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Festival del Cinema Tedesco

‘In Good Faith’, il conflitto tra fede e scoperta di sé

'In Good Faith' non offre risposte ma riflessioni. Vivere sotto una finta veste, con falsi sorrisi, credendo a un'idilliaca quotidianità. Quanto siamo disposti a soffrire pur di non cedere a ciò che siamo realmente?

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Frauke Lodders dirige un lungometraggio intento a ripercorrere la natura dei contrasti che si possono scaturire quando le nostre certezze, sicurezze e ideologie si ritrovano a scontrarsi con i sentimenti che ci appartengono. Sentimenti che vorremmo controllare, opprimere, magari dimenticare. Ma senza i quali non potremmo essere noi stessi, capire cosa vogliamo e chi siamo.

‘In Good Faith’ – che letteralmente tradotto significa “In buona fede” – è stato presentato in anteprima alla 5° edizione del Festival del cinema tedesco.

‘In Good Faith’, la narrazione di un sistema rigido e sbagliato

Hannah (Flora Thiemann) e Timotheus (Serafin Mishiev) sono due fratelli cresciuti in un piccolo villaggio rurale della Germania, immersi in una quotidianità scandita dalla rigida osservanza delle severe regole evangeliche imposte dalla loro famiglia. Fin dall’infanzia, hanno imparato a seguire con disciplina i dettami della fede, accettando senza riserve i sacrifici e le rinunce richiesti dal loro stile di vita. La loro casa, dominata dalla figura austera del padre e dalla devozione silenziosa della madre, è un microcosmo in cui ogni emozione deve essere contenuta, ogni desiderio controllato, e ogni deviazione dalle aspettative familiari viene vista come una minaccia all’ordine stabilito.

In good faith

Scoprire le proprie libertà

Un tratto importanti di ‘In Good Faith’  lo ricopre l’inizio dell’adolescenza. Hannah, che fino a quel momento aveva trovato conforto nella preghiera e nei compiti domestici, si accorge di essere attratta da una libertà che non ha mai conosciuto, una libertà che si manifesta nei sussurri delle ragazze del paese, nei libri proibiti letti di nascosto e nei sogni che la portano lontano dalla casa paterna. Timotheus, più riflessivo e introspettivo, si scontra con la confusione dei suoi sentimenti e con pulsioni che non riesce a comprendere, tanto meno a controllare. Il suo corpo cambia, la sua mente si riempie di domande a cui nessuno nella sua famiglia sembra voler dare risposta, e il senso di colpa diventa un compagno silenzioso ma costante.

Mentre i due fratelli cercano disperatamente di trovare un equilibrio tra ciò che sentono dentro e ciò che la loro famiglia esige da loro, la tensione cresce. Ogni giorno diventa una lotta tra il desiderio di conformarsi e il bisogno di scoprire chi sono veramente. La comunità in cui vivono, apparentemente immutabile, inizia a sembrare loro sempre più soffocante. Le loro anime ribelli, seppur spaventate dalle conseguenze, si trovano a scontrarsi con la paura del giudizio, dell’esclusione e della colpa.

In Good Faith

L’angoscia di una dolorosa gabbia

In Good Faith è un racconto amaro, una drammatica dimostrazione di come spesso ciò che percepiamo come “bene assoluto” sia invece distruttivo.  Attraverso la storia di Hannah e Timotheus, il racconto esplora il conflitto tra fede e identità personale, tra dovere e desiderio, tra appartenenza e libertà.

La narrazione mette in luce come le convinzioni imposte dall’alto – in particolare quelle di una famiglia rigidamente religiosa – possano soffocare la crescita individuale, soffocando ogni impulso naturale in nome di un ideale intransigente. Il percorso dei due protagonisti diventa così un lento, doloroso risveglio, in cui la scoperta di sé si scontra con il peso del senso di colpa e con la paura di essere esclusi da ciò che hanno sempre conosciuto.

Alla fine, ‘In Good Faith‘ non offre risposte semplici, ma lascia il lettore con una domanda inquietante: fino a che punto il bene che ci viene imposto è davvero tale, e quando, invece, diventa solo una gabbia da cui dobbiamo trovare il coraggio di fuggire?

In good faith

  • Anno: 2024
  • Durata: 117'
  • Distribuzione: Kinescope Film
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Tedesca
  • Regia: Frauke Lodders