Presentato al Sentiero Film Factory di Firenze, No Skate! di Guil Sela si inserisce con naturalezza nel respiro indipendente del festival, che da anni porta avanti l’idea di un cinema giovane, libero e sperimentale. Il cortometraggio, già accolto con attenzione alla Settimana della Critica di Cannes, approda dunque in Italia con l’aura di un piccolo oggetto misterioso, pronto a stimolare ampie riflessioni.
No Skate! riflette sul senso dei gesti
Uno sguardo, quello del regista francese, dapprima distante, che piano piano si avvicina ai due protagonisti della storia. Isaac, uomo sandwich che vive ai margini del frastuono parigino, e Cléo, anche lei costretta a portare addosso cartelli pubblicitari. Due figure apparentemente anonime, quasi invisibili nella folla. Poi un gesto improvviso: Cléo getta uno skateboard nell’acqua, reduce di una lite con il suo ex ragazzo. È un’immagine semplice, ma che apre un varco, e dà il via alla storia. Isaac si avvicina, dispiaciuto, cercando di farla ridere. La risata, quella che porterà i due ragazzi, così diversi eppure in qualche modo affini, ad avvicinarsi sempre di più. Lei silenziosa e chiusa, lui riempie il silenzio con infinite parole, entrambi però accomunati dal profondo senso di lotta. Una storia che si sviluppa in maniera quasi fiabesca, ma che da modo di interrogarsi sul realismo quotidiano, sui piccoli gesti e sulle potenziali allegorie politiche. Lo skateboard nell’acqua diventa simbolo di rinuncia, di rifiuto, forse di protesta. Una protesta che i due porteranno avanti, senza una reale motivazione, più per un senso di ribellione personale e di comunità che per un “reale” motivo.
Domande senza risposta: è così importante trovarla?
Guil Sela costruisce il suo film con una regia sobria, essenziale, che lascia spazio all’umanità dei personaggi. La fotografia di Pauline Doméjean cattura la città durante le Olimpiadi del 2024, mostrandola non come trionfo sportivo e spettacolare, ma come sfondo saturo, congestionato, dove la grandezza dell’evento globale cozza con la marginalità dei suoi personaggi. Ritorna quindi l’importanza del gesto di Cloe di gettare lo skate nell’acqua. Qual è il valore del simbolico, del gesto piccolo contro la grandiosità degli eventi globali?
No Skate! non dà risposte, crea domande che però appaiono leggere e smorzate dalla semplicità dei due ragazzi, un finale aperto e libero, i due si allontanano senza raccontarci più nulla, quasi come se ad essere importante è la domanda, e non la risposta. Uno spaccato di vita nel marasma del mondo. Il corto di Guil Sela è un piccolo frammento che parla però di cose grandi: visibilità e invisibilità, marginalità e spettacolo, gesto e senso.