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Lovers Film Festival

‘Paris Is Burning’ torna al Lovers Film Festival: come bruciare tutto

Sono quaranta candeline quelle soffiate dal Lovers Film Festival, in programma a Torino dal 10 al 17 aprile: compleanni importanti che hanno il sapore di festa e rivolta. 'Paris is Burning' (Jennie Livingston, 1990) è tra i film in programma e, nonostante il film ne spenga trentacinque di candeline, le sue protagoniste sembrano ancora avere tanto da insegnare.

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Paris is burning (Levingston,1990)

A poche ore dall‘indiscrezione rilanciata da Simone Alliva e dal Movimento Identità Trans riguardo a “un registro della disforia”, destinato a raccogliere informazioni sulle persone che in Italia accedono alle terapie ormonali, si delinea – su tutt’altro versante – la programmazione della quarantesima edizione di Lovers Film Festival, il più antico festival italiano sui temi LGBTQI+ di Torino. Proprio durante il festival sarà possibile visionare il capolavoro degli anni Novanta Paris is Burning, l’incredibile documentario di Jennie Livingston.

La notizia, oltre a sollevare innumerevoli proteste sui social rivolte – ancora una volta – a una realtà ostracizzante da parte del Governo Meloni nei confronti della comunità LGBTQI+ – risulta essere più potente che mai nel vasto panorama di richieste di riconoscimento che si promulgano in tutto il mondo da quasi un secolo. Ancora una volta l’Italia sembra andare talmente avanti da essere in ritardo su tutto, talmente nel futuro da dimenticarsi il passato.

Ed è per questo che capolavori come Paris Is Burning, dopo trentacinque anni dal suo esordio, continua a essere presente nelle programmazioni dei festival, continua a far parlare di sé e a insegnare sui banchi delle università (per l’incredibile maestria artistica). E non solo. Continua a urlare, nonostante all’epoca si sperasse che oggi non ce ne sarebbe più stato bisogno.

Paris is burning (Levingston,1990)

Paris is burning: il ballo della rivolta

Jennie Livingstone decide d’intervallare momenti delle varie ballroom che popolano la New York underground di fine anni ’80 a momenti di profonda confessione. Le testimonianze delle sue protagoniste forniscono, attraverso parole crude – ma con il tono frivolo con cui solo chi ha subito cicatrici profonde può parlare – uno spaccato socio politico di incredibile concretezza e più attuale che mai.

Per le persone LGBTQ+ le ballroom promuovevano un sogno: quello della fama, della ricchezza (certamente) ma – uscendo fuori dalla metafora – il bisogno di essere riconosciute, di appartenere a una classe sociale che non le isola nei sottoscala pericolosi di chi non ha niente da perdere e, quindi, tutto da rischiare. Perché le persone di Paris Is Burning si giocano tutto, ogni giorno: senza casa, senza una famiglia biologica che si faccia rifugio, senza riconoscimenti e per di più perseguitati dalla paura di non morire ammazzate.

Una vita fatta di niente diventa aspirazione di un sogno fatto di soldi e sfarzosità, tipici di una vita inaccessibile e – forse proprio per questo – portata all’eccesso: fino a disintegrarla e rendendola propria. Nascono da qui le ballroom, dall’ “illusione di essere una superstar”: momenti di comunione in cui la vita sembra essere di nuovo su misura, in cui sentirsi diversi è sentirsi normali, in cui la stravaganza è adorata e premiata.

Paris is burning (Levingston,1990)

Le House leggendarie e il loro valore sociale

Se c’è un nervo ancora scoperto, che pulsa più forte degli altri, è la tendenza insensata e anacronistica della medicalizzazione delle persone trans. La superbia dei contemporanei e gli anni di rivolte scaturiscono nello stesso vuoto inabitale di prima: persone abbandonate a se stesse, costrette a ricostruirsi perché costrette a centrarsi nella norma, non un granello di sabbia fuori. Non solo più gay ma anche malati, non solo più malati ma “da curare”. Nel devastante declino storico dei nostri tempi solo una cosa regge le precarie impalcature dei gruppi marginalizzati: le house, le chosen family.

Il concetto di House, specie nei travagliati anni ottanta, non può essere ridotto a nient’altro che questo. Le House sono famiglie in cui le persone trovano una madre e delle sorelle. Angie Xtravaganza, Willi Ninja e Pepper LaBeija sono solamente alcune delle madri più famose che popolano il mondo ball e di cui, ancora oggi, raccogliamo l’eredità. Personaggi incredibili che hanno radunato, salvato e presosi cura di tantissimi ragazzi senza dimora, destinati alla voragine devastante di cui la società non smetterà mai di pagare le colpe.

Paris is burning (Levingston,1990)

Paris Is Burning: il vougeing

Prima di Pose, Lady Gaga e Madonna esistevano le ballroom ed è qui che è avvenuta la magia, poi masticata e rigurgitata dalla cultura di massa. Eppure nella scena ball il vougeing non è solo un ballo, non è solo perfezione tecnica ma una vera e propria finestra per affacciarsi su un mondo elitario. Non per nascita, non per biologia, non per ricchezza ma per merito, per rispetto di chi c’è stato e poi non più.

Parlare di drag queen, ballroom, vougeing, persone queer oggi sembra più facile che mai ma Levingston ci fa vedere la guerra trasformata da sogno americano, in cui la morte era celebrata nell’opulenza, in cui una sorella ammazzata era un’ulteriore motivo a fare di più: per essere vista, per essere riconosciuta. Ancora oggi esistono, anche in Italia, gruppi di persone che trovano spazio negli strati difficili della massificazione, che ogni giorno nella loro semplice e genuina esistenza omaggiano queste leggende, ricordandoci che gli spazi possono essere occupati, poi – sempre – bruciati.

Paris is burning

  • Anno: 1989
  • Durata: 1h 11m
  • Distribuzione: MUBI
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Jennie Livingston
  • Data di uscita: 01-January-1990