Las memorias perdidas de los árboles è il cortometraggio di Antonio La Camera in programma il 21 settembre al Festival del Cinema Iberoamericano di Firenze Entre Dos Mundos. Una coproduzione Italia/Spagna, prodotta da Playlab Films, Waterclock Production e Naffintusi, che vanta già il titolo di miglior cortometraggio presso la Settimana Internazionale della Critica 2023.
Il corto prende forma da un workshop realizzato nella foresta amazzonica peruviana sotto la guida del regista thailandese Apichatpong Weerasethakul, durante il quale La Camera ha avuto dieci giorni per ideare un progetto che seguisse il tema “una conversazione”.
E proprio questo è, in una parola, il lavoro del regista: una conversazione. Fra due alberi, fra due bambini, fra due anime, fra l’oscurità e le stelle, fra natura e umanità che scopriamo non essere poi così lontane.
La trama di Las memorias perdidas de los árboles: due alberi fratelli
Due alberi che crescono vicini nel cuore della foresta amazzonica si risvegliano nella notte e intraprendono un viaggio spirituale alla scoperta di una memoria condivisa che entrambi credevano persa.
“Nell’oscurità nella quale vagavo, ho visto le ombre grigie di memorie che non sapevo di aver perduto”
dice uno all’altro che sembra non ricordare, prima di mostrargli quello che ha visto: in una vita precedente, i due erano fratelli, bambini ai quali il destino aveva riservato un epilogo doloroso.
Un passato in dissolvenza nel bianco e nero dello schermo interrompe i suoni della natura: immagini di bambini che corrono, sfumano, sfuggono all’occhio dello spettatore che vorrebbe capire di più, vedere meglio, fermare il tempo. Ma il tempo è andato avanti e un passato di sofferenza e sensi di colpa è ora un presente nuovo in cui ci si riscopre fratelli sotto un’altra veste.
L’albero vorrebbe aver avuto il coraggio di dirlo prima, a suo fratello, che tutto passa: “la sofferenza, il tormento, il silenzio, la rabbia” ma che “le stelle rimangono, immense e immutabili e davanti all’immensità il vuoto si riempie”.
Nel cuore della foresta i due adesso ricordano bene e riscoprono il potere della memoria che non è sinonimo di assenza, ma una forza che unisce e scalda l’anima che finalmente torna a guardare in su:
“una a una, rivedo le stelle”
L’anima che non dimentica: un viaggio nella memoria a sancire la rinascita
In appena venti minuti e senza il ricorso a dialoghi parlati, il regista regala un viaggio in una dimensione onirica che è in grado di estraniare lo spettatore dal primo all’ultimo minuto.
Ad aprire il corto è una sequenza di totale immersione nella natura incontaminata che non ha bisogno di altro che non sia immagine e suono. La sequenza segue lentamente i due alberi dal basso verso l’alto in tutta la loro maestosità e aspetta che scenda la notte, per poi giocare con luci rossastre ad intermittenza e vibrazioni sonore trasformate in sottotitoli che compaiono su schermo.
Lo spettatore si risveglia presto dal sogno per entrare in un altro pervaso da ombre e dal significato più cupo. Si tocca il tema della sofferenza dell’anima, della depressione che come un demone ne riempie i vuoti e li fa propri e del senso di colpa, di chi non se n’è accorto e avrebbe potuto evitare l’inevitabile.
Ma “tutto passa” e dopo poco lo spettatore lascia anche questa cornice per tornare dai due alberi che sembrano finalmente vivere di una nuova consapevolezza, quella di una dimensione in cui passato e presente possono essere complementari e dove la memoria dell’anima trascende la forma. Un’unione che azzera i sensi di colpa e il dolore e celebra una vita che si rinnova e offre sempre la possibilità di guardare alle stelle che, nel frattempo, non se n’erano mai andate.
L’intero cortometraggio è un insegnamento sottile che se viene dalla natura, o meglio, dalla saggezza di due alberi, non può che esser custodito come un suggerimento prezioso.