‘Dal mio punto di vista’ in anteprima a Visioni dal Mondo
Dopo un passato in bianco e nero Ivan si chiede se sia pronto a una vita "a colori": un documentario che ci porta in giro per Napoli e ci fa riflettere sui modi di percepire la realtà
Dal mio punto di vista è in concorso per la Sezione Italiana Lungometraggi dell’11ª edizione del festival Visioni dal Mondo.
Roberto Marra porta Ivan Dalia, e la sua brillante personalità, davanti alla macchina da presa per raccontare a colori e in bianco e nero una storia che da Berlino torna a Napoli per poi finire a New York. Se non lo conoscete ancora potete pregustare la sua sagacità e bravura guardando i provini di Italian’s Got Talent del 2016. Oltre che a evidenziare un talento nostrano apprezzato in tutto il globo, Dal mio punto di vista è una riflessione sulla capacità conoscere e sentire il mondo che ci circonda.
Il documentario, prodotto da Rhapsodia Film, verrà proiettato in anteprima al Teatro Litta di Milano sabato 13 settembre.
Dal mio punto di vista
Pianista a Berlino, Ivan Dalia torna nella città dove ha studiato pianoforte e composizione, nell’attesa di conoscere gli esiti di un esame clinico. Ivan è cieco dalla nascita e ha effettuato dei test genici per vedere se il suo corpo possa essere geneticamente pronto ad affrontare un’operazione che metta fine alla sua cecità, donandogli per la prima volta la capacità di vedere a colori con i propri occhi. Questo per lui vorrebbe dire iniziare una nuova vita e imparare a osservare il mondo in un modo diverso da quello che ha imparato fino ad adesso. Nell’attesa di conoscere la risposta, Ivan ci porta in giro per Napoli.
La passeggiata ci trasporta nella sua storia personale attraverso i luoghi e i personaggi che ne hanno fatto parte. Profonde riflessioni e un’ironia tagliente, propria del personaggio, accompagnano il cammino. Da sottofondo alla passeggiata, le melodie composte e interpretate da lui medesimo.
Una vita a colori dopo un passato in bianco e nero
Una passeggiata esistenziale per le vie di Napoli ci fa riflettere sul modo di percepire la realtà. Il progresso scientifico porterebbe nella vita di Ivan Dalia una rivoluzione nel senso più etimologico del termine: un rivolgimento, una trasformazione, un cambiamento radicale. Fa da complice la magia di una città meravigliosa che nasconde quel fascino magnetico, da sempre attrazione di turisti e locali.
In Santa Luciadi Marco Chiappetta seguivamo già uno scrittore non vedente (Renato Carpentieri) tornare a Napoli per la morte della madre e ricordare la sua vita fino a un tragico evento. Dal mio punto di vista si inserisce in quel filone che rappresenta la città come un luogo traboccante di forze ed energie extrasensoriali, percepibili attraverso sensi diversi dalla vista. È sufficiente abbandonarsi a esse per coglierne tutta la potenza.
L’attitudine ironica di Ivan e il suo animo solare non nascondono un certo nervosismo che ricorda la Clèo di Agnes Varda, che quasi settant’anni fa camminava con altrettanta irrequietezza per le vie di Parigi in attesa di una risposta. Anche lei ci mostrava la sua città e i suoi personaggi, come Ivan non manca di interagire e scherzare con il barista che prepara il caffé o con i suoi vecchi insegnanti. Noi spettatori lo seguiamo infatti tra i luoghi che hanno caratterizzato il suo percorso, come i quartieri napoletani, la casa del Maestro, il palazzo Colosimo, centro prezioso per l’apprendimento di non vedenti e ipovedenti (il protagonista non vuole che venga usata questa parola ma ci prendiamo una piccola licenza poetica e la usiamo solo una volta) che gli ha permesso di studiare musica da ragazzo. Questi luoghi personali si alternano ai ricordi del passato.
Una passeggiata sensoriale
In Dal mio punto di vista la narrazione scivola fluentemente tra due piani: visivamente infatti si alternano scene girate a scene costruite con una grafica in bianco e nero. A queste fasi corrispondono reciprocamente i momenti presenti e i ricordi vissuti da Ivan mentre ce li racconta. Forse un tentativo di calarsi nel suo punto di vista ma anche di percepire immagini in una maniera diversa da quella a cui siamo abituati. Inizialmente appaiono giochi di luci e ombre e contorni; forme confuse e disegni in bianco e nero ci lasciano immaginare come Ivan abbia potuto vivere quei momenti, mostrando all’occhio di chi osserva una maniera, forse nuova, di vedere e immaginare.
Seguendo il documentario ci immergiamo in un percorso trans-sensoriale che ci insegna a utilizzare anche altri sensi e a osservare, appunto, da un altro punto di vista, mostrando dall’interno realtà che per alcuni non sono così conosciute.
Dal mio punto di vista ci accompagna pian piano in una storia non soltanto personale, quella di Ivan, ma in una riflessione dell’imparare allo stare al mondo in una maniera differente dalla solita. Siamo cresciuti e abbiamo imparato una determinata percezione delle cose. Noi come Ivan, saremmo capaci di ricominciare da capo e apprendere tutto attraverso altri sensi?
L’integrazione e la ricerca scientifica
Il ricordo e la vicenda personale di Ivan diventano uno spunto per una riflessione più ampia. Il film attualizza il dibattito sull’integrazione delle persone con disabilità, sottolineando la responsabilità delle istituzioni nel facilitare la loro partecipazione attiva nella società. Ivan Dalia è orgoglioso di essere cresciuto facendo tutto ciò che facevano gli altri bambini, grazie a due genitori che hanno saputo abbracciare coraggiosamente la sua disabilità. La sua passione per la musica, sviluppata all’Istituto Colosimo, sottolinea l’importanza di queste realtà, che, tuttavia, restano spesso isolate: così lamenta e denuncia Gennaro, uno degli insegnanti.
Il lungometraggio non manca di mostrare anche i progressi della ricerca scientifica. Ci vengono presentati i risultati del lavoro dell’ospedale dell’Università Vanvitelli di Napoli, specializzato nel trattamento delle malattie oculistiche rare e nel percorso di riabilitazione dei pazienti.
Questo è Dal mio punto di vista che potrete vedere in anteprima al Teatro Litta sabato 13 settembre alle 19:35.
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