Intervista a Luca Zambolin
Per la prima volta nella storia del Festival internazionale del cortometraggio Fiaticorti, concorso dedicato alla pellicola corta più longevo del Veneto organizzato dal Comune di Istrana (Treviso) in collaborazione con Progetto Giovani di Istrana, il premio FiatCorti viene vinto da due registi veneti (che vincono contestualmente anche il FiatiVeneti). Si tratta dei venticinquenni padovani Luca Zambolin e Diego Scano che, nonostante la giovane età, hanno realizzato un cortometraggio introspettivo e complesso, “Anna” (2012), che Jolefilm, luogo di elaborazione e di produzione dell’attività di Marco Paolini, ha scelto di produrre. Zambolin e Scano, seppur giovanissimi, hanno “le spalle larghe”: tra le loro collaborazioni anche quella con Andrea Segre nell’ultimo lavoro del regista.
Il premio FiatiCorti e il FiatiVeneti sono andati ad “Anna”. Da dove nasce l’idea di affrontare una storia femminile, per di più complessa?
Luca Zambolin: In fase embrionale ci piaceva l’idea di parlare della donna in un contesto che potesse far emergere quanto l’ambiente e l’ambito lavorativo a volte possano alimentare delle difficoltà caratteriali che spesso, come nel caso di Anna, sfociano in ritmi e consuetudini consolidate e apparentemente rassicuranti. La protagonista viene travolta da meccanismi apatici che trasformano la sua indole timida e introversa portandola ad una repulsione verso i contatti e le relazioni umane e ad una chiusura sempre più spiccata. Questa indolenza viene interrotta da un cambio di mansione che costringe Anna a rapportarsi con persone sconosciute, trovandosi a stretto contatto con un uomo che la colpisce emotivamente: è a questo punto che la sua forza interiore, da sempre inibita, esplode prepotente segnando il punto di svolta.
Da tempo lavorate nell’ambito cinematografico: come nasce la passione per la macchina da presa?
L’interesse per il cinema è nato durante l’adolescenza, grazie al casuale ritrovamento di una vecchia macchina da presa: attraverso essa Diego e io abbiamo consolidato la nostra amicizia, ma soprattutto il comune interesse per il cinema, che ci ha dato la possibilità di entrare in contatto e lavorare con professionisti che hanno contribuito alla nostra crescita professionale. Inizialmente era puro divertimento, poi la curiosità si è trasformata in passione, che ci ha portato a collaborare alla realizzazione di cortometraggi e video, fino all’incontro con la produzione Jolefilm che ha segnato per noi un nuovo inizio.
L’assegnazione di ben due premi all’interno di fiaticorti conferma il riconoscimento del valore e della qualità del film. Qual è stato il vostro percorso?
Siamo partiti lavorando in ambito commerciale e girando dei videoclip. Nel 2010 abbiamo realizzato il nostro primo cortometraggio, “Neve”, che ci ha visti sul podio del premio “Veneto movie movement” all’Euganea Film Festival. Successivamente, abbiamo collaborato come aiuto regia nei cortometraggi “L’intruso” e “Undici” di Filippo Meneghetti e Piero Tommaselli. L’incontro con Alessandro Rossetto, la collaborazione con lui alla pre-produzione del film “Piccola Patria” e la cooperazione alla produzione del nuovo film di Andrea Segre sono state esperienze che ci hanno fatto crescere molto dal punto di vista professionale. Con “Anna”, grazie alla produzione Jolefilm,società di produzione di teatro, cinema e documentario d’autore, nata nel 1999 attorno al lavoro di Marco Paolini, siamo riusciti a raggiungere livelli qualitativi superiori riconosciuti infatti anche da fiaticorti.
Intervista a Alessandro Tamburini
“Ci vuole un fisico” (Roma, 2013) di Alessandro Tamburini, regista ventinovenne romagnolo, si aggiudica il premio FiatiComici alla XIV edizione del Festival internazionale del cortometraggio fiaticorti, il concorso dedicato alla pellicola corta più longevo del Veneto, organizzato dal Comune di Istrana (Treviso) in collaborazione con Progetto Giovani di Istrana.
“Ci vuole un fisico” è la storia di due persone che si credono imperfette. Da dove nasce l’idea?
Il termine giusto è brutte! Ma proprio brutte! Incredibile ma vero, l’idea nasce in un momento di crisi creativa. Io e Ciro Zecca, il mio produttore nonché il mio punto di riferimento, ci siamo guardati e ci siamo chiesti: perché non parliamo di noi? Ho contattato Anna Fermaioli Rovel, che avevo conosciuto al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove mi sono diplomato e con la quale già avevo collaborato, le ho parlato dell’idea e ne è uscito “Ci vuole un fisico”, un cortometraggio comico che ha divertito molto anche noi. E’ una storia che un po’ accomuna tutti noi, nessuno si sente perfetto, ma a volte sono proprio queste imperfezioni a renderci unici. Quello che succede ai due protagonisti è proprio questo: si sono trovati l’uno a specchiarsi nell’altro.
Con “Ci vuole un fisico” il festival internazionale del cortometraggio FiatiCorti ti ha riconosciuto il premio “FiatiComici”: qual è stato il percorso che ti ha fatto arrivare fino a qui?
La mia passione per il cinema è sempre stata totalizzante. Sono riuscito a entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma grazie al film “Ti uccido il cane”: è piaciuto molto a Paolo Sorrentino, che era tra i selezionatori. Con questo lungometraggio, ho vinto il Dams Film Festival di Roma, condotto da Vito Zagarrio. Da quel momento ho avuto la possibilità di crescere molto grazie all’incontro con numerosi professionisti che mi hanno aiutato a indirizzare la mia creatività. La collaborazione con Ciro Zecca è stata fondamentale, insieme abbiamo prodotto vari cortometraggi mantenendo l’ambientazione in Romagna, territorio al quale rimango sempre molto legato e poi un lungometraggio, le cui riprese sono durate due anni: ‘Il viaggio’, interpretato da due anziani contadini. Un grosso lavoro è stato fatto anche per “Mai senza”, un docu-film sulla sessualità della terza età, durante la registrazione del quale ho avuto la fortuna di conoscere Sandra Milo, donna di incredibile gentilezza e disponibilità, che ho coinvolto successivamente in un altro corto ambientato in Romagna, “L’arte del fai da te”.
Con il tuo corto sei andato un po’ contro quello che è un caposaldo del cinema e cioè l’esaltazione della bellezza.
E’ stata un’idea effettivamente vincente. Ma la vera intuizione è stata l’aver affrontato un argomento come la bruttezza con una nota comica, che ha alleggerito quello che generalmente viene percepito come un tabù. In realtà sono partito da un’esperienza personale, e sono riuscito a superare il disagio con l’ironia. Per me quindi è stato molto facile interpretare questo ruolo!
Questo soggetto ci è piaciuto ed è piaciuto tanto al punto che abbiamo già elaborato un progetto per girare un lungometraggio. Ma non posso ancora sbilanciarmi perché deve ancora ricevere l’approvazione. L’aver poi ambientato il corto a Roma, la bellissima città eterna, dove sono stati girati molti tra i film più famosi, ha sicuramente conferito valore al nostro lavoro.
Interviste a cura della direzione di Fiaticorti