Il cinema italiano torna a parlare degli anni di piombo tramite Il delitto perduto, il lungometraggio – diretto da Chavalin e scritto dallo stesso regista in collaborazione Leonardo Piccinni – che narra il sequestro dell’imprenditore Giuseppe Taliercio.
La fine della rivoluzione
Il film segue il rapimento di Giuseppe Talierco, direttore del petrolchimico Montedison a Porto Maghera, sequestrato dalla colonna veneta dalle brigate rosse ne ’81. Inoltre, Chavalin utilizza il singolo caso per redigere un affresco dell’epoca che evidenzia le complesse contraddizioni e i processi che hanno cambiato la storia italiana, sottolineando come la morte di Talierco – avvenuta dopo 46 giorni di prigionia – abbia in qualche modo determinato il passaggio dagli anni di piombo al reflusso storico.
In questo modo – dopo il più noto Esterno Notte di Marco Bellocchio – il nostro cinema torna a descrivere gli anni ’70, questa volta con un folto cast composto: Michele Franco, Manuela Metri, Roberta Di Somma, Stefano Croci, Tecla Boscolo, Elda Taliercio.
Senza dimenticare: Cesare Taliercio, Bianca Taliercio, Lorenzo Antolini, Lorenzo Casti,Tony Mountai, Pietro Vanzi, Ermanno Faggiani, Pasquale Salerno, Barbara Monetti.
Gli anni di piombo
Gli anni di piombo, che si estendono in Italia tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’80, furono caratterizzati da una serie di eventi violenti e traumatici che segnarono profondamente la storia del nostro Paese. Questo periodo si originò dal clima di tensioni sociali e politiche del dopoguerra e della contestazione sovversiva, che portarono all’ascesa di gruppi estremisti sia di destra sia di sinistra, come le Brigate Rosse e Ordine Nuovo. La violenza si manifestò attraverso attentati, rapimenti e omicidi mirati, volti a destabilizzare lo stato e a cambiare l’ordine sociale.
Gli anni di piombo terminarono ufficialmente solo verso la fine degli anni ’80, ma lasciarono segni profondi e cicatrici che hanno influenzato la politica, la società e la cultura italiana fino ai giorni nostri.