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‘Stranger Things’ quando l’omaggio diventa autorialità

La fortunata serie Netflix ha recuperato la nostalgia anni ‘80 non nascondendo nessuno dei tanti riferimenti cinefili avvenuti nel corso delle stagioni. Ecco i maggiori titoli citati dalla serie.

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Stranger Things

Stranger Things è stata per lunghi periodi il titolo di punta del catalogo di Netflix. Questo ovviamente prima che il tempo passasse e che le varie novità seriali della piattaforma prendessero il sopravvento. La cult series creata dai fratelli Duffers ci dirà addio tra novembre e gennaio in tre parti che concluderanno questa mini saga seriale arrivata al suo massimo punto di chiusura. Non è certo un mistero il sistema Stranger Things: cibarsi di vecchi e fortunati titoli del passato per creare un prodotto nuovo per le giovani generazioni, e amarcord per lo spettatore adolescente anni ’80.

In buona compagnia con registi del calibro di Quentin Tarantino, Matt e Ross Duffers hanno nutrito la propria creatura con diversi medium nostalgici che affondano il campo del cinema e della letteratura. Riferimenti evidenti, tra i tanti, ci riportano al mondo di Stephen King, alla fantascienza per ragazzi di Steven Spielberg, all’horror di John Carpenter e Wes Craven, fino a Lovecraft.

 Stranger Things ha sempre posto una questione in merito alla sua ideazione. Si tratta di omaggio o di furbizia? Copiatura o ispirazione per una nuova autorialità? Forse sia l’una che l’altra. Ma ciò in cui sono riusciti i Duffers è senza dubbio nel farci riscoprire titoli e autori sopiti, nascosti, e che invece il potere mediatico di Netflix ha rimesso prepotentemente sulla cresta dell’onda.

 I Goonies – Stranger Things

Tanti sono i punti in comune con il celebre film I Goonies di Richard Donner tratto da un soggetto di Steven Spielberg. Gli anni ’80 sono il decennio che accomuna la serie al film, oltre a riflettere una stessa ambientazione della città come periferia, fatta di villette a schiera e un uso spasmodico di biciclette. Sia I Goonies che Stranger Things usano, involontariamente, il loro amico scomparso, per giugnere ad un plot più stratificato che per la serie Netflix è rappresentato dal sotto-sopra. Caratteristiche comuni le si possono trovare anche nella conformazione dei personaggi; se Chunk e Dustin sembrano il prodotto di un esperimento di clonazione incredibilmente riuscito, entrambi sono accomunati da una similare goffaggine.

La serie che omaggia i grandi classici

Cult è diventata la scena d I Goonies con la celebre truffle shuffle ( scuotersi la pancia in modo buffo), mentre il protagonista di Stranger Things ha una malattia che fa cadere i denti e che lo fa sembrare grottesco nel modo di parlare. I Duffers non si fermano qui con la caratterizzazione presa da I Gonnies che si può riscontrare anche in altri personaggi; Nancy in Andy, Mike e Will uniscono la componente da leader e di oggetto misterioso che fu nel film di Donner di Mikey, e perfino un personaggio laterale in Stranger Things come Barb è praticamente identica all’amica imbranata Stef. I due titoli sono uniti soprattutto dal genere; un film e una serie per ragazzi dove gli adulti scompaiono e in cui la pubertà prende le redini del “gioco narrativo”.

E.T. Stranger Things

Ma è col capolavoro di Steven Spielberg , E.T., che i fratelli Duffers fanno il lavoro citazionistico più rilevante, tanto da poter essere considerato la vera base e spunto per il Stranger Things delle prime stagioni. Ovviamente Undici, interpretata da Millie Bobby Brown, è lo straniero, l’alieno che si incunea nella vita dei ragazzi, ricercato dall’F.B.I per essere studiato e vivisezionato. In ciò la citazione si fa più evidente quando Mike nell’episodio 7 della prima stagione nasconde Undici nella propria cantina coprendola sotto le coperte, proprio come farà nel film di Spielberg Elliott con E.T.

