avvenuto, ossia quello della regista francese Sophie Toscan du Plantier, e si immagina il processo contro il presunto colpevole. Un processo, però, mai realmente avvenuto e che vede due giurati come avversari (rispettivamente interpretati da Vicky Krieps e John Connors).
Roberto Rossellini, più di una vita, Ilaria de Laurentiis – Andrea Paolo Massara – Raffaele Brunetti.

Documentario costruito interamente su materiali d’archivio, tra l’altro in gran parte inediti. Il protagonista assoluto è chiaramente Roberto Rossellini, cui figura viene narrata mediante le immagini ma anche grazie a interessanti racconti sia orali che scritti.
Sciatunostro, Leandro Picarella.
Viene raccontata l’amicizia estiva tra due ragazzini, poi costretti a separarsi alla fine dell’estate per il trasferimento di uno dei due. Il giovane “abbandonato” troverà conforto grazie a Pino, un anziano video amatore.
Six jours ce printemps-là, Joachim Lafosse.
Joachim Lafosse, vincitore del premio per la Miglior Regia della Festa del Cinema di Roma del 2023, ci propone un film dove si parla di stereotipi etnici e culturali.
The things you kill, Alireza Khatami.

Candidato ai premi Oscar per il Canada, The things you kill è un incisivo dramma psicologico sulle identità multiple di tutti noi, un racconto di metamorfosi, tra sogno e realtà, sguardo soggettivo e giudizio sociale.
Winter of the crow, Kasia Adamik.
Questo film è la storia di una psicologa londinese che si reca a Varsavia poco prima dell’imposizione della legge marziale, il 13 dicembre del 1981. In questo racconto kafkiano, oltre alla suspense magistrale, c’è anche la ricostruzione precisa di un’epoca le cui ferite non si sono mai rimarginate, e una riflessione universale sulla necessità di schierarsi.