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Interviews

Sedicicorto: tutto il mondo nel cortometraggio

Per un bilancio della 21a edizione del Festival Sedicicorto, abbiamo intervistato il suo fondatore e direttore artistico Gianluca Castellini

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Gianluca Castellini

Per dieci giorni, Forlì è stato il centro del cortometraggio a livello internazionale, grazie al Festival Sedicicorto. Per conoscerlo meglio e fare un bilancio della sua 21a edizione, abbiamo intervistato il suo fondatore e direttore artistico Gianluca Castellini, punto di riferimento per chiunque voglia conoscere il mondo del cortometraggio.

Qual è la specificità di una manifestazione come Sedicicorto?

La ricerca di soggetti e storie sempre nuove.

Come ti è nata l’idea di Sedicicorto e quanto è complicato organizzare un Festival come questo?

L’idea è nata casualmente, partecipando a un corso di regia, in cui avevamo di fronte un docente che ci ha spinto, coinvolgendo tutto il team coinvolto nell’esperienza, a realizzare un Festival. Io non sapevo neanche cosa potesse significare fare un Festival. In me rimase questa spia accesa. Decisi di cavalcare l’idea, ignaro di quello a cui andavo incontro, tutte le insidie e le difficoltà che ci sono dietro una tale organizzazione. La cosa strana è che pensi sempre che l’esperienza possa attutire la mole dei problemi che si creano, ma, in realtà, ogni anno ce ne sono sempre di diversi.

Che annata è stata questa per la vostra selezione?

Un’annata sicuramente di rafforzamento dell’idea che c’è sempre stata dietro Sedicicorto: la convinzione di presentare un palinsesto che non cerca di emulare quello che presentano gli altri Festival, ma trovare una chiave più personale, andando anche a scoprire opere ignorate.

Sedicicorto

Cosa ti piace di più della forma cortometraggio?

La genialità nel breve, la potenzialità d’espressione che può avere una forma breve. In pochissimi minuti raccontare quello che, sulla carta, potrebbe essere difficile o impensabile poter spiegare, raccontare, se non lungamente. Attraverso il cortometraggio c’è la concretezza fulminea di un’idea.

Ci sono delle cinematografie in cui la forma cortometraggio è più curata, incoraggiata, sviluppata, protetta?

Sì, direi che la Francia la fa un po’ da padrona, almeno in Europa, sia nel numero di opere che nella qualità media. Soprattutto, di pari passo, c’è tutto un lavoro culturale ed economico diverso da quello degli altri Paesi europei. Un potenziale finanziario superiore, un interesse da parte di tante scuole di cinema molto più fortificato e radicato, poi i risultati vengono da sé.

E nel panorama internazionale extraeuropeo?

Sedicicorto, quando si parla d’internazionalità, affronta la globalità di tutto il sistema, per cui si vanno a scoprire film che, spesso, sono prodotti da Paesi anche complessi, da tanti punti di vista. Nella nostra selezione, non si parla solo di Europa, ma di tutti i cinque continenti, con idee, stili, racconti, formule rappresentative molto differenti fra loro.

Qual è la situazione della forma cortometraggio, invece, in Italia?

Ho notato che, in questi ultimi due anni, c’è stato un incremento produttivo che, però, non si è accompagnato a un aumento dell’originalità della narrazione. Più film non significa, automaticamente, maggior qualità.

Che bilancio puoi fare di questa edizione di Sedicicorto?

Un bilancio sicuramente positivo. Alla vigilia avevo diverse preoccupazioni, dovute anche al fatto che, per le tre giornate più importanti del Festival, abbiamo cambiato location. Per cui, tanti aspetti organizzativi e logistici li abbiamo dovuti affrontare in maniera nuova, senza avere un’esperienza del passato. Alla fine, però, ha funzionato bene. Il pubblico ci ha seguito ed è stato estremamente contento delle proposte che abbiamo lanciato. Per questo sono particolarmente soddisfatto.

Sedicicorto Lapix

Tra le sezioni più interessanti messe su negli ultimi anni c’è Lapix. Ci vuoi spiegare cos’è?

Lapix è un esperimento. Stiamo costruendo un format che raramente si vede nei Festival italiani, ossia quello di creare un mercato specifico intorno al mondo dell’animazione e del videogaming. Cosa facciamo? Mettiamo in contatto tanti studenti con il mondo lavorativo, cercando d’incrociare le richieste da parte di aziende del settore con possibilità di lavoro per studenti che stanno compiendo l’ultimo anno di studi. Sono in moltissimi a venire qui a Sedicicorto e mettersi in gioco, attraverso la presentazione di un portfolio. È bellissimo vedere una gioventù attiva, che cerca di costruirsi un futuro. In parte sta avvenendo, perché si creano contatti e opportunità. L’anno scorso, per esempio, sono nate due assunzioni lavorative durante il Festival, in aziende che si occupano di animazione industriale, pubblicitaria, ma anche autoriale. È un segmento di Sedicicorto che mi dà molta soddisfazione ed è incredibilmente partecipato. Io stesso, assistendo agli incontri, ho capito l’importanza del videogaming, soprattutto in termini economici. Ho scoperto che tutto quello che muove questo settore è economicamente molto più consistente rispetto al cinema. Si fanno numeri pazzeschi in termini di fatturato.

Quali sono i momenti che più porterai dentro di te di questa edizione di Sedicicorto?

Una delle cose che più mi porterò dietro è la coesione del gruppo di lavoro. Quest’anno più allargato rispetto agli anni precedenti, ma sempre super affiatato. Ho veramente trovato grande collaborazione in ogni momento dell’organizzazione.

Che prospettive vedi per le prossime edizioni di Sedicicorto?

Questa è la domanda più difficile. Le prospettive sono abbastanza ignote, perché si lavora in una modalità economica sempre messa a rischio. Per cui sarei felicissimo di poter ripetere quello che abbiamo realizzato quest’anno, anche senza aggiungere un elemento in più.

Gianluca Castellini con il Premio alla carriera Giorgio Colangeli

Gianluca Castellini con il Premio alla carriera Giorgio Colangeli