fbpx
Connect with us

Netflix SerieTv

‘The Diplomat 2’ : l’underdog

Tra alti e bassi la seconda stagione punta tutto sull’ascesa della sfavorita ambasciatrice americana. Una serie che fa fatica a equilibrare la parte sentimentale con quella politica

Pubblicato

il

The Diplomat 2

Su Netflix The Diplomat 2 creata da Debora Cahn e interpretata da Keri Russell ( Felicity, The Americans). Prodotta da Let’s Not Turn This Into a Whole Big Production e Well Red, la serie è stata recentemente candidata ai Golden Globes 2025 come miglior serial drammatico e migliore attrice protagonista. Nel cast oltre alla Russell : Rufus Sewell, Ato Essandoh, Ali Ahn e Rory Kinnear.

IL TRAILER – The Diplomat 2

Sinossi – The Diplomat 2

Dopo l’esplosione nel cuore di Londra che mette a repentaglio il marito dell’ambasciatrice Hall ( Rufus Sewell) e Stuart ( Ato Essandoh) il capo missione dell’ambasciata americana, Kate (Keri Russell) scopre che l’attacco alla nave inglese non è stato causato da una potenza straniera ma dallo stesso Regno Unito. Mentre cerca di capire se sia stato coinvolto anche il primo ministro, dovrà decidere cosa fare del suo matrimonio.

Tra politica e guilty pleasureThe Diplomat 2

The Diplomat 2 riparte da dove l’avevamo lasciata. Con un grande plot twist nel quale le sorti del consorte di Kate e del suo braccio destro Stuart toccano il tragico e l’inesorabile. Tutta la serie ha una orizzontalità a cui tende ( il complotto dentro il Regno Unito), e varie verticalità sentimentali che ormai sono la cifra della serie Netflix. The Diplomat 2  non rinuncia alla sua struttura. Un prodotto pensato per il pubblico della piattaforma streaming e del binge-watching. Episodi apparentemente lunghi ma brevi,  in un montaggio sintetico e accurato, che tendono sempre ad intricare il mosaico sentimentale e quello politico.

Se da una parte l’ascesa di Kate come prossima vicepresidente americana deve fare i conti con le perplessità sul primo ministro inglese, dall’altra la showrunner Cahn continua il suo minestrone melò con evidenti tendenze da guilty pleasure. La serie Netflix è un’imperfetta via di mezzo tra The West Wing, Homeland e Grey’s Anatomy. I giochi di potere, i pericoli interni ed esterni di una imminente terza guerra mondiale, si legano alle indecisioni di Kate per il suo matrimonio . E all’attrazione per il ministro degli esteri Austin. La seconda stagione è impantanata , più della prima, su questo versante, soffrendo molto della fusione della parte relazionale in quella politica, e viceversa.

Un underdog in carriera

Il tutto è in linea con il concept della serie: dimostrare che un funzionario di secondo livello come Kate possa emergere sul campo straniero, diventando una risorsa con un futuro politico ben preciso. L’ambasciatrice interpretata dalla Russell è un underdog che emerge come coraggiosa diplomatica. L’unico politico, secondo la scrittura della Cahn, in grado di garantire stabilità al Regno Unito, e un futuro da politica americana. E mentre la serie per lunga parte procede come una specie di thriller investigativo, l’ambasciatrice deve vedersela sul fronte interno rivaleggiando con la vicepresidente in carica.

Ciò che indubbiamente è piaciuto all’Hollywood Foreign Press Association è questa gara tra due politiche donne. Un affresco efficace che contrappone il corporativismo istituzionale e il nuovo corso; tra la vicepresidente Grece Penn ( Allison Janney ) e Kate c’è ammirazione, rispetto e tensione tagliata con affilate lame. Due rivali che vedono l’opposto l’una nell’altra; la giovane diplomatica un modello da seguire, la politica di lungo corso invece vede in Kate un ostacolo. E la cosa migliore di The Diplomat 2 la si trova nel loro rapporto. Una partita a scacchi a colpi di diplomazia e compromessi politici.

Il lungo plot twist come seconda stagione

È inutile negarlo. La serialità attuale è completamente assoggettata alla rappresentazione di eroine forti, tenaci, a loro modo ribelli, e che non smettono di rivendicare il loro posto in un mondo altamente maschile. L’ambasciatrice della Russell segue altri personaggi simili ,come la Zoe Saldana di Lioness (Paramount+), in ruoli prettamente orientati a narrazioni femminili che giocano con archetipi maschili. La Kate di  The Diplomat 2, però, delinea il suo spazio in un reale viaggio eroico al femminile, aiutata dalla sua confusione sentimentale, più intricata delle macchinazioni politiche. La struttura episodica rispetto alla prima stagione è stata asciugata da 8 a 6 episodi con l’intento di arrivare prima al dunque. Ma uno dei problemi della serie Netflix è ragionare con i vecchi meccanismi a cui ci ha abituato. Alle volte Kate sembra imporsi come la nuova Carrie Mathison di Homeland prima di complicare notevolmente le proprie situazioni sentimentali proprio come farebbe Bridget Jones.

Keri Russell è strepitosa, la serie un po’ meno

Il problema dell’ambasciatrice è che non riesce a liberarsi del marito, e ciò irrimediabilmente si rispecchia nella serie. I due ridanno vita ad un ri-matrimonio, consumato, finito, ma che non perdono occasione di ‘rigenerare’. La dimensione sentimentale, da cui la serie non riesce proprio a divincolarsi, è favorita da una seconda stagione che appare ‘una stagione di mezzo’. Troppo incentrata a risolvere il plot twist di The Diplomat 1 piuttosto che raccontare qualcosa di davvero rilevante. È qui che il percorso dell’underdog si arena.

Qualche frammento sull’ascesa politica di Kate ( il rapporto con la vicepresidente e la sua candidatura come sostituta) si installa in una narrazione incentrata su meccanismi politici interni estremamente dipendenti dalla prima stagione. La crisi/non crisi col marito è ormai dentro la struttura della serie, come lo è anche Kate, l’eroina che si muove come una detective della diplomazia. La serie di Debora Cahn quindi è fragile proprio nel suo mix-bivio: rappresentare un personaggio politico e offrire il giusto intrattenimento.

The Diplomat 2, rincorrendo l’attenzione dello spettatore, fa così della semplificazione il suo vero punto di forza: rappresentare una serie politica come un melodramma guilty pleasure.

Editing Sandra Orlando.

  • Anno: 2024
  • Durata: 50'
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: thriller politico
  • Nazionalita: Usa/Gb
  • Regia: Debora Cahn
  • Data di uscita: 31-October-2024

Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers