Dopo il sorprendente successo di Talk to Me, i gemelli australiani Danny e Michael Philippou tornano dietro la macchina da presa con Bring Her Back – Torna da me, un nuovo horror prodotto da A24 e distribuito da Eagle Pictures, al cinema dal 30 luglio. Il film è targato Sony Pictures e aggiunge un ulteriore tassello alla poetica oscura dei Philippou, sempre in bilico tra folklore moderno, dolore e una spiccata sensibilità autoriale.
Questa volta si abbandona il feticcio della mano spiritica e si entra in un territorio ancora più torbido: quello del lutto, dell’abbandono e dei rituali pericolosi, spesso intrisi di disperazione. Un horror che si muove tra le atmosfere disturbanti di Hereditary e le provocazioni emotive di certo cinema d’autore europeo.
Bring Her Back: niente è come sembra
Bring Her Back – Torna da me ha inizio con un trauma: Andy (interpretato da Billy Barratt, già visto in Crater) e la sorellastra Piper (Sora Wong), ipovedente, trovano il cadavere del padre nel bagno. La tragedia li conduce nella casa isolata della loro nuova madre adottiva, Laura (Sally Hawkins), ex consulente psichiatrica dal comportamento sempre più instabile.
Con loro vive anche il misterioso Oliver (Jonah Wren Phillips), un bambino silenzioso e sconcertante, che sembra custodire più segreti della casa stessa. Ben presto, ciò che appare come un semplice dramma familiare assume i contorni di qualcosa di molto più sinistro: antichi rituali, visite notturne, VHS dal contenuto raccapricciante e un passato che riemerge con violenza.
In Bring Her Back la tensione cresce lentamente, senza affidarsi ai soliti cliché del genere, ma costruendo un senso di disagio continuo. E quando il sangue comincia a scorrere, lo fa in modo chirurgico, disturbante, quasi “intellettuale”. Una scelta precisa dei Philippou, che sembrano voler esplorare l’orrore come riflesso della perdita e del rifiuto del dolore.
Una famiglia dai mille segreti
A guidare il cast di Bring Her Back ci sono due giovani volti emergenti: Billy Barratt, perfetto nel ruolo del fratello spaesato e protettivo, e Sora Wong, intensa e credibile nel restituire la fragilità della sua Piper nel suo debutto da attrice. Ma è la presenza di Sally Hawkins a dominare la scena: la sua Laura è un personaggio ambiguo, disturbato, perfettamente in equilibrio tra empatia e follia.
Completano la squadra Stephen Phillips nel ruolo del padre, Sally-Anne Upton, Mischa Heywood e il già citato Jonah Wren Phillips, tutti funzionali a un racconto che gioca molto con le sfumature e con la tensione.