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Vent’anni dopo: 10 film imperdibili che ancora ci parlano

Non solo nostalgia: questi film usciti nel 2005 continuano a parlarci con intensità, rivelando nuovi significati a ogni visione. Imperdibili, oggi più che mai.

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I film sono in parte come le persone: alcuni passano, ma i film imperdibili restano. Quest’ultimi sono quelli che rivelano qualcosa di nuovo a ogni visione. Il 2005 è stato un anno fertile per il cinema, capace di regalarci storie potenti. Ora, a distanza di vent’anni, questi dieci film meritano di essere riscoperti, non per nostalgia, ma perché sanno ancora dirci qualcosa — forse più di quanto capivamo allora.

I segreti di Brokeback Mountain’: l’amore che non chiede il permesso

I segreti di Brokeback Mountain è uno di quei film che hanno cambiato il modo di raccontare l’amore sul grande schermo. Heath Ledger e Jake Gyllenhaal interpretano due uomini che si incontrano da giovani innamorandosi l’uno dell’altro. I due non riescono mai davvero a lasciarsi, prigionieri del tempo, della società e di loro stessi.

Ang Lee (Vita di Pi, La Tigre e il Dragone) non giudica, osserva. Le immagini parlano più delle parole, e le montagne del Wyoming diventano metafora di una libertà sempre inseguita ma che i protagonisti non riescono ad afferrare.

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‘A History of Violence’: quando il passato bussa con violenza

Cosa succede quando la violenza non è solo un gesto, ma una condizione dell’anima? A History of Violence, diretto da David Cronenberg e interpretato magistralmente da Viggo Mortensen, esplora questa domanda con una freddezza chirurgica e un’intensità che ancora oggi spiazza. Apparentemente un thriller, il film è in realtà un’indagine profonda sull’identità e sulla possibilità – o meno – di cambiare davvero.

Tom Stall è un tranquillo padre di famiglia in una cittadina del Midwest, ma un atto eroico lo catapulta in una spirale di sospetti e rivelazioni. Quanto lontano si può seppellire una vita precedente?

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‘L’enfant – Una storia d’amore’: il peso di crescere troppo in fretta

Vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2005, è uno dei film imperdibili dei fratelli Dardenne.

La storia è semplice solo in apparenza: Bruno, poco più che ventenne, vive di piccoli furti e espedienti. Quando la sua compagna, Sonia, dà alla luce il loro bambino, lui lo vende, convinto di poter rimediare. Ma da quel gesto – impulsivo, brutale, disperato – inizia un lento risveglio emotivo. Con uno stile essenziale, quasi documentaristico, i Dardenne raccontano la genitorialità come una responsabilità che arriva senza preavviso e spesso prima del tempo.

King Kong‘: bellezza, ferocia e malinconia

Peter Jackson, reduce dal trionfo de Il Signore degli Anelli, realizza nel 2005 la sua versione del mito di King Kong, e lo fa con l’ambizione di un grande romanzo visivo. La storia la conosciamo: un’enorme creatura strappata alla sua isola per diventare spettacolo. Ma in questa versione, Kong non è solo un mostro. È vulnerabile, solitario, quasi umano.

Naomi Watts incarna una bellezza fragile, e Andy Serkis dà vita a Kong con un’intensità che commuove ancora oggi. Sotto la superficie dell’avventura si cela una riflessione sulla violenza della civilizzazione e sulla tenerezza del diverso. Un film imperdibile per chi crede che anche i mostri possano amare.

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‘L’ignoto spazio profondo’: fantascienza mistica con lo sguardo di Herzog

C’è un tipo di fantascienza che non parla di astronavi, ma di solitudini cosmiche. L’ignoto spazio profondo (The Wild Blue Yonder), diretto da Werner Herzog, sfida le definizioni: è documentario, è cinema sperimentale.

Il film è narrato da un extraterrestre (un malinconico Brad Dourif) giunto sulla Terra dopo che il suo pianeta è stato distrutto. Ma anziché invasione o conquista, ci racconta dell’inadeguatezza, dello spaesamento, della solitudine. Mentre le immagini — reali — di missioni NASA e riprese subacquee si mescolano con la finzione, Herzog costruisce un’opera visionaria che riflette sull’umanità, sul fallimento del progresso, sul mistero dell’universo.

