Beautiful Evening, Beautiful Day è un film Croato coprodotto dal Canada. Diretto da Ivona Juka, è stato selezionato come candidato ufficiale della Croazia agli Oscar 2025. Dopo aver raccolto consensi nei festival internazionali, il film approda in Italia con la sua anteprima italiana al Florence Queer Festival 2025 .
Con una regia semplice e un cast intenso, la regista racconta una pagina dolorosa della storia jugoslava. Qui, arte cinematografica e desiderio si scontrano con censura e violenza, restituendo corpi e desideri a lungo oscurati.
Storia, repressione e intimità
Il nucleo tematico di Beautiful Evening, Beautiful Day è semplice quanto crudele. Quattro amici, ex partigiani ora cineasti, devono fare i conti con la propria vita privata, con la censura e il ruolo dell’arte in tempi autoritari. Juka costruisce il suo racconto come un continuo scontro corpo a corpo tra libertà creativa e controllo ideologico. Lo fa scegliendo una regia asciutta, che procede per contrasti molto netti a partire dalla fotografia.
La scelta di un bianco e nero digitale (al netto di un’estrema pulizia estetica che non restituisce davvero gravità) diventa una lente che amplifica la rigidità di un’epoca in cui ogni gesto poteva essere letto come un segnale di dissenso. Il rapporto tra Lovro e Nenad emerge così con una forza vulnerabile, compressa nelle inquadrature strette che isolano i corpi. Ciò riflette in modo efficace la pressione politica che si addensa attorno ai protagonisti.
Una regia schietta e diretta, ma incerta
Juka non cerca virtuosismi di camera, ma lavora sulla tensione drammatica delle situazioni. Lo fa con un montaggio severo e con una messa in scena che lascia strisciare la paura (così come la passione) al suo interno senza timori. La regia non ha timore di mostrarsi esplicita. Il film apre con un episodio di intimità che fa subito capire quale sia la posta in gioco della verità all’interno della pellicola. Questa scelta pone il film su un crinale ambivalente. Da un lato c’è il coraggio nel normalizzare il desiderio. Dall’altro, alcune sequenze violente e il modo in cui vengono filmate possono far sollevare dubbi sulla gestione emotiva del materiale visivo.
In questo senso, Beautiful Evening, Beautiful Day parla con sincerità e talvolta con rabbia, della violenza sistemica verso l’omosessualità nella Jugoslavia di Tito, riuscendo a evocare un clima di costante incertezza, dove il Cinema diventa territorio di resistenza. Al tempo stesso, il film patisce qualche difetto di montaggio e di VFX, oltre a una distribuzione dello spazio drammatico che frammenta il respiro in episodi spesso potenti, ma discontinui. La somma di queste parti non sempre raggiunge la coesione promessa e auspicata dal progetto, pur mantenendo la sua potenza.
Il peso delle immagini
La fotografia di Dragan Ruljančić accompagna questo percorso con una metodicità che sa anche farsi emotiva. Le luci sono taglienti, i volti sono ricalcati, gli angoli sono sempre netti. Queste scelte restituiscono un mondo chiuso e angosciante. Tuttavia il film trova un approccio diverso proprio nel modo in cui gestisce la materia visiva. Alcuni momenti particolarmente truci, come le aggressioni, filmate con durezza quasi documentaria, producono un’intensità fisica che risuona a lungo nella pellicola. Da questo punto di vista è essenziale e molto azzeccata la scelta nel finale, quando il film abbandona il bianco e nero e muta in colore, trasformando le onde del mare in un luogo di sospensione e rinascita.
Non a caso Juka qui mostra i corpi, sempre esplorati nel film, nudi, che galleggiano leggeri nell’acqua. I loro movimenti e la loro pelle indagata dalla macchina da presa diventano una dichiarazione politica e sentimentale, una forma di sopravvivenza che sfugge a ogni archivio e a ogni censura. È come se Juka, dopo un racconto dominato dal peso della Storia, trovasse finalmente un varco di libertà, fragile, forse effimero, ma assolutamente necessario.
Il cast sostiene con forza l’impianto drammaturgico fin qui descritto. Dado Cosic e Djordje Galic offrono interpretazioni calibrate, dove la verità emerge soprattutto grazie ai silenzi e alle esitazioni più che con le parole. Accanto a loro, Emir Hadžihafizbegović riesce a costruire un personaggio ambiguo, un pendolo che oscilla continuamente tra una forte rigidità burocratica e un’inaspettata consapevolezza umana che apre crepe nella narrazione monolitica del regime.
Beautiful Evening, Beautiful Day è un’opera intensa e imperfetta, ma capace di lasciare tracce profonde: un film che interroga il rapporto tra corpi, Storia e libertà con una sincerità rara. La proiezione al Florence Queer Festival rappresenta la cornice ideale per scoprirne la forza emotiva e politica.
Approfondite anche il denso programma del Festival di quest’anno!