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Cult

‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’. La ribellione contro il potere

Compie cinquant'anni il cult movie di Miloš Forman, vincitore dei cinque principali premi Oscar. Un viaggio nei meandri della follia ma, soprattutto, una denuncia contro ogni forma di sopraffazione

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Compie cinquant’anni Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman, regista cecoslovacco esule negli Stati Uniti a seguito dell’invasione sovietica che represse nel sangue la “Primavera di Praga”.

Si tratta di uno dei tre film capaci di vincere i cosiddetti Big Five, cioè le cinque più prestigiose statuette degli Oscar: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior attrice protagonista e miglior sceneggiatura. In tutta la storia della Academy Award solamente Accadde una notte (Frank Capra, 1934) e Il silenzio degli innocenti (Jonathan Demme, 1991) sono stati in grado di compiere la medesima impresa.

È certamente un film che, negli anni, ha conquistato a pieno diritto un posto fra quelli che vengono considerati a tutti gli effetti dei cult movie. Complici, oltre all’ottima regia di Forman e alla sceneggiatura di Bo Goldman e Lawrence Hauben basata sul romanzo omonimo di Ken Kesey, anche la splendida colonna sonora originale di Jack Nitzsche e le straordinarie interpretazioni di Jack Nicholson e Louise Fletcher oltre a quelle, altrettanto intense, dei vari interpreti non protagonisti quali, fra gli altri, Danny DeVito, Will Sampson, Christopher Lloyd, Brad Dourif, Sydney Lassick.

Un detenuto viene internato in un manicomio per valutare le sue reali condizioni mentali

Il termine “nido del cuculo” (coockoo’s nest) è un’espressione gergale americana con la quale si intende una struttura manicomiale. È proprio in una clinica psichiatrica, infatti, che si svolge l’intera vicenda. A partire dal momento in cui Randle McMurphy (Jack Nicholson), detenuto per avere avuto un rapporto sessuale con una quindicenne, viene ricoverato nel manicomio di Salem nello stato dell’Oregon, allo scopo di stabilire se si tratti di un vero malato di mente o se finga atteggiamenti da squilibrato allo scopo di evitare i lavori forzati ai quali è stato condannato.

McMurphy da subito viene a contatto, scontrandosi, con Miss Ratched (Louise Fletcher), la glaciale e spietata capo infermiera, e con i suoi vari aiutanti che, spesso, usano metodi violenti nei confronti dei degenti. Allo stesso tempo stabilisce una sorta di alleanza con gli altri ospiti della struttura psichiatrica allo scopo di sovvertire l’ordine costituito.

In particolare stringe un legame di amicizia con il giovane e fragile Bill (Brad Dourif), affetto da balbuzie e totalmente soggiogato dalla presenza soffocante di una madre che lo ha traumatizzato al punto da renderlo sessualmente represso, e con il grande capo Bromden (Will Sampson), un imponente pellerossa che si finge sordomuto e incapace di intendere per evitare noie ed essere lasciato in pace e con il quale progetta di fuggire in Canada alla ricerca di una impossibile libertà.

Un film sull’esercizio del potere e la sopraffazione dei più forti sui più deboli

Apparentemente Qualcuno volò sul nido del cuculo è un film sulla pazzia e sulla inadeguatezza delle strutture psichiatriche nel gestire la malattia mentale, che viene trattata mediante metodi repressivi e violenti, quali l’elettroshock e ciò è sicuramente vero. Il tema del disagio mentale è presente ed esplicitato sotto varie forme, associato alla denuncia energica e netta dei metodi violenti e repressivi con i quali i pazienti vengono sottomessi. Violenze fisiche ma soprattutto psicologiche, come le estenuanti sedute di terapia di gruppo e la musica classica, solo apparentemente rilassante, che la Fletcher impone ogni mattina ai pazienti. Metodi subdoli e sottili volti a narcotizzare l’individuo e sedare sul nascere ogni tentavo di protesta o ribellione.

Per questi motivi è piuttosto riduttivo limitarsi a considerare il capolavoro di Miloš Forman esclusivamente un film sulla pazzia. Qui il tema conduttore è solamente il mezzo utilizzato dagli autori per realizzare un’opera la cui chiave di lettura è quella della ricerca della libertà e di come il potere esercita un’azione dominante su chiunque agisca al di fuori di regole prestabilite e imposte.

Esattamente come, anarchicamente, fa McMurphy o come, inconsapevolmente, fanno i degenti del manicomio, persone definite “pazzi” da un ente superiore e dominante ma che, di fatto, come dice a un certo punto Randle, non lo sono tanto di più di molti che girano liberamente al di fuori di quelle mura.

Che i matti del manicomio non siano molto più folli di quelli fuori, viene esternato in una delle scene meglio riuscite – e anche più divertenti – del film: quella della gita in barca. Nella quale, per ingannare il noleggiatore poco convinto del curioso gruppo che si trova di fronte, McMurphy presenta a uno a uno i vari ospiti del manicomio come se fossero dei rispettati e integerrimi professionisti che operano all’interno della struttura, annullando, di fatto, ogni separazione tra sanità e malattia mentale.

Tuttavia il potere verso cui rivolge l’accusa Miloš Forman non è solo quello delle istituzioni. È anche quello che viene esercitato all’interno della famiglia. Ne è un esempio illuminante la figura di Bill che, come detto, è talmente ossessionato dalla figura materna che, dopo aver soddisfatto il suo desiderio sessuale con una prostituta durante il festino notturno organizzato da McMurphy, una volta scoperto, prima implorerà Miss Ratched di non dirlo alla madre per poi, vista la determinazione della donna a rivelare tutto, uccidersi tagliandosi la gola con un pezzo di vetro

Randle McMurphy, una scheggia impazzita in un meccanismo perfetto

In Qualcuno volò sul nido del cuculo il personaggio di Randle McMurphy rappresenta una scheggia impazzita che rischia di minare l’ordine definito e immutabile dei rapporti di forza. Pertanto, l’unico modo per eliminare questo corpo estraneo che potrebbe far inceppare il meccanismo perfettamente costruito è quello di renderlo innocuo, lobotomizzandolo.

Ma il potere poco può contro la forza di volontà dell’uomo e il suo desiderio di libertà. Sarà così il grande capo a raccogliere idealmente il testimone lasciato da McMurphy e, scardinando dal pavimento il pesante distributore d’acqua che, tempo prima, non era riuscito a fare McMurphy sotto gli occhi degli ospiti (“Ma almeno io ci ho provato!” dice Randle), sfonda una finestra del dormitorio. La libertà è là fuori e il grande capo pellerossa la coglierà fuggendo nella notte sulle note della musica di Nitzsche, non prima di aver idealmente portato via con sé l’amico, ormai ridotto a un vegetale, soffocandolo con un cuscino.

Un gesto di ribellione compiuto, non a caso, da un nativo americano, rappresentante di quelle popolazioni sterminate, nel corso dei secoli, dalla ferocia dell’uomo bianco.

Libertà che, grazie al sacrificio di McMurphy, arriverà anche per gli altri detenuti della clinica, ormai consci della loro forza. A sancirlo sarà la risata finale di uno di loro: una risata di gioia mista a rabbia. Una risata che potrebbe essere in grado di seppellire il potere e chi lo esercita.

Gli articoli d Marcello Perucca

Qualcuno volò sul nido del cuculo

  • Anno: 1975
  • Durata: 133'
  • Distribuzione: United Artists
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Miloš Forman
  • Data di uscita: 20-November-1975