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Sedicicorto

‘Son’ – L’amore di una madre messo alla prova

Un rapporto tra madre e figlio messo a dura prova dall'insostenibile peso delle incomprensioni

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Son è un cortometraggio scritto e diretto dal giovane regista curdo Saman Hosseinpuor. Presente allo storico concorso di cortometraggi forlivese Sedicicorto, il corto porta sullo schermo il rapporto tra una madre e suo figlio, mettendolo in discussione e ponendo l’amore genitoriale davanti a una scelta.

Son: trama del cortometraggio

Son racconta i tormenti di una madre in relazione al suo unico figlio. Da quando il ragazzo è partito per fare il militare la donna non ha più avuto sue notizie. Troppo tempo è passato e avrebbe già dovuto rientrare da settimane. Così  lei decide di interrompere la sua attesa lasciando il tranquillo villaggio e cercando risposte direttamente in città. La risposta dalla caserma militare è che suo figlio ha terminato il suo servizio ormai da settimane e che nessuno sa perché non sia tornato ancora a casa.

Le domande si moltiplicano nella testa della povera donna che non può fare altro se non tornare a casa ed aspettare ancora.

Il giorno dopo qualcuno bussa alla porta ma, contro ogni previsione, non si tratta di suo figlio, o almeno non quello che aveva lasciato prima che partisse. Questi infatti si presenta sulla soglia con indosso un burqa, spazzando via ogni dubbio sulla scelta da lui intrapresa. Sostiene di non essere tornato prima perché suo padre, ormai defunto, non avrebbe mai potuto accettarlo. In lei invece lui ripone ancora qualche speranza, ben consapevole quanto difficile possa essere, ma l’amore di una madre non può restare indifferente. Il silenzio è l’unica risposta della donna, per tutto il tempo.

La notte, però, si lascia trasportare dall’angoscia e tenta di togliere la vita al ragazzo con una fuga di gas, interrompendo il suo silenzio con un pianto disperato.

Nonostante i numerosi tentativi da parte del ragazzo di cercare un punto di contatto con la donna, lei non pare cedere minimamente, mai. Se non l’ultimo istante prima dell’addio. È quello il momento in cui tutti muri crollano sotto la potenza disarmante di un abbraccio.

Il silenzio

La narrazione di questo cortometraggio si affida a pochissime battute, lo stretto necessario per la contestualizzare. Il resto è lasciato al silenzio.

Un silenzio carico e intenso sin dai primi secondi, mentre un velo che nasconde l’impeto e il chiasso nella mente dei protagonisti. Tra tutte le risposte che è possibile ricevere il silenzio è la più forte ed anche la più pericolosa. Perché se usato come in questo caso non fa che allontanare, innalzare muri insormontabili, tagliando ogni possibile ponte alla comprensione. Lo stesso silenzio però può essere una bomba a orologeria, con timer impostato sull’ultimo secondo prima dell’addio.

La complessità del bene di un genitore

Il vero cordone che lega madre e figlio resta saldo e intatto per tutta la vita. Un legame tanto forte può subire però le pressioni esterne da parte di una società che non accetta eccezioni alle regole, come un orientamento sessuale diverso da quello attribuito alla nascita, ripudiando ogni possibile comprensione. Nonostante la disperazione, però, nonostante le lacrime e il dolore, una madre non può arrivare a perdere ciò che di più prezioso ha al mondo. Le incomprensioni possono ferire ma aggiungere altro dolore non può essere la soluzione.

L’attimo prima dell’addio

Forse abbiamo bisogno degli ultimi secondi prima degli addii. Questi hanno una forza dirompente perché capaci di mettere con le spalle al muro, di mettere le persone di fronte a una scelta: qual è davvero la cosa giusta?  È proprio questa forza l’unica capace di abbattere il muro di nebbia che separa l’amore dalle imposizioni. Una volta crollato questo muro tutto diventa improvvisamente chiaro.

SON

  • Durata: 17