Dopo Body Electric (2017), Marcelo Caetano con Baby (2024) continua la sua riflessione sui “corpi elettrici”, ambientando il suo secondo lungometraggio nelle strade della caotica e viva San Paolo, raccontando una storia intima che intreccia le fragilità individuali con il contesto familiare e sociale.
In Baby, il regista esplora i temi della sopravvivenza e delle dinamiche di potere nella comunità queer brasiliana di San Paolo narrando la storia attraverso gli occhi di Wellington (João Pedro Mariano). Il giovane ragazzo, dopo due anni in una struttura di detenzione minorile, si trova appena diciottenne solo e confuso a girovagare per San Paolo e a dover fare i conti con la sua identità.
Caetano si conferma capace di raccontare un corpo che da singolo si fa universale, un corpo che r-esiste a un mondo e a un sistema sociale ostili che gli impongono di restare ai margini.
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Baby, il coming-of-age di Wellington
Il coming-of-age, caratterizzato dalla crescita personale del protagonista, in Baby assume una dimensione ambigua che si snoda attorno al personaggio di Wellington e al rapporto stratificato e complesso che instaura con un uomo più maturo, Ronaldo.
Il ragazzo non affronterà un “classico” percorso di formazione, ma la ricerca del sé sarà ben più difficile, costretto a confrontarsi con una realtà cruda che non offre soluzioni facili a corpi fluidi e negoziabili come il suo.
Wellington si auto-determina come Baby, un nome che assume diverse sfumature di significato, andando a simboleggiare il suo perverso e traumatico ingresso ingresso nel mondo dei sex workers, sia il bisogno di Wellington di ritornare a quel mondo dell’infanzia, della fanciullezza che il suo aspetto e il suo volto giovane e fresco faticano a lasciare.
Baby, il battesimo e l’inizio della nuova vita
Il particolare legame e la sua ambigua relazione con Ronaldo (Ricardo Teodoro) – escort quarantenne conosciuto in un cinema porno, che lo prende sotto la sua ala protettiva – diventa il motore della narrazione e cuore pulsante della storia. Sarà infatti Ronaldo a iniziare Wellington, auto-ribattezzatosi Baby, alla nuova vita.
Un rapporto, il loro, che sfida le relazioni di affetto e sfruttamento, in un misto di protezione e dipendenza accentuato maggiormente dalla continua messa in discussione delle dinamiche di potere e di sottomissione nella coppia.
Smettila di fare il bambino
Gli dirà Ronaldo, quasi come un padre ammonisce un figlio. La nuova vita con Ronaldo sfida ogni definizione muovendosi tra dinamiche a tratti paterne, a tratti sessuali e a tratti professionali. Da mentore e guida, l’uomo diventerà per Baby amante e infine aguzzino, riflettendo i paradossi di una relazione in cui si alternano costantemente le dinamiche di potere tra vittima e carnefice.
La città di San Paolo in prospettiva queer
Attraverso le esperienze di Baby, in questa sua ricostruzione dell’identità, dopo esser stato abbandonato dalla madre e dal padre che mai hanno accettato la sua sessualità libera e fluida, Caetano esplora la condizione di chi è costretto a sopravvivere usando il proprio corpo.
Il lavoro sessuale viene qui rappresentato in modo realistico e senza fronzoli con la parte più squallida di chi è costretto a trattare il proprio corpo come oggetto, merce di scambio e mezzo di sussistenza necessario alla sopravvivenza. Il sesso non è una scelta per Baby e non lascia spazio a narrazioni addolcite e idealizzate dei sex workers.
In questo contesto la città di San Paolo non si limita a fare da sfondo, ma diventa uno dei personaggi principali della storia. Il regista offre uno spaccato di più generazioni della comunità queer a San Paolo. Dalle sue strade illuminate al neon, i cinema porno fatiscenti, le saune e dai luoghi di ritrovo per adescare clienti, questi nonluoghi aiutano a costruire i dettagli delle vite frammentate dei protagonisti.
Baby, la bellezza brutale della crescita
La fotografia di Joana Luz e Pedro Sotero riesce a catturare la brutalità di San Paolo, dipingendo una città spietata ma palpitante. Questo sguardo duro si contrappone a momenti più delicati, caratterizzati da primi piani intimi e delicati che esplorano la quotidianità di Wellington/Baby. Libero di costruire sé stesso all’interno di una nuova famiglia fluida e accogliente, il ragazzo trova un rifugio che contrasta nettamente con l’abbandono della famiglia tradizionale.
Baby, dopo essere stato selezionato a Cannes, è stato presentato in anteprima nazionale alla 22ª edizione del Florence Queer Festival, la kermesse toscana che celebra il meglio della cinematografia LGBTQIA+.cinematografia LGBTQIA+.