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In Sala

‘Le assaggiatrici’, una storia che andava assolutamente raccontata

Nell’approccio a un’epoca passata, e così impegnativa, Silvio Soldini mantiene la stessa grazia nella resa dei personaggi femminili (ora, per di più, nella direzione di attrici straniere) che caratterizza tutto il suo cinema

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Le assaggiatrici

Le assaggiatrici di Silvio Soldini esce in sala qualche giorno dopo aver inaugurato la rassegna della sedicesima edizione del BIF&ST. Film necessario, nella resa di una vicenda inedita, e inaudita, che risale al nazismo, rimasta per una vita intera profondamente nascosta nella coscienza di chi l’ha vissuta. Le assaggiatrici sono davvero esistite. Un gruppo di donne costrette a fare quotidianamente da cavie per evitare un possibile avvelenamento a Hitler, rischiando due volte al giorno di morire al posto suo.

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La storia tiene con il fiato sospeso in una tensione che cresce sempre più, fino all’epilogo che ha il sapore del thriller

Le assaggiatrici: sinossi ufficiale

Autunno 1943. La giovane Rosa (Elisa Schlott), in fuga da Berlino colpita dai bombardamenti, raggiunge un piccolo paese isolato vicino al confine orientale. Qui vivono i suoceri, e qui il marito, impegnato al fronte, le ha scritto di rifugiarsi in attesa del suo ritorno.

 Rosa scopre subito che il villaggio, apparentemente tranquillo, nasconde un segreto: all’interno della foresta con cui confina, Hitler ha il suo quartier generale, la Tana del Lupo. Il Führer vede nemici dappertutto; essere avvelenato è la sua ossessione. Una mattina all’alba Rosa viene prelevata, insieme ad altre giovani donne del villaggio, per assaggiare i cibi cucinati per lui. Divise tra la paura di morire e la fame, le donne stringeranno tra loro alleanze, amicizie e patti segreti…..

Le assaggiatrici: Il trailer

 

Le assaggiatrici dal libro di Rosella Pastorino

Nel 2018, Rosella Pastorino vince il premio Campiello con Le assaggiatrici. Il libro viene tradotto in quarantasei lingue e diventa presto un successo internazionale.

Ottima la sua intuizione di raccontarci la tremenda esperienza di Margot Wölk (la donna tedesca che l’ha realmente vissuta). Ottima l’intuizione di Silvio Soldini di trasporla al cinema, in tutto il suo dolore, ma anche nella paradossale normalità dei giorni, condivisi con le altre donne da Margot Wölk (Rosa, nel film e nel romanzo). La paura entra tre volte al giorno, sempre senza bussare, si siede accanto a me, e se mi alzo mi segue, ormai mi fa quasi compagnia (dal romanzo di Rosella Pastorino).

Un’ambientazione più chiusa

Sceneggiatura e regia hanno scelto sempre luoghi chiusi, tagliando dal romanzo i momenti che Rosa vive all’esterno e le occasioni relazionali fuori da quella maledetta mensa. Così, abbiamo dovuto fare a meno dell’amicizia tra Rosa e la baronessa. Dei loro incontri nello spazio aperto e privilegiato della villa a cui Rosa viene ammessa con gioia. Del ballo, per cui Rosa può indossare un vestito elegante e dare ascolto, finalmente, a un po’ di sana vanità. Mancano, insomma, le rare distrazioni, che ricordano come ci sia una vita fuori dalla prigionia del cibo.

E, dentro la caserma, non ci sono le scene in cui il cuoco, Krümel, accetta Rosa e un’altra assaggiatrice come aiuto in cucina e dona loro frutta e formaggio, dicendo “Ve lo siete meritato”.

Così, mentre i giorni sono sempre più cupi (nel film ancor più che nella pagina), la complicità tra donne si fa indispensabile. A sottolineare poi l’oppressione della vicenda, lo schermo scuro, con la musica martellante di Mauro Pagani, che segna i passaggi da una parte drammatica della storia a quella successiva, ancora più drammatica. Anche se la paura dei pasti diminuisce, perché altrimenti sarebbe stata intollerabile. “Il sospetto verso il cibo si affievolì, come un corteggiatore cui concedi sempre più confidenza.”

