Nel corso delle celebrazioni del quarto anniversario della marcia su Roma, il 31 ottobre del 1926, il quindicenne Anteo Zamboni spara a Mussolini a Bologna.
Per risposta al fallito attentato, i fascisti di tutta Italia sono chiamati a scendere in piazza e a manifestare contro gli oppositori del regime.
L’abitazione cagliaritana dell’avvocato Emilio Lussu (Enrico Lo Verso) è presa d’assalto da un manipolo di fascisti. Battista Porrà, un giovane squadrista, prova a scalare il balcone di casa dell’avvocato che, per difendersi, spara e uccide l’assalitore.
Emilio Lussu è arrestato. I giudici Arcangelo Marras, Antonio Giuseppe Manca Casu e Decio Lobina devono emettere una sentenza. C’è chi crede in un suo atto premeditato, chi sottolinea che, consapevole di essere nel mirino dei fascisti, avrebbe potuto allontanarsi da casa ed evitare la prevedibile reazione degli squadristi.
Dopo aver letto gli atti del fascicolo, i giudici, nonostante le forti pressioni da parte del ministro di Grazia e Giustizia e delle altre sfere del governo mussoliniano, un anno dopo, coraggiosamente, scagionano il politico dall’accusa di omicidio colposo ed emettono una sentenza di assoluzione per legittima difesa.
Là dove la normativa non è chiara, ci guida la coscienza
Piuttosto che impaginare un avvincente court-movie, il regista Giorgio Medas, indeciso se dirigere un documentario o un film, si colloca nel mezzo e, penalizzando la fruizione dell’opera, di tanto in tanto, interrompe la fiction, facendosi riprendere mentre dirige gli attori, propone le sue riflessioni sugli orrori del fascismo, e illustra le motivazioni che l’hanno spinto ad offrire un omaggio a Emilio Lussu, uno dei padri della Patria.
Il risultato è quello di un prodotto ibrido, dal taglio televisivo, che lascia lo spettatore con l’amaro in bocca. Emilio Lussu Il processo sarà proiettato nell’ambito del R.I.F.F
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