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In Sala

‘Le linci selvagge’, sulle tracce del più grande e raro felino europeo

Il documentario segue da vicino una famiglia di linci, predatori importantissimi per l'ecosistema, nelle montagne della Giura in Svizzera

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Dopo la sua presentazione al Locarno Film Festival, il documentario Le linci selvagge è in arrivo nei cinema italiani come evento in sala l’11, 12 e 13 novembre. Per la regia di Laurent Geslin e distribuito da Wanted, il film è il frutto di un lungo lavoro di nove anni di osservazioni ravvicinate nella natura selvaggia, durante i quali il regista ha seguito una famiglia di linci euroasiatiche tra le montagne della Giura, in Svizzera.

Sulle tracce della lince euroasiatica

“A seguito di un ampio sterminio nel corso del 19° secolo, la lince eurasiatica è scomparsa dall’Europa occidentale. Cinquant’anni fa, il predatore è stato reintrodotto nelle montagne della Giura in Svizzera.”

Al suo esordio al grande schermo, il regista e fotografo naturalista di fama internazionale segue da vicino la vita segreta e schiva del più grande felino d’Europa che da qualche anno è tornato a dominare le foresta della Giura. Massiccio che forma una frontiera naturale tra la Francia e la Svizzera.
Alla fine dell’inverno, nel cuore di quelle montagne, un richiamo poco conosciuto risuona tra gli alberi secolari della foresta mentre la sagoma di una lince si muove furtiva: sta chiamando la sua compagna. Seguendo la vita di questa coppia, le riprese ci conducono all’esplorazione di un universo a noi sconosciuto tra gli eventi che si susseguiranno nel corso della loro esistenza: la nascita dei piccoli, l’apprendimento delle tecniche di caccia, la conquista del territorio e tutte le difficoltà e i pericoli che comporta.
Sulle tracce della lince, ci ritroviamo a essere testimoni non solo della sua vita segreta ma di quella di molte altre forme viventi che popolano i faggi e gli abeti secolari, le distese innevate, le rocce e i cieli di quell’habitat da preservare. Dai gufi che dalle cavità degli alberi sembrano supervisionare, come noi, i movimenti della lince, alle aquile, ai camosci, alle volpi, ai cervi, ai cinghiali e a tutti gli animali che, grandi o piccoli, contribuiscono con la loro presenza al mantenimento della foresta dalla quale dipendono.
Il film rivela il ruolo essenziale di questo feroce predatore delle foreste, la cui reintroduzione ha ristabilito l’equilibrio in un luogo che ha risentito e risente anch’esso della mano dell’uomo, nonostante la natura sia ancora padrona e continui a scandire l’ordine e i ritmi al suo interno.

La lince e la foresta: un legame imprescindibile

La lince, specie protetta secondo le leggi nazionali e internazionali, nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), in Francia è classificata come “in pericolo” e vulnerabile a causa delle sue piccole dimensioni e della frammentazione delle colonie sul territorio europeo. Tuttavia, non è in pericolo solo la lince in quanto specie animale: la sua scarsa presenza sul territorio rischia di minare un intero ecosistema minacciando il delicato equilibrio della foresta. Spiega il regista:

“La natura è una catena complessa di molteplici anelli e, se uno di essi scompare, la natura stessa ne risente.”

La lince è un anello indispensabile perché è un grande predatore e, come tutti i predatori, è l’unico in grado di “contenere” la popolazione di ruminanti come caprioli e camosci. Perciò, quando in una foresta manca un predatore, il rischio è che troppi erbivori possano causare gravi danni agli alberi giovani e alle nuove gemme frenando il rinnovamento forestale.
Nel Giura, la lince è stata reintrodotta dall’uomo nel tentativo di limitare i danni e il piano sembra aver funzionato: secondo il regista, questo è un buon esempio di “convivenza dolce” tra il nostro mondo e quello cosiddetto “selvatico”.

A tu per tu con la natura autentica: l’occhio fotografico del regista

Mantenendo il suo occhio fotografico, Geslin restituisce un’immagine di natura pura e autentica che scandisce con lentezza i ritmi della foresta all’interno della quale si muove il grande felino, la stessa lentezza a cui si è dedicato scegliendo di seguire la lince nel suo habitat naturale con tutte le implicazioni del caso
Durante il lungo periodo di osservazione ha confessato, infatti, avendo a che fare con un animale notturno e incredibilmente discreto, di averla persa più di una volta arrivando a non vederla per quasi otto mesi di fila, nonostante continuasse a cercarla.
L’autenticità delle riprese e la naturalezza delle immagini si riflettono totalmente nel lavoro finale del regista che, scena dopo scena, ci rende parte di quell’habitat incantato come un altro dei testimoni silenziosi che popolano la foresta.
Fondamentali sono le musiche originali di Armand Amar e Anne-Sophie Versnaeyen che contribuiscono a delineare un’atmosfera d’incanto e la consapevolezza di esserne anche noi parte, anelli fondamentali di quella catena complessa che è la natura.

Un messaggio di speranza

A questo proposito, il  film comunica un forte messaggio di speranza, differenziandosi dalla maggior parte dei documentari naturalistici che si limitano a sollevare la questione del danno ambientale per mano umana: non è mai troppo tardi per scegliere di stare dalla parte della natura e di cooperare per un futuro migliore. Questo, come nel caso della lince, è ancora possibile.

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Le linci selvagge

  • Anno: 2022
  • Durata: 1h30
  • Distribuzione: Wanted Cinema
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Laurent Geslin