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‘Under the Bridge’, evitare la spettacolarizzazione del true crime

Tratta dall’omonimo bestseller di Rebecca Godfrey con protagoniste Lily Gladstone e Riley Keough, è arrivata su Disney+ la serie che racconta un terribile caso di cronaca.

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È il 1997 quando Reena Virk, quattordicenne di famiglia indiana, viene uccisa da un gruppo di coetanei a Saanich, in Canada. Per mesi le dinamiche dell’evento sono state avvolte dal mistero e i media sempre pronti a documentare anche i dettagli più crudi. La risonanza del caso di Reena Virk è stata tale da essere raccontata anche in un libro, Under the Bridge, scritto da Rebecca Godfrey. La stessa autrice, scomparsa lo scorso anno, ha lavorato come produttrice alla serie omonima, creata da Quinn Shepard e con protagoniste Riley Keough, Lily Gladstone e Archie Panjabi.

Dopo l’uscita negli Stati Uniti ad aprile sulla piattaforma Hulu, Under the Bridge è ora disponibile anche in Italia su Disney+.

Un caso di cronaca

In una piccola isola monotona e sperduta del Canada, una notte un gruppo di adolescenti picchia con violenza la coetanea Reena Virk. Questa spedizione punitiva per riparare a un torto di poco conto compiuto dalla protagonista si conclude in tragedia: Reena viene uccisa. Ma le dinamiche di quanto avvenuto quella notte sotto al ponte – che da il titolo alla serie – sono avvolte dal mistero e rischiano di non venire mai alla luce. Almeno fino a quando Rebecca Godfrey, l’autrice che diventa anche personaggio interpretata da Riley Keough, torna nella sua isola natale per scrivere un libro. Ma lungo le sue ricerche Rebecca si imbatte in Cam Bentland (Lily Gladstone), sua vecchia amica e amante dell’adolescenza, ora poliziotta.

Dopo un inizio turbolento, entrambe legate al caso Virk per ragioni differenti, Cam e Rebecca si ritrovano a fare squadra per scoprire la verità su quella notte. Ma la pressione mediatica rischia di trasformare il caso in una vera e propria attrazione di true crime. La spettacolarizzazione delle dinamiche dell’evento, data anche la giovane età dei protagonisti, finisce infatti per oscurare la memoria della vittima e per mettere a repentaglio la scoperta della verità.

Under the Bridge e il rifiuto del feticcio del true crime

Negli ultimi anni si è assistito a un aumento esponenziale di film e serie tv che portano sullo schermo eventi di cronaca nera realmente accaduti. Il vero e proprio feticcio del true crime ha infatti scatenato un’ondata di produzioni che fanno della spettacolarizzazione di eventi tragici e macabri il loro punto di forza. Ma quanto sembra dimenticarsi in questo tipo di contenuti è che si tratti di fatti accaduti nella realtà, a persone reali e umane e non a personaggi di finzione. In contrasto con questa tendenza, Under the Bridge tenta di fare del suo punto di forza il rispetto della memoria delle persone coinvolte, a partire dalla vittima e la sua famiglia. Come dichiarato in varie interviste da Quinn Shepard, showrunner e ideatrice della serie, il suo scopo è proprio quello di restituire alla storia la memoria di Reena Virk al di là delle speculazioni e delle spettacolarizzazioni.

Cam e Rebecca: i due punti di vista adulti

In questo senso, anche l’introduzione di elementi di pura fiction nella trama di Under the Bridge é funzionale e non mette in ombra la storia principale, quella di Reena. Cam Bentland, interpretata da una spettacolare Lily Gladstone, é una poliziotta che guida le indagini per scoprire la verità sulla notte dell’omicidio ed é un personaggio completamente inventato nello show. Nonostante la sottotrama legata alle vicende condivise con Rebecca da adolescenti e ai loro trascorsi sentimentali, la presenza di Cam nella storia si rivela però fondamentale. La poliziotta é infatti indigena e ha trascorso vari anni della sua infanzia nella stessa casa famiglia  in cui vivono alcune delle giovani sospettate dell’omicidio di Reena. Con la sua esperienza e la sua identità, Cam si colloca in una posizione forte e necessaria per comprendere le dinamiche interne a questo gruppo di adolescenti e costituisce anche un contrappeso fondamentale rispetto a Rebecca.

Guardando Under the Bridge, é fin da subito evidente che la vera protagonista sia Rebecca Godfrey. Interpretata da un’eccezionale Riley Keough, l’autrice – realmente esistita – del libro da cui é tratta la serie si fa personaggio e narratrice principale. É principalmente attraverso gli occhi, ma soprattutto le parole, di Rebecca che anche gli spettatori conoscono gli altri personaggi e le loro storie. Ma il suo non é mai uno sguardo oggettivo: la scrittrice finisce per farsi risucchiare completamente nelle dinamiche di questi adolescenti. Il suo attaccamento a uno dei sospettati diventa tale da portarla a intralciare le indagini e a cercare di trovare una via di uscita per i colpevoli. Rebecca é un personaggio ambiguo e con cui non sempre si riesce a empatizzare, ma grazie al contraltare dell’altra adulta protagonista, Cam, la serie non cade nella giustificazione dei suoi colpevoli a prescindere dalla loro età.

Under the Bridge: una serie riuscita con un cast d’eccezione

Nei suoi otto episodi, Under the Bridge non ricostruisce soltanto un terribile caso di cronaca. Con una costruzione attenta dei personaggi, la serie cerca anche di spiegare l’assurdità di un gesto tanto violento a opera di un gruppo di adolescenti, tracciandone un ritratto sociale e generazionale complesso e profondo. A tratti la narrazione rischia di risultare ridondante e un po’ sottotono, ma può affidarsi alle interpretazioni magistrali. Non solo le due protagoniste (Lily Gladstone e Riley Keough), ma anche i giovani (tra cui Vritika Gupta, Javon Walton e Aiyana Goodfellow) e gli altri adulti (Ezra Faroque Khan e Archie Panjabi, che interpretano i genitori di Reena) si rivelano eccezionali dal primo all’ultimo episodio.

Nel complesso, Under the Bridge si rivela coerente con i suoi obiettivi: pur non cancellando un’inevitabile fictionalizzazione dei fatti che racconta, la serie non si dimentica mai di Reena Virk e della sua storia e non lascia che altre trame prendano il sopravvento su di lei. Si può dire quindi che Under the Bridge abbia raggiunto il suo traguardo: quello di consegnare alla memoria il ricordo della sua giovane vittima evitando di seguire il trend spettacolare e feticistico del più basso true crime.