
Anno: 2013
Durata: 90′
Genere: Docufiction/Drammatico
Nazionalità: Italia
Regia: Alessandro Rossetto
Martellante si ripresenta la domanda per tutta la durata del film; perché è così fastidioso e spiazzante venire a contatto con lo spaccato provinciale che Alessandro Rossetto ci presenta, che la prima reazione è stata proprio questa: ma esiste davvero questa parte di Veneto? Esiste davvero un luogo sul territorio italiano che per disperazione, ristrettezze economiche, rapporto con le armi e diffidenza diffusa, è associabile a quel brutto esempio delle periferie degradate americane, che tanto ci impegniamo ad additare?
Luisa e Renata sono due giovani che lavorano presso un grande hotel di lusso; sognano di racimolare qualche spicciolo, e pensano che il mezzo più rapido siano i giochi a sfondo sessuale. Il meccanismo gli sfugge di mano e si infilano in un tunnel perverso di ricatti e reazioni efferate. La vicenda si costruisce e dipende, nei rapporti di cause-effetto, dalla diffusa diffidenza dell’altro che ha certi inconfondibili tratti attuali e regionali: alimentato dalla propaganda populista di massa, quella delle feste popolari, dei bar e dell’ombra di vino, l’ideale nazionalista si radica nella parte violenta della mente di alcuni tra i protagonisti, quelli che sembrano aver gettato la spugna col mondo e cercano una spiegazione alla demolizione che li attornia. La follia raggiunge l’apice quando il padre di Luisa scopre la sua relazione con Bilal: un ragazzo estremamente positivo….MA albanese.
Piccola patria di Rossetto è obiettivamente una rappresentazione cruda, verista, che il regista non ha cercato di indorare: un vorticoso viaggio, cadenzato da riprese aeree vertiginose, nella faccia scura della luna nera. La colonna sonora accompagna ogni volo ma senza permetterci di allontanarci troppo dalla dimensione locale, soprattutto per la scelta di includere musica popolare, a volumi imperativi, e con voci un po’ volutamente stridenti e altrettanto modulate una sull’altra.
Preda di populismo politico, di razzismo gratuito, questo film è la rappresentazione di come anche il nord soffra degli stessi cancri di cui accusa il sud, e di come questi mali che affliggono la popolazione siano indotti più che virali. Personaggi che nascono come monelli giocosi, seppur discutibilmente giocosi, si macchiano di tradimenti e impulsi violenti, ma senza approdare ad una soluzione: girano su stessi fino alla fine. Fine che non c’è, come se si dovesse prevedere un seguito, o come se, semplicemente, ne si possa attendere l’atto successivo nei fatti di attualità che si leggono sui quotidiani.
Rita Andreetti