Dagli anni Novanta, l’immaginario legato ai romanzi di Jane Austen si è arricchito di prodotti audiovisivi diventati ormai dei veri e propri cult per chiunque apprezzi l’opera della scrittrice. I loro punti di forza non stanno nella trasposizione pedissequa della matrice letteraria, quanto piuttosto nella capacità di coglierne lo spirito riaffermandone la contemporaneità. Sono diversi, poi, quei film che non traspongono direttamente i romanzi di Austen ma vi si rifanno per riflettere sulle difficoltà relazionali che, oggi come due secoli fa, sembrano affliggere i rapporti umani. È in questo filone che si colloca Jane Austen ha stravolto la mia vita (Jane Austen a gâché ma vie, 2024), opera prima della sceneggiatrice e regista Laura Piani, approdato a RENDEZ-VOUS – Festival del nuovo cinema francese 2025. Il film verrà distribuito nelle sale italiane da Movies Inspired.
Dal romanzo al romanzo (e poi al cinema)
Da Il diario di Bridget Jones (Bridget Jones’ Diary, Sharon Maguire, 2001) ad Alla ricerca di Jane (Austenland, Jerusha Hess, 2013), il cinema ha adattato per il grande schermo romanzi a loro volta basati su quelli della celebre scrittrice inglese. Si tratta di film che hanno raccontato storie di donne alle prese con difficoltà tutte contemporanee, ma in costante dialogo con la società dei romanzi di Austen. Ella, infatti, si è distinta – e continua a farlo – per aver costruito piccole storie familiari e sentimentali attraverso le quali lasciar emergere con chiarezza i tratti della società inglese di inizio Ottocento e, così, il ruolo delle donne al loro interno. Elizabeth Bennet, Elinor Dashwood e Anne Elliot sono personaggi lontani dalla perfezione ed è proprio questo che le rende rivoluzionarie: desiderano scegliere per loro stesse, non essere perfette.
A più di due secoli dall’uscita dei romanzi di Jane Austen, l’autodeterminazione femminile è ancora un tema caldo e, purtroppo, doloroso. Il cinema, dal canto suo, è alla costante ricerca di vecchi e nuovi modi per parlarne. Qual è la via imboccata da Jane Austen ha stravolto la mia vita?
Agathe: lettrice, libraia e scrittrice
Parigi, giorni nostri. Agathe Robinson (Camille Rutherford) ama profondamente la letteratura ed è desiderosa di intraprendere una carriera da scrittrice. La giovane, che lavora alla celebre libreria parigina Shakespeare & Co., sogna anche di trovare un amore all’altezza dei suoi romanzi preferiti. Reduce da un importante trauma familiare, Agathe è malinconica e insoddisfatta della sua esistenza: ripudia le modalità del dating contemporaneo e non è abbastanza sicura dei suoi scritti. Un giorno, però, viene invitata alla Jane Austen Residency per portare avanti la scrittura dei capitoli del suo romanzo giudicato promettente. Salutati la sua famiglia e il suo collega e amico Félix (Pablo Pauly, col quale s’immagina qualcosa di diverso da un’amicizia), non senza remore, Agathe parte per l’Inghilterra dove la aspetta una residenza curata da lontani parenti della stessa Jane Austen. Ad attenderla c’è il figlio dei due anziani gestori, l’insofferente professore di letteratura, Oliver (Charlie Anson). 
Gli inganni della sindrome dell’epoca d’oro
Il personaggio di Agathe ne richiama molti altri, letterari e non. Simile a Elizabeth Bennet per la sua intelligenza e, a detta sua, ad Anne Elliot per la sua rassegnazione, sembra non sentirsi a suo agio nel mondo contemporaneo. Come Gil (Owen Wilson) di Midnight in Paris (Woody Allen, 2011), Agathe è convinta di essere nata nell’epoca sbagliata che, però, coincide anche con un posto diverso da quello in cui vive. Agathe desidera esattamente tutto ciò che non possiede: vorrebbe lavorare da scrittrice ma fa la libraia, sogna l’Inghilterra ma vive a Parigi e si innamora di un prodotto della sua fantasia invece che di un uomo in carne e ossa.
Se per Oscar Wilde bisogna prestare attenzione a ciò che si desidera perché lo si potrebbe ottenere, per Agathe questa paura è così concreta da evitare tutto ciò che potrebbe condurre a una realizzazione o a un rifiuto. In questo contesto, le decisioni della protagonista di Jane Austen ha stravolto la mia vita non sembrano mai prese direttamente da lei. Agathe viene iscritta al concorso per la Jane Austen Residency da Félix e, dopo un iniziale diniego, pare recarvisi quasi perché costretta. Il lavoro creativo alla residenza, inoltre, non sembra dare i frutti sperati.

