fbpx
Connect with us

In Sala

‘Reality’: quando la cronaca incontra il cinema

Esordio alla regia per Tina Satter con protagonista Sydney Sweeney, in un brillante e particolare lungometraggio tratto da una storia vera. In sala dal 1 agosto, la recensione.

Pubblicato

il

reality

Arriva nelle sale italiane Reality, l’ esordio alla regia di Tina Satter tratto da un’incredibile storia vera. Inizialmente portato in scena come performance teatrale dal titolo Is This a Room? e adattato poi per il grande schermo, il lungometraggio è stato presentato in prima mondiale alla 73esima edizione della Berlinale, nella sezione Panorama.

Prodotto da Seaview 2 SQ FT, è distribuito in Italia da Lucky Red. Nel cast: Sydney SweeneyJosh Hamilton Marchánt Davis.

Lucky Red – Movies

Reality: la storia di un errore

3 giugno 2017. Reality Winner, ex membro arruolato dell’aeronautica statunitense e traduttrice alla NSA, viene fermata da due agenti dell’FBI presso la sua abitazione. Gli agenti Taylor e Garrick spiegano alla Winner che hanno un mandato di perquisizione per la sua casa, sottoponendola ad un susseguirsi di domande che mano a mano prenderanno le sembianze di un vero interrogatorio. Winner è indagata in merito ad una fuga di documenti governativi riservati, poi inviati intenzionalmente ad organi di stampa. La conversazione viene registrata con un dispositivo e la sua esatta trascrizione forma i dialoghi del film, dando vita ad un’opera ricca di tensione.

Fenomenologia di un interrogatorio

Riportare un caso politico o di cronaca su schermo risulta sempre una scelta azzardata. Nel caso di Reality avviene un’operazione estremamente interessante. Cosa potrebbe esserci di più geniale del riportare esattamente i dialoghi dell’interrogatorio, facendoli diventare la sceneggiatura stessa?  Il tutto sembra precipitare davanti ai nostri occhi nel giro di un’ora, ma andiamo per parte.

Un’educata e tranquilla Reality (Sydney Sweeney) fronteggia i due agenti con serenità, anzi: le sue uniche preoccupazioni sono il gatto ed il cane presenti in casa, oltre che la spesa da riporre nel frigo. Durante le prime sequenze del film aleggia un dubbio: non comprendiamo bene cosa stia accadendo né cosa starà per succedere, eppure siamo intimoriti. La conversazione continua con toni amichevoli e, nel frattempo, una squadra di agenti ispeziona la casa. Reality sembra quasi indifferente, a lei interessa solo degli animali. L’idea di un interrogatorio è lontana, ma qui subentrano gli espedienti della regista. Satter inizia a sovrapporre alle riprese le immagini delle trascrizioni registrate e realmente accadute. Iniziamo ad elaborare, a concepire che tutto questo è realmente avvenuto e non è solamente finzione cinematografica.

Ciò che viene in aiuto alla regista è anche la poca risonanza del caso Winner di cui riceviamo alcuni elementi necessari all’inizio del film. Così facendo, la nostra attenzione rimane focalizzata sullo sviluppo delle azioni da parte dei personaggi e sulla loro ambiguità continua, riuscendo a non divenire un semplice documentario.

Ora l’attenzione è diversa, l’angoscia è palpabile. I due agenti chiedono a Reality se all’interno della casa c’è un’area dove poter parlare privatamente e poter  spiegare il motivo della perquisizione. La donna accenna di una stanza vuota e sporca sul retro della casa, dove possono continuare. Questa stanza/ripostiglio, che sembra possa essere il luogo conclusivo per questa travagliata conversazione, ha le sembianze di un carcere. Vuota, asettica, bianca, come inizialmente sono le espressioni dei tre protagonisti.

Reality, perché?

Se ancora le domande non avevano preso le sembianze di un interrogatorio, ora non c’è più dubbio ed i tempi dilatati tra una risposta e l’altra iniziano ad accorciarsi sempre più. L’inserimento grafico delle intercettazioni diventa sempre più frequente, ma accanto a queste la Satter inserisce degli elementi di sound design particolari. Come un glitch, ad ogni documento e nome in vista, Reality scompare e riappare, insieme ad un suono fastidioso. La situazione ci appare sempre più frammentata, ma inizia ad emergere la realtà.

Tutte queste soluzioni registiche riportano perfettamente le sensazioni dissonanti all’interno di questo sfiancante interrogatorio, come quando la protagonista inizia a percepire le voci ovattate degli agenti ed il passo lento di una lumaca nella stanza. L’astuzia, che prima regnava sovrana nel dibattito, ora lascia spazio alla resa più banale. Anche la regista, arrivati a questo punto, abbandona tutte le trovate utilizzate in precedenza, svelando sapientemente tutti i fatti accaduti. E più ci addentriamo nella verità più una sola domanda risuona nella nostra testa, la stessa che l’agente Garrick (Josh Hamilton) continua a ripetere alla donna: Perché?

La Winner non è la nuova Snowden, e così asserisce la donna stessa provando a giustificare l’errore come umano. La donna è accusata di aver stampato un documento governativo e riservato dal database della National Security Agency, che trattava dell’interferenza russa nelle elezioni statunitensi del 2016, e di averlo poi spedito alla rivista The Intercept. Verrà condannata a cinque anni, ad oggi una delle pene più lunghe che un informatore abbia avuto. Risulta difficile allo spettatore capire se effettivamente la Winner sia colpevole o altro ancora: l’unica cosa che ci rimane è una nube di confusione e l’aver visto davanti ai nostri occhi una situazione così reale precipitare all’improvviso, nel pieno della nostra impotenza.

Una scelta intelligente

La performance attoriale è uno dei punti cardine di questo lungometraggio, enfatizzata dai  close-up sugli attori. Al centro della storia vediamo una Sydney Sweeney interpretare un personaggio, da protagonista, in un ruolo totalmente inaspettato ed estremamente convincente. Impossibile non accorgersi del talento: non è richiesta soltanto una capacità di immedesimazione altissima, ma anche di stare al passo con dei dialoghi presi dal reale, facendo emergere tutta l’ambiguità di un personaggio in continua contraddizione.

Sul finale, alcune scene mostrano dei filmati di svariati media statunitensi che dibattono sull’arresto della Winner. Tra le tante critiche ed elogi, l’unica informazione che rimane scolpita è la data di scadenza della  sua libertà vigilata. Novembre 2024, casualmente in concomitanza con le prossime elezioni presidenziali.

Immaculate consacra Sydney Sweeney regina delle urla

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

Reality

  • Anno: 2023
  • Durata: 82 min
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Tina Satter