Mattia Torre rappresenta un tassello fondamentale della cultura e dello spettacolo italiano. Dalla sua penna sono nate opere straordinarie, capaci di spaziare dalla commedia al dramma e alla satira, sempre con una profondità e un’ironia uniche. Ha saputo dare voce anche a tematiche scomode e dolorose, offrendo una chiave di lettura ricca di spunti di riflessione. Si è destreggiato con maestria tra teatro, cinema e televisione, lasciando un segno indelebile in ogni ambito. È stato anche un autore letterario di rilievo e, in alcune occasioni, attore.
I primi anni di Mattia Torre: tra formazione e teatro
Nasce a Roma il 10 giugno 1972, ed è proprio nella capitale che si forma artisticamente. Qui incontra alcuni tra i protagonisti dello spettacolo della sua generazione, con cui darà vita a progetti rimasti nell’immaginario collettivo. Negli anni ’90, insieme a Giacomo Ciarrapico, porta in scena spettacoli come L’ufficio, Io non c’entro, Tutto a posto e Piccole anime, quest’ultimo adattato per il cinema nel 1998. Da quel momento, la sua attività artistica diventa inarrestabile e camaleontica.
Anni 2000: il premio Solinas e l’approdo in televisione
Nel 2002, con l’amico Luca Vendruscolo, é autore di Piovono Mucche, in cui recita anche come attore e con cui vince il Premio Solinas per la sceneggiatura. Un anno dopo, conquista la rassegna Attori in cerca d’autore con il monologo In mezzo al mare. Inizia così a lavorare anche in televisione, collaborando con serie di successo come I Cesaroni e scrivendo, dal 2004 al 2011, il programma televisivo Parla con me, ideato da Serena Dandini.
Boris: la serie che rende riconoscibile la sua penna ironica.
La svolta nella carriera di Torre arriva nel 2007, quando, insieme a Ciarrapico e Vendruscolo, scrive la sceneggiatura e i personaggi di Boris, una delle serie TV italiane più amate sia dal pubblico che dalla critica. Con un’ironia tagliente e un’analisi feroce del mondo cinematografico e televisivo, Boris svela le dinamiche di corruzione, precarietà e cinismo che permeano l’industria, riuscendo a raccontarle in modo brillante e mai banale. Torre riesce a dare vita a questa realtà con una leggerezza che, pur sembrando superficiale, nasconde una profonda ironia. Alcune frasi, come “Smarmella tutto” e “Cagna maledetta”, sono diventate delle vere e proprie icone nel gergo di chi lavora nel settore.

Una scena di Boris – il film, sceneggiato da Torre
La serie, trasmessa per tre stagioni (2007-2010), ottiene un grande successo che la porta a diventare un film nel 2011. Nel 2022, Boris fa ritorno con una quarta stagione revival, purtroppo senza la presenza di Torre, ma con il suo spirito ancora palpabile. Sebbene la serie presenti interpreti giganti come Francesco Pannofino e Caterina Guzzanti, è innegabile che il merito del suo successo risieda nella genialità delle frasi e nelle soluzioni narrative ideate dal team di cui Torre faceva parte. Il suo vero potere stava nella capacità di nascondere dietro ogni battuta un mondo di emozioni contrastanti, capace di farti ridere, irritare e, al contempo, farti riflettere.

Un momento di Boris 4
Gli altri lavori di Mattia Torres: “456”, “The Show Must Go Off”, “Ogni maledetto Natale”
Nonostante il successo in televisione, Torre non abbandona mai il teatro. Nel 2011 porta in scena il suo testo 456, da cui realizza un sequel per The Show Must Go Off, programma di Serena Dandini e Andrea Salerno su La7. Con Ciarrapico e Vendruscolo continua a lavorare a nuovi progetti, tra cui il lungometraggio Ogni maledetto Natale (2014), e nel 2016 torna a collaborare con Corrado Guzzanti per la serie Dov’è Mario?.
La malattia e “La linea verticale”
Nel 2014, Torre scopre di essere malato di tumore al rene. Da questa esperienza personale nasce prima il romanzo e poi la serie La linea verticale, scritta con l’amico Valerio Mastandrea, che ne è anche il protagonista. Il progetto racconta con ironia e lucidità il mondo della sanità italiana e la condizione dei pazienti, mescolando il dolore alla satira più pungente. “Orizzontale sei morto, verticale sei vivo” recita una delle battute più emblematiche.

