The Metamorphosis of Birds (A Metamorfose dos Pássaros), primo documentario di Catarina Vasconcelos girato in pellicola 16 mm, è stato presentato durante la settantesima edizione della Berlinale, dove ha ricevuto il premio FIPRESCI. Il film ha ottenuto numerosi altri riconoscimenti, affermandosi come un’opera di rilievo nel panorama cinematografico internazionale.
Disponibile su Mubi.
L’orizzonte narrativo verso cui rivolgere gli occhi
Henrique si trova in una casa di riposo, condizione da lui stesso voluta affinché i figli potessero sistemare e vendere la casa. Ricorda sua moglie Beatriz e il nome con cui le piaceva essere chiamata, Triz. Si innamorarono ed ebbero sei figli, tra cui il primogenito Jacinto, che a sua volta ebbe una figlia, Catarina. Il film è il racconto della storia di una famiglia, attraverso i ricordi e le riflessioni di Jacinto e Catarina.
La traccia narrativa si delinea attraverso l’analisi di elementi ricorrenti, condivisi dai personaggi e vissuti attraverso l’individualità di ciascuno. Il mare è uno di questi.
“Prima venne l’acqua, poi gli alberi e alla fine gli uccelli”.
Henrique era un marinaio, ha potuto assistere soltanto alla nascita del primo figlio e ha visto crescere la sua famiglia da lontano, attraverso lettere e fotografie. Come per gli altri marinai, l’orizzonte rappresenta per lui lo spazio su cui proiettare e proiettarsi, un luogo che definitivamente permette di sfuggire alla solitudine della sua condizione. Osservando l’orizzonte, ha l’impressione che la vista si acuisca, diventando capace di scorgere i contorni delle città e degli alberi, il profilo della sua casa e infine la possibilità del ricongiungimento con la famiglia.
Il mare si fa per Henrique terra provvisoria a cui aggrapparsi, mentre per i suoi figli diventa la dimensione immaginifica che permette loro di superare il trauma della lontananza e di ridimensionare l’assenza del padre nella misura concessa dallo spazio esteso che il mare rappresenta.
“Il mare domina talmente tanto il mondo che il nostro pianeta Terra avrebbe dovuto chiamarsi Oceano”.
Jacinto sfogliava la collezione di francobolli di suo padre, inizialmente prestando attenzione solo alle illustrazioni. Una volta cresciuto “Angola” e “Mozambico” non rappresentavano più didascalie e paesi, ma domande “che non trovavano più risposte negli atlanti di casa”. Immaginava così il volto contratto dal terrore di coloro che videro arrivare dal mare uomini stranieri. “Jacinto non riusciva a smettere di pensare che non si può scoprire un continente già abitato da milioni di persone”.
Considerati questi aspetti non è difficile inquadrare il film nell’ambito dei nostoi: il viaggio di Henrique / Ulisse verso casa, e il desiderato ricongiungimento con Beatriz / Penelope.
La verticalità di Beatriz, un albero con andamento ortotropo
Il mare è dunque interpretato e vissuto dalla famiglia come uno spazio che si estende orizzontalmente, della cui estensione sono intrinseche la percezione della distanza come lontananza e della dispersività come smarrimento.
Beatriz dovette affrontare la sua paura del mare subito dopo il matrimonio. Volle chiamare “Jacinto” il primo figlio perché al momento della nascita “i giacinti iniziavano già a coprire il retro del giardino”. Henrique accettò il desiderio di sua moglie perché “avere un figlio radicato alla terra lo avrebbe tenuto vicino anche a Beatriz”.
Gli alberi e più in generale le piante sono un altro tra i simboli ricorrenti nel film. Beatriz realizza il suo desiderio di avere una casa in cui crescere i suoi figli e nipoti, con alberi da frutto e una vista sull’acqua. Il suo personaggio – dall’orientamento che si può definire verticale, se contrapposto a quello del marito – “mette le radici” nel tentativo di assicurare stabilità e un senso di appartenenza alla famiglia, e colmare così la mancanza dovuta all’assenza di Henrique. La casa che viene mostrata nel film è ricca di piante e alberi, e richiama esplicitamente le giungle di Rousseau, dipinte da un artista che non ha mai lasciato la Francia.
La Metamorfosi degli Uccelli
“Mia madre non era solo una madre: era un albero”.
Jacinto e i suoi fratelli devono poi affrontare la morte di Beatriz. I viaggi per mare di Henrique si fanno più lunghi, evitando così il dialogo e il confronto: “eravamo una natura morta”. Jacinto trova rifugio solo nel giardino di casa, e in una sequenza di immagini il film richiama, forse involontariamente, il cortometraggio muto di Alice Guy-Blaché del 1912, Falling Leaves. Una mano si avvicina ai rami di un albero e sembra riattaccarne le foglie cadute. Così come nel corto la bambina spera che riattaccando agli alberi le foglie cadute possa preservare la vita della sorella malata e destinata a morire “quando le ultime foglie cadranno dagli alberi”, Jacinto cerca di rimettere alcune foglie morte sui loro rami, “come se la loro caduta fosse una svista o un errore che avrei potuto sistemare”.
“Quando la guardavo, il mio corpo da uccello trovava la gioia e la calma che solo le madri danno”.
La “metamorfosi degli uccelli” fa riferimento alla concezione che l’essere umano ha avuto per lungo tempo della migrazione degli uccelli. Non potendo intuire facilmente quali fossero le dinamiche degli spostamenti delle diverse specie nel corso dell’anno, gli antichi pensavano che gli uccelli che facevano la loro comparsa nelle diverse stagioni fossero la stessa specie mutata in seguito a una metamorfosi. “Ciò che gli esseri umani non riescono a spiegare, lo inventano”.
Incontrarsi nell’assenza
Nel momento in cui Catarina si ritrova ad affrontare la morte di sua madre, nel dolore della perdita avviene “l’incontro” con suo padre Jacinto. Condividevano adesso l’assenza della figura materna. A proposito della figura di Beatriz, Catarina dice: “Poi realizzai che c’era una parte di mio padre che non avevo mai conosciuto: la parte in cui lui era con te, la parte che scompare con gli uccelli quando migrano”. Catarina esperisce così l’individualità del genitore che da figura astratta si rivela finalmente come persona.
Sulle note della “Chaconne” per violino che Bach compose in seguito alla morte di sua moglie, una figura femminile solleva e abbraccia un albero piegato dal vento. Un’immagine che ne richiama un’altra più celebre: Max von Sydow che sopraffatto dal dolore e dall’ira in La fontana della vergine, sradica un giovane albero – che simboleggia sua figlia – e pratica un rito pagano di purificazione. Anche in Sacrificio di Andrei Tarkovsky la sequenza iniziale vede un uomo e un bambino prendersi cura di un albero apparentemente secco. Così come Charlotte Gainsbourg in Nymphomaniac – Volume 2 riconosce se stessa in una quercia solitaria e ricurva in cima a una montagna.
Catarina Vasconcelos è nata a Lisbona nel 1986. Nel 2014 ha debuttato con Metaphor or Sadness Inside Out al festival Cinéma du Réel di Parigi, ottenendo il premio per il miglior cortometraggio.