Claudio Agostini, classe 2000 si è laureato allo IED di Roma specializzandosi in video design e filmmaking. Giovane autore e regista indipendente presenterà Nero alla quindicesima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival. Il cortometraggio presentato per il concorso internazionale verrà proiettato presso l’Auditorium Santa Margherita.
Claudio Agostini: le fondamenta della narrazione
Claudio Agostini oltre alla produzione cinematografica si occupa della comunicazione per la cooperativa sociale Raggio di Luce ed è insegnate in un laboratorio di cinema pensato per persone con disabilità. Le esperienze in questi ambienti hanno reso possibile una vera immersione in questa dimensione, poi successivamente presentata all’interno di Nero. In particolare, la partecipazione al progetto Oltre i Sensi, in cui ha collaborato alla realizzazione di un documentario per celebrare l’anniversario del linguaggio Braille, ha strutturato una vera base di conoscenze attorno al tema della minorazione visiva.
Nero: il racconto di un incontro
Nella prima scena di Nero viene presentato Francesco nella sua auto, è al telefono e porta avanti una conversazione molto sostenuta con Elena. Sono entrambi agitati, usano dei modi bruschi ed alzano la voce, ma ad un certo punto i toni si abbassano perché si tocca un tema delicato: il padre di Francesco è in ospedale, ma per il momento è stabile.
Nel frattempo, lui si è perso e tentando di aggiustare la direzione sul navigatore non si accorge della presenza di un cane nella sua direzione e così lo investe. Scende dalla macchina e dopo momenti di esitazione decide di spostarlo sul ciglio della strada per poi andarsene. Le inquadrature proposte nel momento in cui Francesco si pulisce le mani dal sangue del cane sono esemplificative dello stato mentale del protagonista. Una ripetizione delle immagini e delle parole in cui continua a dirsi di non essere colpevole. Il pentimento però non attecchisce e risale in macchina.
Qualche istante dopo sente la voce di Mario, il padrone che cerca la sua guida. Mario è un uomo non vedente che si rivolge a Francesco per aiutarlo nelle ricerche del suo Nerone. Da questo momento inizia un viaggio introspettivo, tramite il dialogo dei personaggi, in cui emerge la cecità di Francesco, la vita che sta conducendo risulta offuscata. È Mario questa volta a condurlo indicandogli la strada per il vero sé stesso, ormai nascosta da tempo sotto un velo solo apparentemente inscalfibile. Mario è a conoscenza sin dall’inizio della morte di Nerone, ma decide comunque di intraprendere questo percorso e l’unica cosa che desidera è seppellire il suo caro compagno. Andando verso casa Francesco riceve una telefonata, nel sentire quelle parole si piega in segno di dolore, il padre non ce l’ha fatta.
Nella sepoltura di Nerone si crea un raccordo con il trapasso del padre, come un gesto di catarsi sotterra l’animale e nello stesso momento chiude un capitolo della sua vita.

Gentile visione dell’oggi
Dal primo istante è possibile cogliere una visione compassionevole della vita nella contemporaneità rappresentata in Nero. La velocità che tanto si nomina e disprezza, ma di cui si continua ad essere schiavi. Non viene presentata un’accusa o una derisione della figura di Francesco ma piuttosto si crea empatia con il personaggio in balia della vita. Un’esistenza di cui non conosce la direzione, ma semplicemente si barcamena nelle sfide da lui stesso imposte.
Nel breve tempo del cortometraggio Agostini è stato in grado di convogliare anche un altro spunto su cui riflettere, ossia il rapporto genitore e figlio. Una relazione ogni volta diversa, a seconda dei casi, ma insita negli esseri umani è la volontà che tale legame esista e sia stretto. Un affetto ritenuto inviolabile, ma non è detto che, in ciascun caso, crei le connessioni sperate.
Ogni passaggio è avvolto dalla melodia, le musiche di Salvatore Iembo creano un racconto uditivo parallelo. La colonna sonora di Nero riprende i suoni interiori del protagonista e li traduce e convoglia in un brano, quest’ultimo produce così una narrazione senza il bisogno delle immagini.
Vanessa Toniolo