Lesvia, proiettato alla 21º edizione del Florence Queer Festival, è il : una potente testimonianza della capacità del cinema di essere specchio e catalizzatore per la riflessione sociale. Ambientato sull’isola di Lesbo, emblematica per la storia della poesia e dell’amore omosessuale, il film intreccia i temi dell’amore, dell’identità e del legame con la terra, creando un mosaico di storie che celebrano la libertà di essere e di amare.
Un tiaso moderno
“Uno dice che un esercito di fanti, altri di cavalieri, altri di navi, è la cosa più bella sulla terra nera, io ciò che si ama.”
I versi di Saffo fungono da filo conduttore per il documentario, sottolineando l’importanza dell’amore come forza primaria e come elemento che trascende i confini del tempo e dello spazio.
Come Saffo celebrava l’amore nella sua forma più pura, la regista esplora l’amore e il mondo femminile nelle loro molteplici manifestazioni, raccontando storie di donne che cercano autenticità e connessione in un mondo spesso ostile.
Il film è un perfetto insieme di intimità e collettività, che si fondono per tracciare un sentiero comune: “Questo film è il risultato di dieci anni di riprese durante i quali ho realizzato interviste approfondite con membri della comunità lesbica, oltre che con gli abitanti locali. È un film personale quanto collettivo.”
Tra il documento intimo e collettivo
Da un lato, Hadjidimitriou analizza gli aspetti più intimi della sua vita, nata e cresciuta nel paese di Erissos, trattando i punti focali della sua crescita in quanto donna e mettendo a nudo la sua emotività. Dall’altro, il film è una testimonianza collettiva: un ponte tra la comunità lesbica e l’eredità culturale e storica dell’isola.
Il documentario si articola su più linee temporali: quella delle prime ragazze sbarcate sull’isola di Lesbo negli anni ‘80, con Saffo e il suo Tiaso nell’antica Grecia, e quella moderna.
Questo dialogo riesce a non scadere mai nella mera nostalgia di un passato irripetibile, il film è un grido di speranza per il futuro della libertà di amare e di esprimersi.
Nel documentario vengono evidenziate la resilienza, il senso di comunità e la capacità di trasformare il dolore in arte e bellezza, attraverso un perfetto equilibrio tra la denuncia sociale e la celebrazione dell’amore e della solidarietà, celebrando da un lato il liberalismo di quest’opera ma anche la sua sincera umanità.
La musica e la natura diventano personaggi concerti del documentario, impersonificando gli stati d’animo delle protagoniste e rendendole parte di un disegno più grande di loro stesse. L’isola le accoglie e le lascia nuotare nelle sue acque, scaldarsi sotto il suo sole e trovare riparo sotto i suoi alberi. La maternità dell’isola è sia culturale che fisica.
Lesvia e il femminismo
All’interno del documentario il femminismo è una presenza sottile e costante. D’altronde la scelta stessa della regista greca di raccontare le storie delle donne lesbiche dell’isola è un atto politico.
In Lesvia vediamo rappresentata una comunità di donne autonome e indipendenti, che crea un mondo proprio lontano da limiti di genere, età, sessualità o etnia. In un mondo che troppo spesso marginalizza le donne e ancor più le donne che amano altre donne, Hadjidimitriou dà voce a chi è stato storicamente escluso.
Lesvia è un racconto intimo e delicato della forza e resilienza della comunità lesbica nel corso del tempo. Nel corso dei 10 anni di interviste, la regista ha raccolto testimonianze di lotte contro il pregiudizio e l’invisibilità, ma anche di affermazione e orgoglio.
Grazie alla narrativa degli intervistati, tra abitanti dell’isola e turisti, capiamo come le spiagge dell’isola di Lesbo abbiano assunto un significato ambivalente. Da un lato, un rifugio sicuro per chi vuole autodeterminarsi nella sua completa libertà e felicità; dall’altro, riflettono le tensioni tra tradizione e cambiamento, tra accettazione e resistenza.
La poesia di Saffo riecheggia in ogni inquadratura del film, si riflette in ogni sguardo delle protagoniste e nel lavoro della regista. la rivoluzionarietà dell’amore trattato dalla poeta risiede nella centralità del desiderio e dell’autonomia femminile, sfidando le norme patriarcali e oscurantiste.
Lesvia è un invito a riflettere sull’importanza delle comunità funzionali all’interno di una società. Hadjidimitriou, attraverso il suo documentario, urla a pieni polmoni che l’identità lesbica non è un isolamento, ma un incontro.
La solidarietà e la condivisione sono alla base della ricerca di visibilità e accettazione per una comunità messa all’angolo e isolata per secoli. L’ideale della comunità si concretizza nella convinzione che nessuna liberazione individuale sia possibile senza un cambiamento collettivo e sociale.
L’impatto sulla società greca
Il documentario non si limita a trattare del clima idilliaco che si era creato sulle spiagge dell’isola, ma ha l’audacia di affrontare temi più spinosi e controversi, come la discriminazione, i pregiudizi e le lotte per il riconoscimento subite.
Contemporaneamente alla narrazione di questo eden matriarcale, la regista sviluppa anche il tema delle contraddizioni che l’eccessivo turismo ha apportato alla vita sull’isola.
Lesvia riesce ad indossare anche le vesti di occasione per domandarsi cosa significhi appartenere a un luogo e come l’identità possa essere plasmata dal contesto geografico e culturale.
Saffo scriveva che è “ciò che si ama” a dar senso alla nostra esistenza, indipendentemente da chi è il destinatario di questo amore.
Hadjidimitriou tratta l’amore come atto di resistenza e di speranza, con l’obiettivo di dimostrare che l’identità personale non è solo una questione personale, ma una forza rivoluzionaria.
Lesvia è indirizzato a chi la sua isola ancora non l’ha trovata, a chi la sta cercando e a chi, finalmente, sta godendo del calore dei raggi del sole.
Lesvia tratta di esistenza, perché a volte ricordarsi di esistere è più difficile che scomparire.