Stranger Things

Più si va avanti con la serie e più si scoprono altri riferimenti palesi; il laboratorio governativo segreto che vuole catturare l’alieno viene riproposto nel Dipartimento dell’Energia che cerca Undici. Ed è evidente il legame tra serie e film nel rapporto che Undici ed E.T. sviluppano con i ragazzi, una creatura diversa da loro con cui affrontare qualcosa di più oscuro e pericoloso senza l’aiuto degli adulti. Infine anche il lavoro fotografico è abbastanza curato come riferimento tra i due titoli; in Stranger Things le lucine colorate si accendono in casa di Joyce, avvertendo dell’imminente pericolo, proprio come accade nella casa di Elliott quando arriva E.T.

Stephen King, Craven e Carpenter

Un pregio, seppur citazionistico, indubbio dei Duffers è l’aver cercato di unire il cinema per ragazzi, innocente e predisposto all’avventura, con un genere opposto, sovrannaturale e con evidenti sfumature horror. E ovviamente uno dei riferimenti maggiori è rappresentato dal maestro dell’orrore letterario: Stephen King. Dustin, Mike, Will, e Lucas, aiutati da Undici, devono sconfiggere ad ogni stagione un mostro sovrannaturale, proprio come avviene nel suo celebre romanzo It. E il Demogorgone e il Mind Flayer ricordano Pennywise, un’entità che assume forme diverse e che si nasconde in un altro mondo, il sotto-sopra proprio come il  “pozzo nero” in cui si nasconde il pagliaccio più spaventoso di sempre.

Tra cinema per ragazzi ed estetica horror

Tra i vari romanzi citati del maestro dell’horror rientra anche Carrie: dalla scena del ballo scolastico della seconda stagione ai poteri psichici di Undici molto simili a quelli di Carrie White. Il discorso con Craven e Carpenter è invece più estetico. Il primo collegamento riguarda i villain riproposti e citati indirettamente dal mondo di Craven ; il forte parallelismo tra Vecna e Freddy Krueger si evince sia per le morti oniriche di cui sono carnefici, e sia per come l’attore storico di Nightmare, Robert Englund, compare nello stesso Stranger Things: un uomo cieco e traumatizzato dallo stesso Vecna. Di certo l’ispirazione dei Duffers per Craven è sorpattutto estetica, basti pensare al forte richiamo per il suo horror surreale e psicologico, oltre ad atmosfere gotiche ed inquietanti (La casa dei Creel in Stranger Things 4  riprende toni estetici tipici di Scream).

E poi abbiamo il fattore Carpenter abusato e consumato dalla serie in più momenti, a partire dalla colonna sonora di apertura che richiama l’elettronica minimalista di film come Halloween e Fuga da New York. In più, le scene del laboratorio di Hawkins e l’estetica dei Demogorgoni richiamano il cult carpenteriano de La Cosa. Infine, non si può non notare un legame tematico del concetto di morte; in Carpenter le forze maligne non hanno volto o ragione proprio come accade nella serie Netflix, e Vecna rappresenta il concetto del regista di Fog di male come entità cosmica e impersonale.

Alien

Impossibile non notare anche i tanti riferimenti al noto franchise sci-fi horror Alien di Ridley Scott. Il Demogorgone è evidentemente ispirato allo Xenomorfo, una creatura spaventosa priva di occhi e di volto.

La seconda stagione di Stranger Things è grande debitrice dell’Aliens di James Cameron: le riprese dei cunicoli sono ambienti umidi,  labirintici, popolati da creature striscianti proprio come avviene nel film. Nel finale dell’episodio La Spia uno degli stessi protagonisti del film di Cameron, Paul Reiser, che nella serie interpreta uno scienziato, ripete la battuta “Stay Frosty” mentre un gruppo di soldati viene intrappolato, stessa frase che l’attore dirà in Aliens.

Innumerevoli quindi sono le citazioni all’interno di Stranger Things, molte inserite col chiaro intento di easter eggs, spingendo lo spettatore a ingegnarsi per trovarne il riferimento cinefilo o letterario. La serie Netflix ha mostrato nel corso degli anni un insolito meccanismo d’autore: ripetere e moltiplicare gli omaggi per creare qualcosa che sia vecchio e nuovo.