Nel cast Maryam Bobani, Nader Naderpour, Hana Kamkar, Abbas Imani, Ghazal Shojaei, Fahrid Eshaghi.
Shahed cosa racconta
Iran. Tarlan è un’insegnante in pensione, da sempre molto impegnata nella lotta contro l’oppressione e la discriminazione di genere nel suo paese. Zara, sua figlia adottiva, insegna danza nella sua scuola e ha deciso di non indossare più il velo. Solat, il marito, è un uomo d’affari legato al governo, e non vede di buon occhio questa situazione, che minaccia la sua carriera e i suoi business.
Un giorno, Zara scompare. Tarlan sospetta che a ucciderla sia stato Solat. La polizia si rifiuta di indagare. Tarlan si trova quindi di fronte a un bivio : piegarsi alle pressioni e alle minacce oppure mettere a rischio la propria vita e quella dei suoi cari per cercare giustizia da sola, come ha sempre fatto.
Shahed riflette la situazione attuale della società iraniana, mostrando come il governo imponga il suo controllo e come le persone debbano obbedire, anche a costo della propria dignità. La storia evidenzia come chi lotta per mantenere umanità e verità sotto un regime repressivo venga spesso annientato. L’antagonista è un cittadino che collabora con governi stranieri per aggirare le sanzioni economiche a favore del regime iraniano, ottenendo in cambio immunità per i propri crimini. Il racconto esplora la vicenda di un testimone che, nonostante le pressioni, rifiuta di vendere la propria dignità.
Un thriller sociale e politico
The Witnessemerge come un potente thriller che intreccia temi sociali e politici con un racconto di resistenza personale.
Saeivar aveva attirato l’attenzione internazionale già con il suo film precedente, The Alien (2020), che ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura nella sezione Cineasti del presente al Festival del Cinema di Locarno. La sua opera si distingue infatti per un approccio realistico e critico spesso concentrato sulle condizioni sociali e politiche dell’Iran contemporaneo.
Collaboratore frequente del regista iraniano Jafar Panahi, Saeivar ha lavorato come montatore e sceneggiatore per alcuni dei suoi progetti, come il film Tre volti (2018), vincitore del premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes. Le sue opere esplorano spesso i temi dell’oppressione, della dignità umana e della resistenza individuale, mettendo in luce le sfide quotidiane affrontate dalle persone comuni in Iran sotto un regime autoritario.
La sua sensibilità artistica e il suo impegno nel raccontare storie autentiche e coinvolgenti lo rendono una figura importante nel panorama del cinema contemporaneo iraniano.
Anche Shahedè è co-scritto da Saeivar insieme a Jafar Panahi e rappresenta una nuova testimonianza della lotta delle donne iraniane per la libertà, incarnata da un personaggio anziano che sfida apertamente l’oppressione.
La protagonista, Tarlan (interpretata da Maryam Bobani), denuncia l’omicidio della sua amica da parte di un marito violento e potente. Di fronte al rifiuto della polizia di indagare e alla pressione della sua stessa famiglia per restare in silenzio, Tarlan non si arrende. La sua determinazione rappresenta una continuazione della lotta per i diritti delle donne iniziata con la Rivoluzione iraniana del 1978, ma che Saeivar mostra come evoluta e trasformata nel tempo.
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Un film che unisce tradizione e modernità
What happened?
The same always…
Saeivar afferma che il nuovo movimento per la libertà in Iran è cambiato rispetto al passato: la violenza ha lasciato il posto a forme di protesta più creative, come la danza. Il regista, ispirato dall’influenza di Jafar Panahi, ha sottolineato spesso l’obiettivo primario di raggiungere attraverso i festival un pubblico più ampio, in particolare nelle piccole città, dove la consapevolezza delle condizioni delle donne in Iran è ancora limitata.
La testimone non è solo un thriller, ma anche un grido per il cambiamento sociale e politico. Saeivar, pur ammettendo che la situazione in Iran è destinata a peggiorare, invita a non perdere la speranza e a continuare a lottare. Con una narrazione intensa e un’interpretazione straordinaria di Maryam Bobani, il film rappresenta un messaggio di resistenza e speranza, anche di fronte a un futuro incerto.
La produzione del film è affidata a Said Nur Akkus e Silvana Santamaria per ArtHood Films, insieme ad Arash T. Riahi e Sabine Grüber per Golden Girls Films, ed Emre Oskay e Timur Savci per Sky Films, che si occupano anche delle vendite internazionali.Home page No.Mad Entertainment
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