Le assaggiatrici

Le assaggiatrici, dal sito ufficiale del BIF&st

Le donne nella loro individualità e nel gruppo

Del tutto convincente invece la scelta di ridurre a sette il numero delle assaggiatrici (quindici nella realtà storica, dieci nel romanzo). Si riesce a conoscerle meglio, ma, soprattutto, a contenerle nella stessa inquadratura. Nell’avanzamento verso il locale che le terrà prigioniere, nel loro stare a tavola, nella condivisione di fame, rabbia, paura.

Si sa fin da subito che nasceranno amicizie e rancori, e si capisce come Elfriede (Alma Hasun), la più stravagante, farà presto breccia nel cuore di Rosa. Lei così apparentemente remissiva e tra tutte forse la più risoluta. Berlinese: così la definisce con distacco Elfriede. Ed è emozionante vedere come la stessa parola usata quasi con disprezzo, si carichi poi di un affetto esclusivo.  Mentre Leni, l’ingenua del gruppo, quella che non sa tenere a bada le emozioni, diventerà presto la più coccolata, ispirando una sorta di maternage da parte delle altre.

Le relazioni hanno un po’ lo stesso andamento delle storie che relegano più persone in un luogo chiuso, come le Ragazze interrotte del film di James Mangold, in cui gli aguzzini sono gli stessi medici e infermieri dell’ospedale psichiatrico. Il gruppo, mentre si delineano le diverse psicologie, fa da rispecchiamento e contenimento. Si diventa amici così, nella disperazione (Rosella Pastorino).

Silvio Soldini e i suoi ritratti femminili

Succede anche qui. Con un tocco di grazia e delicatezza. Infatti, se Cristina Comencini, alla quale era stata affidata in un primo momento la regia, sarebbe riuscita a restituire pienamente la sofferenza dei personaggi, Silvio Soldini, nell’ascolto dell’animo femminile che  contraddistingue tutta la sua produzione, non delude.

Le donne possono avere un carattere chiuso come la protagonista di Un’anima divisa in due, o solare come Agata di Agata nella tempesta. Ma sono sempre impegnate nei loro percorsi di consapevolezza. Che dire poi di Rosalba di Pane e tulipani, del suo viaggio interiore verso una nuova vita, finalmente, nel rispetto di sé! Che bel personaggio femminile! Che bella l’immagine di Licia Maglietta che suona la fisarmonica! E la sua battuta finale a Bruno Ganz: “Ma non possiamo darci del tu, adesso?”, che ci ha fatto ridere e commuovere!

Acrobate, funambole sul filo tra l’accettazione del mondo e l’affermazione di se stesse, sempre. Soldini non aveva mai diretto prima d’ora un film in un passato storico lontano, né così impegnativo, ma, anche qui, l’attenzione verso Rosa e le altre è coinvolgente alla stessa maniera dei  ritratti che le hanno precedute.

Silvio Soldini

Foto ufficiale del BIF&st

Epilogo del film

Verso la fine, la narrazione si discosta del tutto da quella del romanzo per un epilogo che, dopo la visione, ci convince meno rispetto a quello della Pastorino. Avremmo preferito sapere cosa ne sarà di Rosa nel tempo, anziché una conclusione che da testimonianza storica, con tutte le implicazioni psicologiche al femminile, diventa convulsa e accelera di colpo i suoi ritmi. Restiamo comunque col fiato sospeso fino all’ultimo fotogramma. Per cui, nonostante le nostre preferenze, dobbiamo ammettere che funziona.

Sceneggiatura, produzione e distribuzione

La scrittura del film è stata affidata a un folto gruppo di sceneggiatori: Giulia Calenda, Cristina Comencini, Doriana Leondeff, Ilaria Macchia, Lucio Ricca e lo stesso Silvio Soldini.

Le assaggiatrici è stato prodotto da Lumière & Co, in associazione con Anteo, in coproduzione con Tarantula e Tellfilm, in collaborazione con Vision Distribution e Sky. Distribuito da Vision Distribution.

Le assaggiatrici

  • Anno: 2025
  • Durata: 123 minuti
  • Distribuzione: Vision Picture
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Italia, Belgio, Svizzera
  • Regia: Silvio Soldini
  • Data di uscita: 27-March-2025