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‘Il signore del male’: quando la speranza non basta

Carpenter tra Lovecraft e crisi esistenziali, la nascita di un capolavoro

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John Carpenter, dopo aver diretto capolavori come La Cosa e 1997: Fuga da New York,  nel 1987 si cimenta nella creazione della sua opera più onirica, dalle atmosfere tetre e surreali. Il signore del male infatti spoglia l’uomo dalle sue radici terrene, confrontandolo con la sconcertante concretezza della superstizione popolare. Opera dall’irresistibile gusto truce, provocatoria e suggestiva, si muove nelle zone d’ombra situate tra razionale e folle. La fede si batte con ogni sua forza contro il maligno, creando un intreccio tra percorsi reali e ingannevoli. Miscelando i principi dell’uno con quelli dell’altro, ogni cosa diviene tanto lontana quanto prossima alla realtà. Il signore del male traduce cinematograficamente l’eterna lotta tra superstizione e realtà, scienza e fede, vizio e virtù.

Il ritrovamento del male

In una vecchia chiesa di Los Angeles, degli uomini rinvengono una teca contenente un’informe materia verdastra. Il fluido appare insolito allo sguardo: pensante, munito di volontà propria, imprigionato per qualche ragione all’interno del sinistro contenitore. Padre Loomis, prete custode della chiesa (Donald Pleasence), e un gruppo di ricercatori scientifici capitanato dal professor Howard Birack (Victor Wong) compiono studi per tentare di scoprire la natura del fluido. Eventi paranormali, via via più frequenti, si verificano presso la chiesa. Sembra che una volontà ultraterrena voglia rallentare il più possibile il gruppo di ricercatori, determinato a portare a termine il suo obbiettivo. In seguito a diversi esami, una scoperta sconcertante scuote l’animo dei ricercatori: la materia non appartiene a questo mondo, non rivendica alcuna provenienza umana, il fluido sfida la logica in ogni sua possibile declinazione. Il liquido è saldamente legato a un demonio senza nome, una forza maligna che ha il potere di corrompere ed estinguere l’intera umanità.

L’informe materia non è altro che un mezzo, utilizzato dal maligno senza volto per abbandonare la sua dimensione onirica e approdare nel mondo degli uomini. Il gruppo di ricercatori tenta di combattere il terrore che pervade la chiesa, continuando a studiare il liquido, consapevoli di essere l’ultima speranza per il pianeta. La materia riesce a leggere le sfumature dell’animo umano, e con esso le sue debolezze più recondite, corrompendo sempre più i ricercatori. L’ultima chiamata di salvezza per la Terra è nelle mani di un ristretto gruppo di individui. Il signore del male è scalpitante dietro le porte del nostro mondo, ogni cosa può sparire nel nulla.

La caduta della fede

Carpenter continua la sua critica alla Chiesa, riprendendo concettualmente l’attacco sferrato in The Fog.L’autore ribalta radicalmente la visione occidentale di Chiesa, distorcendo il significato di bontà che il luogo gelosamente incarna. Ponendo la forma più primordiale e concreta del male tra le mura del santo luogo, Carpenter sottolinea come l’autorità religiosa sia di facciata salvifica e misericordiosa, celando in profondità malvagità e odio. Nel corso dell’opera la figura di Padre Loomis è vitale per comprendere pienamente le sfumature della poetica autoriale. In molte sequenze il prete si domanda per quale ragione il demonio avesse scelto proprio una chiesa come luogo per risorgere dagli Inferi.

Questa continua ricerca di una risposta interiore manda in crisi il prete, costretto a dover riflettere sull’effettiva giustizia dei valori ecclesiastici. Abbattendo completamente il volto salvifico della Chiesa, lo stesso diviene metafora di perdita di sacralità e principi, corrompendo e sgretolando le certezze di Loomis. L’autore si serve del prete per narrare l’inferno dell’individuo che perde ogni riferimento, tutto ciò per cui ha sempre lottato, ritrovandosi di colpo senza uno scopo per cui vivere. La crisi esistenziale non riguarda solamente Loomis, diviene sineddoche dell’intero sistema ecclesiastico, privo di ogni suo fondante aspetto di compassione e fratellanza. La speranza di un radioso futuro è flebile, puerile, capriccio di una contemporaneità inadatta a comprendere i moti che la descrivono.

