con il contributo di Pierpaolo Bottino
Eden di Ron Howard squarcia lo schermo del 42° Torino film Festival con un’inquadratura in apertura che ricorda il capolavoro del Romanticismo tedesco di Caspar David Friedrich con il suo Viandante sul mare di nebbia. Un espediente registico che come quello di Friedrich serve a far immedesimare lo spettatore in quella che non sarà una piccola storia. Il centro prospettico, geometrico e percettivo della composizione è occupato in questo caso da più viaggiatori che, dandoci la schiena e con tanto di capelli scompigliati dal vento, rimirano un paesaggio misterioso, travolto dalle onde del mare.
La sinossi
Il dottor Friedrich Ritter (Jude Law) e sua moglie Dora Strauch (Vanessa Kirby) sono due europei idealisti che fuggono dalla Germania nel 1929, rinnegando i valori borghesi che ritengono stiano distruggendo la vera natura dell’umanità, per trasferirsi sull’isola disabitata di Floreana, nell’arcipelago delle Galàpagos. Immaginando un paradiso solitario dove potersi dedicare alla scrittura di trattati filosofici e a un’esistenza rudimentale basata sulla dottrina del Superuomo di Nietzsche e in particolare a riflettere su come il misticismo del dolore sia il mezzo per la conoscenza, forza creatrice e intellettuale per il raggiungimento dell’autoaffermazione. Questo concetto è rafforzato dall’arrivo dei due avventurieri esperti, Heinz WIittmer (Daniel Brühl), vedovo e veterano della brutale guerra di trincea, con la sua giovane nuova moglie Marget (Sydney Sweeney) e il figlio malaticcio Harry (Jonathan Tittel).
Proprio quando questi due nuclei famigliari trovano un equilibrio per coesistere pacificamente, la teoria del superuomo si scontrerà con la vanità e l’estetismo decadente di Oscar Wilde, portato in dote dalla misteriosa Baronessa Eloise Wgner De Bousquet (Ana De Armas) che manipolerà gli equilibri della piccola comune utopica insieme a due amanti, un servitore ecuadoriano e un piano per aprire un hotel di lusso sull’isola. Il maltempo, la fauna selvatica e la totale mancanza di comfort e civilizzazione fanno il resto.
Eden: una via di fuga?
Eden inizia con una premessa importante: la democrazia porta al fascismo, il fascismo porta alla guerra. Esiste un modo per sottrarsi a questo ciclo di morte e rinascita? Si può veramente fondare una “vera” democrazia, oppure è continua a essere un sogno? Sono queste le domande che portano il dottor Ritter ad abbandonare la sua patria e a trasferirsi in mezzo al nulla per cercare delle risposte. Un lavoro che procede ininterrotto per tre anni, fino a quando il “suo” Eden viene disturbato dapprima dall’arrivo della famiglia Wittmer e, in seguito, dalla baronessa. La tenacia e la perseveranza del dottore nel voler completare il libro che dovrebbe definire un nuovo dogma per l’umanità saranno messe a dura prova. Riuscirà nell’impresa o cederà sotto il peso delle sue ambizioni?
Il male incontra il miraggio dell’Eden
L’isola di Floreana incarna tutto ciò che contraddistingue un ambiente ostile per l’uomo. Nel territorio c’è una quantità esigua di acqua dolce e l’ambiente si presenta spoglio e arido. Tuttavia, nonostante queste condizioni, Ritter riesce a costruire un marchingegno per incanalare l’acqua piovana e coltivare quindi un orto. Nonostante le sfide, la coppia riesce a coprire il proprio fabbisogno alimentare. Ma l’sola non è l’unico ostacolo per la sopravvivenza. Man mano che l’ambiente si popola con i nuovi coloni predominano sempre di più l’istinto di sopravvivenza e la diffidenza, che fanno diventare ancora più labili i confini tra giusto e sbagliato.
Da non perdere, per comprendere meglio, il documentario “The Galapagos Affair”: https://youtu.be/9mIeGSZPD4w?si=nIQ5SQYpJUKId–t
Il triumvirato femminile
Le tre attrici protagoniste sono gli elementi portanti su cui si reggono i pilastri della narrazione del film. Dora è la devota compagna del dott Ritter. Una donna affetta da sclerosi multipla completamente votata alla causa sposata dal suo amato. Margaret Wittner è la fedele moglie di Heinz, un uomo che ha lasciato la Germania perché non poteva garantire le cure al figlio. La coppia, profondamente legata al concetto di famiglia, ha una fede incrollabile che tutto andrà per il meglio. Questo sentimento condiviso, unito alla perseveranza, permette loro di vivere e prosperare in condizioni impensabili.
Il personaggio della baronessa invece incarna i valori negativi della vanità e della lussuria, che, grazie all’ottima interpretazione di Ana de Armas, diventa “magnificamente” detestabile. Estremamente abile nel manipolare le persone intorno a lei, cercherà in tutti i modi di mettere i propri “vicini” l’uno contro l’altro.
Eden: la regia
Eden è una splendida prova estetica dell’abilità di Ron Howard come regista. Nel film la fotografia è spettacolare e spesso si ha la sensazione di guardare veri e propri quadri in movimento: l’isola, per quanto spoglia, è magnifica e le riprese durante i temporali sono mozzafiato. La narrazione è scandita dall’incedere delle stagioni ed è davvero affascinante vedere come l’ambiente circostante e i comportamenti degli abitanti mutano di conseguenza. Le riprese dall’alto sembrano schiacciare i personaggi nella natura in cui sono immersi e riportano alla mente la scena di apertura del primo Jurassic Park di Spielberg.
La colonizzazione
Durante la visione di Eden vengono spontanei i parallelismi con un’altra opera uscita recentemente al cinema: Horizon: an American Saga. Le figure degli abitanti di Floreana sono infatti le immagini speculari dei coloni americani. Entrambi sono giunti da una terra lontana alla ricerca di un posto da poter chiamare casa. Per farlo devono sia affrontare le minacce ambientali (per citare Jude Law “tutto su quest’isola può ucciderti”) sia quelle umane. La tenacia, la resilienza e la fede sono gli elementi cardine della sopravvivenza. Sarà il più forte a sopravvivere? O il più abile?
Un film thriller/drammatico che indaga il concetto di umanità e di quanto in noi ci sia di “animale”. La sofferenza e il dolore sono visti come le chiavi di volta per realizzare i propri sogni, in un’opera che è permeata dai concetti religiosi pur senza citarli direttamente, se non in sporadiche situazioni.