Con il La legge del mercato (The measure of a man), Alessandro Panza si aggiudica uno dei posti da finalista alla XVI Edizione del Festival Internazionale del Film Corto “Tulipani di Seta Nera” e ci riesce presentando una storia di grande impatto sociale, affrontando il fenomeno della divisione di classe in maniera semplice ma efficace.
La legge del mercato: sinossi
Claudio Amendola veste i panni di un mendicante in cerca di cibo, davanti al quale tutti camminano indifferenti ad eccezione di un individuo che, vestito di tutto punto, preferirà cedere il suo pezzo di pizza ad un animale vagabondo piuttosto che ad un essere umano. Il senzatetto infine, una volta colto l’effetto che un cane randagio può suscitare agli occhi degli sconosciuti, si unirà ad esso per ricevere qualche moneta o vivanda.
Gli emarginati
Quando si uniscono, il protagonista e il cane sono consapevoli di ciò che sono, riescono immediatamente a capirsi. Se collaborano, sapranno fronteggiare la loro condizione offrendo al mercato ciò che quest’ultimo richiede.
Due solitudini: separati sono invisibili, ma insieme visibili e “interessanti”… È la legge del mercato, dare quello che il “mercato” vuole.
I temi presentati dal Festival quest’anno riguardano la fragilità e la diversità e il regista riesce nel suo intento di presentarci le condizioni di una classe di individui spesso emarginati dalla società. Questi individui, passano spesso inosservati e si trovano in fondo ad una scala sociale e che, come ci viene mostrato, li pone sullo stesso piano degli animali.
Il ruolo dei più agiati
C’è una linea immaginaria che divide coloro che vivono in situazioni favorevoli da chi, per necessità di causa, non gode degli stessi benefici.
Questa linea viene marcata in modo evidente per via della noncuranza delle persone che, per disattenzione oppure frenesia, si dimenticano troppo facilmente di notare cosa (o chi) hanno intorno. Troppo occupati a raggiungere determinati obiettivi e a muoversi ininterrottamente, cadono quindi in uno stato di egoismo e disinteresse, trascurando ciò che vedono soltanto come un ostacolo.
C’è poi chi, consapevole del proprio ruolo o dell’impatto che ha nella società, preferisce rimanere indifferente davanti ad alcune condizioni che sarebbe in grado di cambiare con un semplice gesto. È proprio rappresentando un soggetto simile che il regista cerca di mostrare la fallacia dell’altruismo umano: davanti alla scelta di poter aiutare un altro essere umano o un animale, la prima opzione è condizionata dal giudizio e quindi impossibile da compiere in maniera meccanica.
Grazie alla chiave quasi ironica della suo cortometraggio, Panza sposta l’attenzione sull’elemento fragile della storia, donando il pretesto perfetto per permettere che all’interno di ciascuno possa scattare una molla che sia in grado di farlo ragionare sulla misura delle proprie azioni.

Chi sono i finalisti del Festival “Tulipani di Seta Nera”?