Già acclamato e premiato in altri festival, come CinemAmbiente di Torino arriva a Euganea Film Festival Valentina e i MUOStri; il film è una delicata storia che intreccia tra di loro il tentativo di emancipazione di una giovane ragazza e la problematica situazione ambientale della Sicilia.
Ma cosa sono questi MUOStri?
I MUOStri non sono altro che delle enormi antenne appartenenti a una sistema di comunicazioni satellitari militari gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti chiamata, per l’appunto, MUOS. Il MUOS si sviluppa attraverso quattro stazioni a terra: una a Chesapeake, città della Virginia; una a Wahiawa, situata nell’arcipelago delle Hawaii; una a Kojarena, località dell’Australia Occidentale; e, infine, una a Niscemi, in Sicilia.
Ed è proprio all’ombra delle antenne del Naval Radio Transmittor Facility di Niscemi che la narrazione di Valentina e i MUOStri prende piede. Uno dei due punti principali del film, infatti, è proprio l’impatto che le antenne del MUOS hanno avuto in Sicilia. Impatto ambientale, da una parte, dato che queste antenne hanno distrutto il territorio naturale della regione e hanno generato problemi legati alla massiccia quantità di onde elettromagnetiche. Impatto sociale, dall’altra parte, viste le proteste che la popolazione di Niscemi ha messo in atto contro questo progetto nel corso degli anni.

La storia di Valentina
La presenza del MUOS, sempre percettibile nel film, quasi fosse una presenza fantasmatica, si intreccia con il racconto di una giovane ragazza, di nome Valentina. Valentina ha 26 anni, quasi 27, e vive con la sua famiglia, padre, madre e nonno, in una vecchia casa di campagna. Il film segue la vita di Valentina e della sua famiglia, passo dopo passo, nella loro semplicità e genuinità, ma anche nella loro staticità. È una famiglia che persegue uno stile di vita tradizionale, ma che al contempo si muove all’interno di un’apparente immobilità, che sembra non lasciare alcun spiraglio di fuga.
Valentina ce le avrebbe le sue ambizioni, infatti vorrebbe lavorare nell’ambito gastronomico, magari lasciando alle sue spalle il paesino di Niscemi. La sorella maggiore, in visita da Catania, dove lavora come insegnante, crede nelle sue capacità e alimenta queste sue ambizioni. Ma Valentina è bloccata. Si considera una frana in tutto quello che fa e i suoi genitori credono che non sia veramente adatta al mondo del lavoro, e di conseguenza ad abbracciare la propria indipendenza. Inoltre, Valentina si sente obbligata a dover dare supporto alla sua famiglia, a non abbandonarla, date anche le condizioni di salute del padre e i suoi problemi col pacemaker, dovuto alle onde elettromagnetiche rilasciate dalle antenne del MUOS.

Uno sguardo incerto sul futuro
Valentina e i MUOStri lega queste due storie verso un orizzonte comune. Un orizzonte che, però, risulta particolarmente incerto. Non possiamo sapere al momento se Valentina riuscirà finalmente a emanciparsi, se riuscirà a seguire i suoi sogni. Così come non sappiamo prevedere come evolverà la situazione ambientale in Sicilia. Immagini dal forte impatto emotivo accompagnano questa incertezza, come la forte sequenza in cui Valentina e suo padre, in uno stato di forte commozione, osservano il bosco a pochi passi dalla loro casa distrutto da un recente incendio.
Il film di Francesca Scalisi, però, non si abbandona al pessimismo. Anzi, attraverso alcuni delicati momenti che si sviluppano verso il finale, trasmette la necessità di perseguire la pace. La pace nell’attuale panorama socio-politico, come suggerisce la sequenza della protesta, che prende di mira il militarismo americano e che sfoggia bandiere della Palestina. Ma soprattutto la pace personale, il proprio benestare, la propria felicità. Con la speranza con Valentina possa realizzare i propri sogni, fuggendo dalle pressioni sociali e liberandosi dalle catene della propria mente.

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