Un momento dell’intima La linea verticale
Parlando del progetto Torre stesso dichiara:
“Sono finito in un ospedale pubblico che non mi ha chiesto neanche un euro per curarmi e che, di fatto, mi ha salvato la vita. Per questo mi sembrava un pezzo di Paese che andava assolutamente raccontato, visto che ormai siamo abituati a vedere rappresentata sempre e solo la malasanità.”
L’ultimo progetto: Figli e l’addio a Mattia Torre
Nonostante la malattia avanzata, Torre continua a lavorare e nel 2018 cede il testimone della regia del suo ultimo progetto, Figli, all’amico Giuseppe Bonito. Il film, con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, viene accolto con entusiasmo dalla critica.
Per la sceneggiatura di Figli, Torre vince postumo il David di Donatello, premio ritirato dalla figlia, che lo ricorda con la frase:
“Volevo fare i complimenti a mio padre che è riuscito a vincere questo premio anche se non c’è più.”
E’ anche attraverso il capitolo più buio della sua vita che Torre dimostra ancora una volta che la sua chiave di lettura rimane l’ironia. Lui stesso dichiara in un’intervista che dopo aver scoperto la malattia, ha pensato a come sarebbe dovuto essere il suo funerale:
“Niente chiesa perché la gente si annoia e non si capisce mai cosa dice il prete.”
Decide dunque il teatro Jovinelli di Roma come luogo in cui decide di raccogliere amici e colleghi per il suo ultimo saluto.
La moglie Francesca Rocca, con cui Torre ha condiviso 15 anni di vita, lo ricorda con parole toccanti:
“Per quanto mi riguarda, Mattia rimane in tutte le cose che abbiamo vissuto e amato insieme; è nei nostri figli.”
Dopo la sua scomparsa, Paolo Sorrentino gli rende omaggio con il progetto Rai Sei pezzi facili, che ripropone alcune delle sue opere teatrali in chiave cinematografica.

Il ricordo di Valerio Mastandrea
L’attore e regista Valerio Mastandrea collabora diverse volte con l’amico Mattia Torre, non solo in La linea Verticale. I due collaborano anche nel 2005 nello spettacolo Migliore scritto da Torre ed interpretato appunto da Mastandrea. E’ proprio lui che in una recente intervista rilasciata a TaxiDrivers in occasione del suo film Nonostante ricorda l’amico così:
Il mondo di Mattia era personale. Era capace di utilizzare l’ironia in una maniera neanche lontanamente avvicinabile. Io sono patetico, lui non lo era. Ci dividevamo così: lui era nord europeo e io sud americano
L’eredità di Mattia Torre
Torre ha lasciato un patrimonio di opere che, sebbene a tratti leggere e ironiche, nascondono una profondità straordinaria, capace di toccare le corde più intime di ognuno di noi.
Il suo linguaggio, il suo umorismo tagliente e la sua capacità di raccontare il quotidiano con autenticità lo rendono un punto di riferimento imprescindibile per il cinema, la televisione e il teatro italiani. Ha saputo descrivere la vita nella sua imprevedibilità, tra momenti di assurdità e verità struggenti e il suo impatto continua a influenzare generazioni di sceneggiatori e registi.
Mattia Torre non è stato solo un autore brillante, ma un narratore dell’animo umano, capace di dare voce alle fragilità, alle ansie e alle contraddizioni del nostro tempo. Il suo lascito rimane una fonte inesauribile di ispirazione, perché le sue storie parlano di noi, delle nostre paure, dei nostri sogni e della nostra realtà, con un’ironia che non smette mai di far riflettere.
Nasce il premio “Mattia Torre”
Per celebrare l’incredibile eredità di Mattia Torre dal cinema, al teatro alla serialità, nasce il premio Mattia Torre. Lo scopo é quello di supportare gli artisti emergenti del panorama italiano che mantengono vivo il linguaggio ironico dello sceneggiatore di Boris. Il concorso è rivolto ad autrici e autori di qualsiasi nazionalità, purché presentino la loro opera in lingua italiana, che non abbiano superato i 35 anni alla data di scadenza del bando (il 31 luglio per la prima edizione 2025). Saranno ammessi testi di satira, monologhi umoristici e atti comici. Lo stesso 31 luglio verranno resi noti i nomi dei 5 componenti della prima edizione. La premiazione avverrà al teatro dell’Unione di Viterbo nelle giornate del 3 e del 4 ottobre 2025. La seconda serata in particolare sarà dedicata a Mattia e verranno letti alcuni dei suoi scritti. Verranno inoltre resi noti il premio della giuria e quello del pubblico.
Il Premio è organizzato dal Tuscia Film Fest/Associazione Cineclub del Genio di Viterbo in collaborazione con la famiglia e gli amici di Mattia Torre.
Qui il link di partecipazione.