‘La tigre e la neve’: poesia sotto le bombe

Con La tigre e la neve, uscito nel 2005, Roberto Benigni firma forse il suo film più personale e delicato dopo La vita è bella. Ancora una volta, sceglie di raccontare l’amore e l’orrore, ma stavolta lo fa nel cuore di una guerra contemporanea, quella in Iraq. Il risultato è una favola sospesa tra comicità e tragedia, dove la parola resiste come ultimo baluardo contro la distruzione.

Attilio (Benigni) è un poeta, professore sognatore e padre distratto, che attraversa il caos del conflitto pur di salvare la donna che ama. Il tono è surreale, tenero, a volte disarmante, ma sotto l’apparente leggerezza si nasconde una domanda profonda: può la bellezza — della poesia, dell’amore, del pensiero — resistere quando tutto intorno implode?

La guerra dei mondi‘: paura e protezione

Con La guerra dei mondi, Steven Spielberg rilegge il classico di H.G. Wells filtrandolo attraverso lo sguardo di un padre, interpretato da Tom Cruise, che lotta per salvare i propri figli (Dakota Fanning, Justin Chatwin) in un mondo che crolla. Ma l’apocalisse aliena è solo lo sfondo: il vero cuore del film è la paura umana, quella che ti fa stringere la mano di tuo figlio anche quando non sai dove correre.

Tra tensione, caos e silenzi improvvisi, il film resta ancora oggi uno dei più potenti racconti di sopravvivenza moderna. Un film imperdibile perché sotto l’azione c’è un’umanità che pulsa forte.

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‘Romanzo Criminale’: il crimine come specchio dell’Italia

Con Romanzo Criminale, Michele Placido nel 2005 porta sullo schermo la parabola della Banda della Magliana, raccontata tra mitologia urbana e tragedia collettiva. È molto più di un gangster movie all’italiana: è un ritratto crudo e affascinante di un Paese in bilico tra piombo e corruzione.

L’ambientazione è quella della Roma degli anni ’70 e ’80. La regia è sempre precisa nel raccontare i legami tra la banda e le ombre più oscure dello Stato. Romanzo Criminale è uno di racconta il male senza glorificarlo, ma cercando di capirne le radici.

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Bab’Aziz – Il principe che contemplava la sua anima

Bab’Aziz – Il principe che contemplava la sua anima, diretto dal tunisino Nacer Khemir, è il terzo capitolo della Trilogia del deserto. È uno di quei film imperdibili che non seguono una trama lineare, ma un ritmo antico, quasi sacro, fatto di parole sussurrate, silenzi pieni e sabbia che scorre come il tempo.

La storia è quella di un vecchio derviscio cieco, Bab’Aziz, e della sua nipotina Ishtar, in cammino nel deserto alla ricerca di un misterioso raduno di sufi. Ma il viaggio è solo il pretesto: quello che si apre è un intreccio di racconti dentro racconti, visioni, leggende, parabole spirituali che parlano di amore, fede, bellezza e dell’invisibile che abita ogni essere umano.

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‘Truman Capote – A sangue freddo’: il prezzo di una grande storia

Capote è il ritratto di uno scrittore all’apice della fama che, inseguendo la “storia perfetta”, finisce per rimanere solo. Un film silenzioso e tagliente, che osserva da vicino la trasformazione di Truman Capote mentre lavora al suo celebre reportage-romanzato A sangue freddo. La sua relazione con uno degli assassini del delitto da cui prende spunto il libro diventa un nodo emotivo, morale e narrativo.

Philip Seymour Hoffman è Capote, a questa interpretazione gli valse il Premio Oscar come migliore attore protagonista. Con la sua voce, la sua postura, il suo sguardo ambiguo e brillante, ci restituisce un uomo tanto affascinante quanto disturbato. È un film su cosa s sul confine labile tra comprensione e complicità, sull’ossessione che si cela dietro ogni atto creativo.

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