Pochi documentari arrivano con il mix di assurdità, pericolo e intrighi politici che anima Men of War di Jen Gatien e Billy Corben. Fresco di un debutto clamoroso al Toronto International Film Festival, il film, finanziato da Neon, ha pubblicato il suo primo trailer – ed è già chiaro perché il progetto stia facendo parlare di sé.
Al centro c’è Jordan Goudreau, un decorato Berretto Verde diventato mercenario, che nel 2020 ha cercato di organizzare un colpo di stato da 200 milioni di dollari contro il governo di Nicolás Maduro in Venezuela. Il mondo se ne è accorto a malapena, distratto dalla pandemia. Ma per chi se ne è accorto, l’intera vicenda si è guadagnata il soprannome beffardo di “Baia dei Porci”.
Il colpo di Stato che non ci fu
L’Operazione Gideon, come era stata chiamata in codice, aveva tutti i crismi di un thriller d’azione: finanziatori oscuri, ex agenti militari statunitensi e voci di una tacita approvazione della Casa Bianca. Eppure, ciò che accadde fu ben lontano dalla gloria cinematografica. La raffazzonata forza mercenaria di Goudreau fu rapidamente intercettata, due dei suoi commilitoni americani furono catturati e imprigionati e l’intera operazione fallì quasi all’istante.
Il documentario pone l’ovvia domanda: Goudreau credeva davvero di poter rovesciare un regime o stava inseguendo un’illusione di grandezza?
Un cast di attori improbabili
Men of War non si limita a seguire Goudreau; immerge gli spettatori nel bizzarro e paranoico ecosistema che lo circondava. Miami emerge come palcoscenico chiave, rappresentata come una Casablanca moderna, brulicante di esuli, dissidenti e opportunisti che progettano rivoluzioni tra cocktail e accordi segreti.
Un dissidente venezuelano, con una curiosa ossessione per i ninja, fornisce alcuni dei momenti più surreali del film. È un promemoria che la verità, in questa storia, è più strana di qualsiasi sceneggiatura.
L’uomo al centro
Goudreau stesso è ritratto come un soldato, un fuorilegge e un enigma in egual misura. In una sequenza, ricorda di essere sfuggito a una squadra SWAT a Boca Raton prima di fuggire verso il confine messicano in motocicletta, dove avrebbe vissuto in esilio volontario per anni.
Ora tornato negli Stati Uniti e in attesa di processo a Tampa, il suo dramma reale continua a confondere il confine tra il mito dell’eroe d’azione e il racconto ammonitore. Questa tensione – tra l’immagine di sé e la dura realtà – è ciò che lo rende un soggetto documentaristico così magnetico, seppur inquietante.
Registi nella mischia
La storia dietro il film è quasi tanto intricata quanto il colpo di stato stesso. Sono emerse voci secondo cui la co-regista Jen Gatien avrebbe messo a disposizione il suo loft da 2 milioni di dollari a Manhattan per garantire il rilascio su cauzione di Goudreau, con la sua partecipazione a un programma per gli Affari dei Veterani come parte dell’accordo.
Questa insolita vicinanza solleva dubbi sull’obiettività, ma garantisce anche a Men of War un accesso senza pari alla sua figura centrale.
Perché Neon ci scommette
Neon si è costruita la reputazione di promotrice di documentari provocatori e ossessionanti, e Men of War si inserisce perfettamente in questa categoria. Il film offre non solo un racconto ammonitore sull’arroganza e l’illusione mercenaria, ma anche un avvincente ritratto della geopolitica come teatro – in parti uguali thriller, commedia nera e tragedia.
Con la stagione dei premi alle porte, Neon lo vede chiaramente come un candidato. Per il pubblico pronto a immergersi in uno dei più strani colpi di stato falliti della storia recente, Men of War sarà disponibile on demand a partire dal 9 settembre.
Fonte: IndieWire