Il 19 settembre, il Festival del Cinema Iberoamericano di Firenze ospiterà la proiezione del cortometraggio I hear your silence di Jorge Abarca, un’opera che esplora con grande intensità visiva e poetica i temi del tempo, della memoria e della solitudine. Questo festival, dedicato alla promozione di registi e opere provenienti dal mondo iberoamericano, è noto per mettere in luce produzioni innovative e artisticamente potenti, e la scelta di includere il lavoro di Abarca non sorprende.
Una danza nel tempo: tra ricordi e silenzio
Il cortometraggio inizia con una frase che racchiude il cuore dell’opera: “Sento il tuo silenzio”. Queste parole risuonano come un mantra, guidando lo spettatore attraverso un viaggio profondo e personale, dove il protagonista riflette su una memoria indistruttibile e senza tempo. La voce narrante sembra parlare non solo a un’altra persona, ma anche a sé stessa, in una lotta interiore tra passato e presente, tra ciò che è stato e ciò che non sarà mai più.
L’atmosfera del cortometraggio è quasi onirica, come se ci trovassimo immersi nella mente di qualcuno, intrappolati tra ricordi e sensazioni. Una danza senza tempo, un movimento costante e fluido che accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine. Anche la camera si muove quasi come se stesse danzando attraverso il caos e il silenzio che avvolge il protagonista, creando un’esperienza visiva profondamente immersiva.
La poetica del silenzio diventa il fulcro narrativo del film. Il silenzio non è solo assenza di suoni, ma un vero e proprio personaggio, una presenza che domina e soffoca. Così lo spettatore si ritrova intrappolato in una memoria indistruttibile, un ricordo che vive e respira dentro di lui, e che alla fine lo consuma. La frase “tutte le nostre memorie muoiono con noi” sottolinea la caducità dell’esistenza e l’ineluttabilità della perdita, mentre l’ultimo grido di liberazione – “sono libero” – segna una svolta, un momento di catarsi che lascia lo spettatore sospeso tra sollievo e malinconia.
Jorge Abarca, un regista che esplora nuovi linguaggi
Abarca è un regista che ama parlare per immagini. La sua estetica si ispira fortemente al cinema espressionista tedesco, un’influenza visibile nel modo in cui usa le ombre e la luce per dare forma alle emozioni più profonde. Proprio come Il gabinetto del dottor Caligari e Nosferatu, anche questo cortometraggio sfrutta il contrasto visivo per esprimere l’inquietudine interiore di protagonisti.
I hear your silence rappresenta un’opera che trascende il semplice racconto visivo per diventare un’esperienza sensoriale e riflessiva. Le immagini e le parole si fondono in un dialogo silenzioso, dove il passato e il futuro si incontrano, e dove il tempo diventa fluido, quasi inesistente.
La proiezione al Festival del Cinema Iberoamericano di Firenze rappresenta una preziosa occasione per scoprire un regista che, pur mantenendo una solida base artistica, continua a spingere i confini della narrazione cinematografica. In questo cortometraggio, Abarca ci invita a esplorare il silenzio delle nostre menti, il luogo dove i ricordi vivono e muoiono, e dove, forse, possiamo trovare la nostra vera libertà.