La notizia della scomparsa di Robert Redford segna la fine di un’era nel cinema americano. Attore, regista, attivista e sognatore, Redford non è mai stato solo una star: è stato il volto dorato di un’America inquieta e piena di interrogativi.
Per oltre sei decenni, ha incarnato fascino, ribellione, tenerezza e resilienza, lasciando dietro di sé interpretazioni ancora vive di arguzia e umanità. Per onorare la sua straordinaria carriera, rivisitiamo dieci delle sue opere più essenziali, ognuna delle quali è parte della vasta eredità che ci lascia.
Butch Cassidy and the Sundance Kid (1969)

Fu qui, al fianco di Paul Newman, che Redford divenne una leggenda. Nei panni dell’arguto Sundance Kid, trasformò un western sui fuorilegge in una favola senza tempo di lealtà, cameratismo e audacia. Il mix di fascino, umorismo e tragica inevitabilità del film rimane uno dei tesori più amati di Hollywood.
La Stangata (1973)

Ritornando a Newman, Redford offrì un’interpretazione astuta, giocosa e magnetica. Questa impresa da truffatore divenne l’epitome dell’eleganza sullo schermo: un elaborato gioco di inganni in cui il carisma di Redford praticamente tramontava.
Jeremiah Johnson (1972)

In questo aspro racconto di frontiera, Robert Redford ripulì il glamour per mostrare la solitudine e la resistenza di un uomo che sopravvive nella natura selvaggia. È un’interpretazione pacata ma profonda, piena di silenzio e neve, che rivela la sua capacità di incarnare sia la grinta fisica che la profondità emotiva.
Il Candidato (1972)

Molto prima che il cinismo in politica diventasse un luogo comune, l’interpretazione di Redford di un idealista corrotto dall’ambizione colpì un nervo scoperto. Nei panni di Bill McKay, ha offerto un’esplorazione profetica dell’anima politica frammentata dell’America, un’esplorazione che oggi appare urgente come allora.
Il grande Gatsby (1974)

Interpretando il tragico sognatore di Fitzgerald, Redford ci ha regalato un Gatsby al tempo stesso abbagliante e straziante. Con il suo sguardo dorato e la sua struggente vulnerabilità, incarnava la fragilità di chi insegue un sogno che non potrà mai essere realizzato.
Tutti gli uomini del presidente (1976)

Nei panni di Bob Woodward, Redford è diventato il volto del coraggio giornalistico, contribuendo a drammatizzare lo scandalo Watergate che ha rovesciato una presidenza. Il film lo ha consacrato non solo come star del cinema, ma anche come voce responsabile in un’America travagliata.
Il cavaliere elettrico (1979)

Qui, Redford interpretava un cowboy che si ribellava ai meccanismi del consumismo, un’eco precoce della coscienza ambientalista che ha caratterizzato il suo attivismo fuori dallo schermo. È un’interpretazione che coniuga il suo potere di star con la sua profonda preoccupazione per il mondo naturale.
Gente comune (1980)

Passando dietro la macchina da presa, Redford vinse un Oscar per il suo debutto alla regia. Lo sguardo sobrio e devastante del film su una famiglia distrutta da una tragedia rivelò il suo dono per la silenziosa onestà e la fragilità umana, espandendo la sua arte oltre la recitazione.
L’uomo che sussurrava ai cavalli (1998)

Sia regista che protagonista, Redford ha creato una storia sulla guarigione, sulla natura e sulle ferite invisibili che le persone portano con sé. Gli ampi paesaggi del Montana e le interpretazioni sobrie hanno creato un film che sembrava il suo manifesto personale: il cinema come empatia, radicato nella terra e nell’anima.
Le nostre anime di notte (2017)

Nei suoi ultimi anni, Redford è tornato sul grande schermo al fianco di Jane Fonda in una tenera storia d’amore sulle seconde possibilità. Delicato e pacato, il film è una commovente testimonianza della capacità di Redford di catturare l’intimità, la vulnerabilità e la bellezza dei legami umani.
Un’eredità scritta nella luce
Robert Redford ci lascia molto più che film. Ci lascia il Sundance, il cinema indipendente come forza viva, una visione di Hollywood in cui arte e integrità potevano ancora camminare mano nella mano. Il suo lavoro, che si svolgesse in una baita innevata, in una redazione o sotto il sole del deserto, portava sempre con sé una scintilla di resistenza e speranza.
Ricordando i suoi ruoli migliori, ricordiamo l’uomo che li ha resi possibili: una star la cui brillantezza non risiedeva solo nel suo aspetto, ma nel suo coraggio di raccontare storie che contavano.