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Festival del cinema di Porretta Terme

Giorgio Diritti. Da Bologna a Porretta. Tra riconoscimenti e grande cinema

Il regista di grandi capolavori come "Il vento fa il suo giro", "Volevo nascondermi" e "Lubo" sarà ospite del Festival del Cinema di Porretta Terme con una rassegna monografica a lui dedicata.

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Giorgio Diritti - Behind the scenes Lubo

Giorgio Diritti, protagonista della rassegna monografica della ventitreesima edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme, domenica 8 dicembre sarà ospite di un incontro con il pubblico in cui gli sarà consegnato il premio FCP.

Gli inizi al fianco di grandi autori

Giorgio Diritti nasce a Bologna nel 1959 e si forma al fianco di diversi autori italiani, uno su tutti Pupi Avati, con il quale collabora in vari film. Realizza vari casting per film in Emilia Romagna, tra cui La voce della luna (1990) di Federico Fellini. Partecipa all’attività di Ipotesi Cinema, Istituto per la formazione di giovani autori, fondato e diretto da Ermanno Olmi.

Nel 1990 dirige il suo primo cortometraggio, Cappello da marinaio, che viene selezionato in concorso a numerosi festival internazionali, tra cui quello di Clermont-Ferrand. Tre anni dopo, nel 1993, realizza il film per la TV Quasi un anno, prodotto da Ipotesi Cinema e Rai 1.

Il vento fa il suo giro– il primo grande successo

Il suo esordio al cinema arriva nel 2005 con Il vento fa il suo giro, che partecipa ad oltre 60 festival nazionali ed internazionali, vincendo oltre 36 premi. Riceve 5 candidature ai David di Donatello 2008 (fra cui Miglior Film, Miglior Regista Esordiente, Miglior Produttore e Migliore Sceneggiatura) e 4 candidature ai Nastri D’argento 2008. Il film inoltre diventa un “caso nazionale”, restando in programmazione al Cinema Mexico di Milano per più di un anno e mezzo.

Questa sua opera prima racchiude in modo già maturo il nucleo centrale del lavoro del regista, incentrato sul tema esistenziale dell’attribuzione di significato, esplorandolo attraverso percorsi marginali e utilizzando il dialetto per veicolare un messaggio sull’identità culturale.

Il vento fa il suo giro - Frame dal film

“Il vento fa il suo giro” – Frame dal film

Anni 2010, tra premi e riconoscimenti

Il secondo lungometraggio di Giorgio Diritti esce nel 2009 e si intitola L’uomo che verrà . Il film viene presentato nella selezione ufficiale del Festival Internazionale del Film di Roma 2009, dove vince il Gran Premio della Giuria Marc’Aurelio D’argento, il Premio Marc’Aurelio D’oro del Pubblico al Miglior Film – Bnl e il Premio “La Meglio Gioventù”.  Uscito poi in sala il 22 gennaio 2010, partecipa a numerosi Festival italiani ed internazionali e si aggiudica, tra gli altri riconoscimenti,  il Premio come Miglior Film ai David di Donatello 2010.

L'uomo che verrà

Claudio Casadio e Maya Sansa ne ‘L’uomo che verrà’. Foto dal sito di Filmitalia

Un giorno devi andare (2013), presentato in anteprima al Sundance Film Festival, viene curato da Diritti non solo nella regia, ma anche nel soggetto e nella sceneggiatura. In questo film il regista continua a esplorare leggere il complesso intreccio dei potenti temi dell’appartenenza, del disagio esistenziale e della necessità di connessione con un’identità socialmente condivisa. Jasmine Trinca è la protagonista di un viaggio tra i villaggi Indios alla ricerca del senso della vita.

Meritano poi una menzione anche il documentario Milano 2015 del 2015 e Zombie del 2020.

Jasmine Trinca in “Un giorno devi andare”

Ultimi capolavori

Volevo nascondermi - Frame dal film

“Volevo nascondermi” – Frame dal film

Volevo nascondermi, del 2020, è il film che gli ha portato ancora più riconoscimenti dei suoi precedenti lavori. Il lungometraggio ripercorre la vita del pittore Antonio Ligabue, interpretato da Elio Germano che, per il ruolo, ha vinto l’Orso d’argento al miglior attore al Festival del Cinema di Berlino. Il film riceve numerosissime candidature (ben 15) ai David di Donatello, ricevendo ben 7 premi tra cui miglior regia e miglior film.

Il suo ultimo film, Lubo, trasposizione del romanzo “Il seminatore” di Mario Cavatore, è stato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2023. La storia narra le vicende di Lubo Moser, un giovane appartenente all’etnia nomade Jenisch, chiamato a servire nell’esercito svizzero per difendere i confini. Durante il suo servizio riceve la visita del cugino, che gli porta una notizia terribile: i gendarmi hanno sequestrato i suoi figli solo perché figli di nomadi. La sete di vendetta di Lubo porterà a sviluppi inaspettati, costringendo tutti a riflettere sui confini labili tra bene e male.

Lubo

“Lubo” – Foto di Francesca Scorzoni

 Fuori dal cinema

Accanto a cinema e teatro, altro ambito in cui Giorgio Diritti è molto impegnato, il regista esordisce nel 2014 con il romanzo “Noi due” . L’anno dopo pubblica il saggio “L’uomo fa il suo giro. Storie di condivisione dentro e fuori del set”.

 

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