Oggetto di non poche trasposizioni cinematografiche, come molti sanno Il fantasma dell’opera è stato trasferito su grande schermo anche dal nostro Dario Argento. Fu infatti nel 1998 che il maestro del brivido tricolore confezionò la propria versione in fotogrammi del romanzo scritto nel 1909 dal parigino Gaston Leroux. Romanzo cui la Settima arte ha associato, tra gli altri, i volti di Lon Chaney, Herbert Lom e Robert Englund. Volto che nella rilettura argentiana diventa quello di Julian Sands, non nuovo al genere horror se consideriamo soltanto la sua partecipazione ai primi due Warlock. Un Julian Sands che veste, dunque, i panni del cosiddetto “fantasma”.
Colui che nel 1877 si nasconde nei sotterranei del Teatro dell’Opera di Parigi e che è innamorato della giovane cantante Christine Daaé alias Asia Argento.
Della quale è invaghito anche il giovane barone Raoul De Chagny, interpretato dall’Andrea Di Stefano poi divenuto regista, tra l’altro, de L’ultima notte di Amore. Ed è chiaramente sulle raccapriccianti imprese attuate da colui che si cela nell’ombra che si costruisce Il fantasma dell’opera. Manifestante un look non poco internazionale – per merito anche della eccellente fotografia di Ronnie Taylor – fin dalla sua apertura. Richiamante alla memoria Batman – Il ritorno di Tim Burton nel mostrare una culla che viene abbandonata con tanto di bimbo poi accolto e allevato dai ratti.

Un destino analogo a quello del Pinguino di Danny DeVito e che qui tocca, appunto, al biondo omicida. Il quale, tra l’altro, strappa via una lingua tramite morso in una sequenza degna della poetica del gore di Lucio Fulci. E i più o meno involontari riferimenti cinefili non sembrano fermarsi qui. In quanto è presente anche un’accoppiata di grotteschi addetti alla derattizzazione che, forniti di altrettanto grottesco macchinario, sembrano usciti da una pellicola di Terry Gilliam. Mentre le musiche di Ennio Morricone accompagnano una oltre ora e quaranta di visione che rappresenta uno dei pochi titoli strettamente horror di Mr. Profondo rosso. Per lo più dedito a thriller dall’alto contenuto violento, che anche qui, oltretutto, lascia tutt’altro che a desiderare.
In mezzo a corpi divisi a metà, altri infilzati tramite roccia appuntita, decapitazioni e abbondanti spruzzate di splatter.
Fino alla strage durante l’esibizione della Carlotta Altieri che, rivale professionale della protagonista, possiede i connotati di Nadia Rinaldi. A corredo di un ricco cast comprendente, nel mucchio, la Coralina Cataldi-Tassoni di Opera, Gianni Franco e Luis Molteni. È Mustang Entertainment a riscoprire su supporto blu-ray in versione restaurata da Luce Cinecittà. Con trailer, dieci minuti di backstage, cinque di speciale e circa sedici di incontro con la saggista e critica cinematografica Mariangela Sansone nella sezione extra.