The Road to Patagonia, documentario del 2024 diretto dall’australiano Matty Hannon, è in concorso al Riviera International Film Festival 2025.
The Road to Patagonia è anzitutto il desiderio di Matty Hannon di percorrere interamente la costa del Pacifico, dalla cima dell’Alaska fino all’estremo sud della Patagonia, come surfista alla ricerca dell’onda perfetta. Un viaggio che finisce per suscitare in Hannon un vivo interesse nella riscoperta della storia, e su cosa significhi essere umani al giorno d’oggi.
Una visione animista della realtà
Dopo gli studi in ecologia, intraprende una ricerca accademica che lo porta tra gli sciamani delle isole Mentawai, in Indonesia. Lì, entra in contatto con uno stile di vita in armonia con l’ecologia della foresta pluviale; apprende e mette in pratica la pesca subacquea in apnea, unico modo per mangiare carne in quei luoghi. Accolto dal clan dei Salakirrats, che abita una zona della foresta più lontana dalla costa, conosce Aman Lepon, che lo introduce a una visione animista della realtà fisica.
“L’università mi aveva insegnato a essere scettico verso tutto ciò che non poteva essere misurato, specialmente cose come spiriti invisibili nella foresta. Ma dopo un po’ di tempo trascorso con Aman Lepon e la sua famiglia, cominciai a chiedermi se, concentrandomi tanto sui dati concreti nei miei studi, non avessi finito per trascurare l’intuizione e il sentire”.

Aman Lepon e Matty Hannon
Dall’Alaska alla Columbia Britannica
Dopo cinque anni trascorsi nella foresta pluviale, il ritorno ai ritmi frenetici di Melbourne rappresenta un vero shock culturale per Hannon, che si scontra con una diagnosi di ansia e depressione. Mosso dalla sconsideratezza propria dello smarrimento, compra un biglietto di sola andata per l’Alaska. Si prepara così a percorrere la discesa lungo il continente a bordo di un sidecar, progettato su misura per contenere le tavole da surf, le mute e l’attrezzatura da campeggio: 50.000 chilometri – non senza imprevisti e sventure – di notevole forza evocativa, quasi cinéma vérité nel desiderio di Hannon di raccontarsi come parte di quella contraddizione che definisce la condizione dell’essere umano nel presente.
Lontano dalle comodità e dalla sicurezza della città – che intorpidisce e al contempo frastorna –, tra gli abeti rossi al posto dei grattacieli si aggirano alci solitarie, branchi di lupi grigi e qualche orso Kodiak in attesa che i salmoni risalgano il fiume, delle sottili ansie pervasive della società contemporanea neanche l’ombra.
Hannon incontra Robert Baty, artista Tlingit il cui lavoro propone un continuo rinnovamento del legame tra il territorio e gli antenati. Nel clan di Baty i lupi, gli orsi e le aquile, ma anche le montagne e le foreste, possiedono uno spirito proprio; il Was’eitushaa, conosciuto come Monte Saint Elias, viene da sempre rappresentato con due spiriti.
È possibile conciliare una visione critica della realtà con l’assenza di scopi deterministici, propria dell’animismo? La progettualità cui costringe il modello economico dominante, fondato sullo sfruttamento delle risorse e sulla produzione continua, lascia poco spazio a un approccio più lento e intuitivo con la natura. È la figura di Heather, che di lì a poco si unirà a Hannon nel viaggio verso sud, a proporre una soluzione – seppur parziale – ai conflitti esplorati nel documentario.

Robert Baty
La transumanza
Heather pratica la permacultura – approccio che propone sistemi sostenibili in linea con i processi naturali – e l’agroforestazione. Possiede una piccola fattoria in cui produce cibo biologico di qualità, seguendo i cicli stagionali e rispettando l’ecologia del territorio. Si tratta di una realtà incoraggiata nell’isola di Vancouver, in cui i giovani agricoltori urbani ricevono il sostegno della comunità locale.
La scelta di Heather di vendere la sua piccola fattoria per potersi comprare una moto e seguire Hannon nel suo viaggio, è di per sé una sfida alla progettualità imposta dalla società contemporanea. Non volendo dipendere dalle stazioni di servizio per carburante e provviste, Hannon e Heather arrivano in Cile con il piano di vendere le moto, e usare quei soldi per comprare quattro cavalli. Il viaggio verso la Patagonia – ora transumanza sospesa tra imprevedibilità e piena adesione al presente –, è appena cominciato.

Heather Hillier