Se i timori, le ansie e i desideri di Agathe sono più che condivisibili e attuali, qualcosa non torna. Agathe non è una donna priva di supporto e gratificazioni nella sua vita. Ha tristemente perso i genitori ma ne ha ereditato la passione per la lingua inglese; vive con sua sorella e suo nipote, al quale risulta indissolubilmente legata; Félix è un ottimo amico e, inoltre, i due lavorano in una delle librerie più conosciute del mondo (nel film priva delle conseguenze dell’overtourism che attanaglia oggi la città di Parigi).
Agathe come Bridget Jones, ancora
La vita di Agathe, dunque, risulta manchevole più nelle parole che nei fatti. Nonostante l’effettiva e dilagante difficoltà contemporanea di costruire autentici rapporti umani, le modalità con le quali la questione viene messa in scena sono di dubbia efficacia. Jane Austen ha stravolto la mia vita è una commedia romantica, un genere tutt’altro che vuoto e privo di possibilità di sperimentazione, ma gag e situazioni costruite dal film ripropongono cliché eccessivamente reiterati. I momenti imbarazzanti à la Bridget Jones risultano piuttosto prevedibili e poco aggiungono all’economia della sceneggiatura.
Il triangolo amoroso tra Agathe, Félix e Oliver, poi, vede i tre personaggi come lati della medesima figura più che individualità a sé stanti. Agathe è una donna che definisce sé stessa “zitella”, priva di consapevolezza dei propri traguardi e talenti che, invece, vengono notati dagli uomini intorno a lei, almeno in prima battuta. Félix, inoltre, sembra “declassato” nel corso del film da buon amico ad amante poco assiduo quasi solo per avvicinare Agathe a Oliver. A sua volta, il personaggio del professore condensa l’aspetto di Hugh Grant come star delle commedie romantiche anni Novanta e il fare schivo ma, in fin dei conti, amorevole degli iconici Mr. Darcy interpretati da Colin Firth (sia del period drama Orgoglio e pregiudizio targato Bbc che de Il diario di Bridget Jones).
“Giocare” a Jane Austen
Con Agathe, la protagonista di Jane Austen ha stravolto la mia vita è colei che dà il titolo al film. Purtroppo, però, di Jane Austen rimane poco. La rilevanza della scrittrice e delle sue opere sono circoscritte a uno scambio di battute tra Agathe e Oliver all’inizio del film, senza trovare continuità nel resto della commedia. Più che a Jane Austen sembra si guardi al fascino dell’epoca regency, un tempo e un luogo da ricreare attraverso l’abbigliamento e un ballo.

Alla fine di ogni romanzo di Jane Austen i personaggi sono cambiati, sempre imperfetti, comunque migliori. In Jane Austen ha stravolto la mia vita questo punto di arrivo non sembra motivato da eventi, imprevisti e decisioni. Oliver e, soprattutto, Agathe e Félix agiscono secondo copione, più come in un teatro che in quanto individui mutevoli e complessi. La dimensione maggiormente penalizzata risulta, purtroppo, quella della scrittura di Agathe, la cui parabola amorosa sembra sovrastare per importanza quella professionale.
La grande assente
Jane Austen è stata capace di scrivere, al contempo, della profondità di un amore sincero, dell’ipocrisia dei costrutti sociali e, soprattutto, di quella che ne L’abbazia di Northanger definisce come “un balsamo”, ovvero l’amicizia. La sorellanza, infatti, è forse l’altra grande assente di Jane Austen ha stravolto la mia vita. Agathe trova in alcuni personaggi femminili un prezioso sprone, da sua sorella a Beth (Liz Crowther), madre di Oliver, ma il supporto della rete femminile sembra fermarsi qui.
Jane Austen non ha illuso nessuno
Ogni donna ha il diritto di perseguire i suoi desideri: la carriera, l’amore o qualsiasi cosa possa coincidere con la sua vita ideale. In ogni riga dei suoi romanzi e nella sua stessa vita, Jane Austen lo ha dichiarato e dimostrato, non senza un acuto cinismo visto che, ieri come oggi, questo diritto viene troppo spesso negato. Dai romanzi di Austen, forse, si dovrebbe trarre tutto. Non solo la formazione della coppia, ma anche la lucida denuncia di una società da decostruire e sovvertire dall’interno.