The Summer Book è un lungometraggio diretto da Charlie McDowell e sceneggiato da Robert Jones. Arriva per la prima volta in Italia in occasione del TFF, a cui partecipa nella sezione Fuori Concorso. Tratto dal romanzo omonimo di Tove Jansson, realizzato nel 1972, il film vanta la presenza di alcuni attori di rilievo, come Glenn Close, Anders Danielsen Lie e Ingvar Sigurdsson. Fondamentale è anche la presenza dell’esordiente Emily Matthews, che interpreta la piccola Sophia.
La produttrice esecutiva di The Summer Book è Lily Collins, moglie del regista e nota al pubblico per il suo ruolo da protagonista in Emily in Paris.
Chi è Charlie McDowell
Il regista è figlio dell’attore Malcom McDowell (come dimenticarlo nei panni di Alex in Arancia Meccanica!) e dell’attrice Mary Steenburgen (premiata con l’Oscar come miglior attrice non protagonista in Melvin and Howard).
Charlie inizia la propria carriera con la realizzazione del cortometraggio Bye Bye Benjamin, nel 2006. Il primo lungometraggio da lui diretto è The One I Love (2016), a cui segue La Scoperta (2017), che viene distribuito su Netflix. La piattaforma ha diffuso anche Windfall, film del 2022 con protagonista la moglie Lily Collins.
Un incontro di generazioni
Sophia (Emily Matthews) è una bambina di nove anni. Insieme alla nonna (Glenn Close) e al papà (Anders Danielsen Lie) giunge nella casa di famiglia, situata presso un isolotto in Finlandia, per trascorrere le vacanze estive. Questa si rivelerà una preziosa occasione per poter ricominciare la propria vita, cercando di superare il dolore causato da un evento tragico. Insieme affronteranno temi come la morte, la disillusione e l’amore, ma riscopriranno anche un contatto primordiale con la natura.
Un racconto dagli elementi magici
Immediatamente The Summer Book lascia emergere le sue tinte fiabesche. Le ambientazioni finniche e le musiche trasformano l’atmosfera in quella di una favola. Inoltre, l’abitazione della famiglia è isolata e ogni altra figura umana incontrata viene percepita come un’apparizione fantastica.
Oltre a ciò, la nonna di Sophia, che è raffigurata con un bastone, ricurva su sé stessa per il peso degli anni, è capace di creare amuleti magici. L’anziana donna, quindi, appare come una vecchia saggia, ma può facilmente essere accostata anche a una sciamana. L’idea fiabesca viene resa esplicita nel momento in cui nonna e nipote si addentrano nella foresta. Infatti, Sophia esclama: “La foresta magica!”.
Nel suo film, Charlie inserisce numerosi richiami alla mitologia finnica, tra cui i cigni, protettori del mondo ultraterreno, e i gatti, spiriti guida delle anime che si trovano nell’aldilà, nonché uno degli animali prediletti proprio dagli sciamani.
Tra innocenza e maturità
Come già accennato, The Summer Book è tratto da un’opera di Tove Jansson, pittrice e scrittrice finlandese, nota per aver realizzato la serie dei Mumin, libri per bambini.
Il tema dell’innocenza perduta viene affrontato dal regista con grande delicatezza. La morte, onnipresente durante tutta la durata del film, non viene presentata come qualcosa di minaccioso, bensì come un normale e inevitabile passaggio della vita.
Sophia è l’unica che riesce in qualche modo ad affrontare la perdita, lasciando andare il passato. Questa idea viene resa visivamente attraverso una piccola barca in legno, realizzata dalla nonna, che viene trascinata sempre più lontana dalla corrente.
La bambina, infatti, attraverso la fantasia e grazie all’aiuto fondamentale della nonna, tenta in tutti i modi di superare il lutto. Spesso emerge la sua maturità: infatti, la piccola arriva a comprendere che la morte è parte del ciclo naturale del mondo. Sophia, quindi, è un personaggio che si divide tra l’innocenza propria dei bambini e il disincanto del mondo adulto.
A differenza della figlia, suo padre appare come isolato, immerso completamente in una dimensione atemporale legata a qualcosa e a qualcuno che ormai non c’è più. Così, si allontana progressivamente da Sophia, facendola sentire sola e incompresa nel suo dolore.
Gli elementi naturali
La natura e, più specificamente, l’acqua, appare come vero e proprio personaggio. L’elemento naturale possiede molta importanza nel film, soprattutto per la nonna di Sophia. Non solo essa è stata una scout durante la sua infanzia e, quindi, affascinata da questa dimensione. Sembra essere infatti legata alla natura in modo più profondo. La passeggiata nuda nella foresta, la nuotata nel mare o i frequenti momenti a contatto con la terra appaiono come una riconciliazione con l’aspetto più primitivo dell’essere umano e, secondo il pensiero di alcune filosofie, come una riconnessione con l’universo.
In The Summer Book l’acqua si rivela fondamentale, richiamando il valore che Jean Epstein le attribuisce nel film La caduta della casa Usher (1928).
Nella sua opera, infatti, Epstein utilizza il principio di natura non indifferente: essa ci appare partecipe dei sentimenti che provano i personaggi, accrescendo così il pathos del film. Nello specifico, poi, Epstein si sofferma su alcune inquadrature di acqua in movimento. L’intenzione del regista è quella di rappresentare lo scorrere del tempo, la fugacità della vita, il mescolarsi di vita e morte, che costituiscono un flusso unico.
Questa particolare visione sembra prestarsi perfettamente a ciò che accade in The Summer Book: i temi affrontati, infatti, non si discostano molto dal film di Epstein e così l’acqua assume un significato analogo. Nell’opera di Charlie McDowell, l’elemento acquatico è reso anche un mezzo di purificazione, di riconciliazione con sé stessi.
Conclusioni
Il film ricorda Petit Maman di Céline Sciamma nel modo in cui Sophia riesce ad affrontare la propria perdita. Infatti, entrambe le bambine protagoniste dei due film vivono la morte di una persona cara e, per superarla, si rifugiano nella fantasia e creano un mondo “altro”.
Glenn Close ed Emily Matthews, poi, restituiscono attraverso la loro recitazione un legame autentico, apparendo come vere nonna e nipote, accrescendo così il pathos del racconto e donando un valore in più all’opera.
Charlie McDowell ci regala un film delicatissimo, che contiene, e genera nello spettatore, riflessioni profonde su vita e morte.
Per la nostra intervista a Giulio Base, direttore del Torino Film Festival, clicca qui!