Carpenter e Lovecraft

Il concetto di fede, inteso come linea guida, è messo in crisi. In cosa credere nei momenti dove il buio ci circonda? A cosa aggrapparsi pur di non perdersi per sempre? Qual è il senso stesso della fede? Carpenter lavora con la contrapposizione tra sacro e profano: utilizzando un luogo per convenzione casto e privo di pulsioni malvagie, tende a sottolineare come il male possa subdolamente insidiarsi negli ambienti più impensabili. La riflessione di Loomis aggiunge una dimensione filosofica e metafisica all’opera. Il male non è solamente un concetto incarnato da combattere fisicamente, riesce a insidiarsi in ciascuno di noi rendendoci via via meno preparati a combatterlo. Nutrendosi di insicurezze e vulnerabilità spirituali, si colloca nelle zone ombrose della nostra essenza, mutandoci irrefrenabilmente.

Similmente a H.P Lovecraft, l’autore tenta di dar forma all’orrore paranormale. L’opera utilizza spesso l’immaginario lovecraftiano per destrutturare la potenza della scienza e del razionale, in lampante difficoltà dinanzi all’infinità del sovrumano. La narrativa lovecraftiana si presenta più volte nell’opera, nello specifico nelle relazioni interpersonali del gruppo di ricercatori. Uomini e donne forgiate dalla razionalità, muniti di ferrea logica per scovare una spiegazione sensata a cui appellarsi. Nei momenti in cui la coscienza collettiva vacilla ai colpi del paranormale tutto cambia, l’algebra della costruzione della realtà crolla, spogliando di ogni certezza il gruppo di uomini. Abbandonati dai loro stessi dogmi, la follia pian piano filtra tra le mura della ragione. Il signore del male si mostra per ciò che è, malvagità pura, incomprensibile alla mente umana.

Atmosfere, suoni e terrore

Carpenter costruisce un’atmosfera densa e tesa, in grado di esplodere da una sequenza all’altra. Tramite l’utilizzo di luci e ombre trasforma la chiesa in una prigione claustrofobica, ricca di insidie celate dietro ogni angolo. Diverse sequenze sono girate in spazi angusti e oscuri, restituendo ancor di più una sensazione di nauseante occlusione. Le inquadrature differiscono radicalmente dallo stile utilizzato in 1997: Fuga da New York, dimostrando la versatilità registica dell’autore. Spesso strette, opprimenti e chiuse, isolando i personaggi dal mondo esterno, confinati tra le mura della chiesa. La fotografia è fondamentale per restituire alla pellicola un palpabile senso di macabro. Toni spenti, desaturati e decadenti accompagnano la narrazione per la sua interezza, costruendo un contesto di crescente precarietà.

La costruzione della tensione segue alla lettera le regole dell’autore: la suspence viene costruita in modo lento e oculato, favorendo una crescita graduale del terrore. La messa in scena è senz’altro fondamentale per coinvolgere lo spettatore, solita scelta di design autoriale. Il fluido viene rappresentato con freddezza e inquietudine, fornendo a chi osserva le carte per poter comprendere quanto pericolo sia insito in lui. Carpenter firma la colonna sonora della pellicola, fornendo un ulteriore tocco autoriale solito nelle sue opere. Ipnotica, sintetica e incessante, narratrice onnipresente vitale nella creazione del terrore. L’autore traduce musicalmente il canto di un diavolo, inquietante e sinistro. Il signore del male rappresenta un anello cruciale nella catena delle pellicole dell’autore, arricchendone grandemente la poetica. Opera che brilla di tetra luce, indispensabile nel panorama horror contemporaneo, autentico capolavoro di un autore in grado di respirare la stessa aria dei demoni interiori che lo attanagliano.

“Il male non ha bisogno di un corpo. Può usare qualsiasi cosa. È un sogno di dolore.”

 

Il signore del male

  • Anno: 1987
  • Durata: 122'
  • Distribuzione: Alive Films
  • Genere: Horror
  • Nazionalita: USA
  • Regia: John Carpenter
  • Data di uscita: 23-October-1987