È il gioco dell’assurdo, del sopra le righe, del dimenticato e ritrovato, dell’epica e della sua distruzione, del romantico e anche della sua effimera illusione. Melanie Laleu, che con Binaud & Claude firma il suo quarto cortometraggio, si diverte tantissimo a dissacrare un certo tipo di cinema tutto americano, distruggendolo e poi rendendolo bellissimo, come solo quell’ironia tutta francese sarebbe in grado di fare. Presentato durante il Lucca Film Festival 2024, il cortometraggio riprende le redini del famosissimo gangster movie Bonnie and Clyde (o Gangster Movie, Arthur Penn 1967): i suoi protagonisti si scambiano genere e Bonnie diventa Binaud (Gilles Vandeweerd), un uomo solo o solitario che tira a campare attraverso un suo personalissimo business in cui permette alle persone, fuori dal supermercato di picchiarlo; Clyde diventa Claude (Bérangère Mc Neese), una cassiera annoiata più o meno da qualsiasi cosa, che mal sopporta il suo viscido capo e che sembra non fare caso a ciò che la circonda.

D’altro canto tutto l’ambiente ricreato da Laleu sembra giocare con l’onirico e il senso, quasi onnipresente, della mimica. Tutti i suoi personaggi appaiono delle faccette, dei mimi, dei macchinosi esseri viventi che popolano un mondo parallelo (quello del cinema, appunto) e che, pur nelle loro caratterizzazioni sopra le righe, funzionano seguendo la stessa logica con cui è tenuto insieme tutto il film. Binaud & Claude è una storia d’amore ma non solo o, meglio ancora, quasi per niente, perché se di amore si parla, Laleu decide di farlo nella misura in cui si incrocia l’altro e nella sua stranezza si rispecchia la propria, quindi quella solitudine che ammorba l’umano, non è solo di uno ma è di tutti, infine di nessuno. Se di solitudine questo mondo vuole nutrirsi, la regista ci dice che siamo tutte anime sole e che nella coincidenza degli eventi ci ritroviamo inevitabilmente a scontrarci con l’altro che è noi, ma migliore perché non sottoposto allo stesso giudizio che riserviamo a noi stessi.
Binaud & Claude, una storia dolce al Lucca Film Festival
Melanie Laleu racconta, in fin dei conti, una robbery story: con tanto di coppia di amanti che scassinano un supermercato e sono sottoposti all’interrogatorio della polizia. Ma è davvero così che si declina la storia nel francesissimo Binaud & Claude? Occorre vederlo per capirlo e, sicuramente, amare quell’ironia tagliente tutta francese che, tra il serio e il faceto, racconta una storia di vita che riguarda nessuno, o forse tutti e, nel cortocircuito dell’esistenza, risulta reale perché assurda. Laleu gioca con i personaggi caratterizzandoli all’assurdo, con i generi decostruendoli e, infine, con la sua estetica, francese sicuramente, ma anche Andersoniana grazie alla scelta di simmetrie, di colori accesi che aiutano, in realtà, a raccontare una desolazione tutta umana ma in cui la speranza e l’amore, allo stesso tempo, trovano sempre modo di scavarsi un sentiero.

Durante il Lucca Film Fest, tra il 26 e il 27 settembre saranno proiettati oltre cinquecento cortometraggi provenienti da tutto il mondo. Una giuria, composta dal produttore Simone Gandolfo, dal regista e autore Rai Luca Rea e dalla make up artisti Dalia Colli, selezionerà tra queste dodici opere che verranno poi premiate nel corso del Festival. A Melanie Laleu i migliori complimenti e la speranza di vederla, prima o poi, sul grande schermo a raccontare un’altra dolcissima favola contemporanea.