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La sperimentazione audiovisiva al cinema Aquila (Festival Fish-Eye)

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In contemporanea con l’appannato glamour da tappeto rosso del Festival del film di Roma, il Nuovo Cinema Aquila ha ospitato Fish-Eye, costola sperimentale e radicalmente “altra” rispetto alle visioni d’Auditorium, extra della sezione Extra, propaggine e luogo di frontiera non narrativa in cui la libertà di vedere surclassa le strettoie di senso verso le quali il legame con il plot spesso conduce. Tra anteprime, incontri con gli autori, performance musicali, installazioni video, la cinque giorni diretta da Bruno Di Marino ha offerto un panorama tanto ampio da trovare davvero messa in pratica la metafora cui rimanda il titolo della manifestazione, quel fish-eye, obiettivo fotografico in grado di cogliere un’immagine molto ampia, estrema, e al contempo distorta, del campo visivo.
Così, se l’approfondimento dedicato ad un paese si è concentrato sulla videoarte islandese, diverse retrospettive hanno fatto conoscere il lavoro di Terry Flaxton, videomaker inglese, del polacco Josef Robakowski, artista multimediale, fotografo e autore di film, del giapponese Takashi Ishida, ancora legato a supporti come il 16mm, degli italiani Iaquone e Attili, attivi da anni nella sperimentazione di linguaggi e tecniche associate all’immagine elettroniche.
Particolare attenzione è stata riservata al rapporto tra immagine e suono, con un omaggio al compositore d’origine argentina Mauricio Kagel, autore anche di numerosi cortometraggi, con un intervento di Federico Zampaglione e dei Tiromancino a proposito dei loro videoclip, e poi attraverso la sonorizzazione live dei lavori di Antonello Matarazzo.
L’ostinato spirito punk di Roberto Nanni, la poesia per immagini di Romano Scavolini e la manipolazione del tempo e dello spazio filmico di Robert Cahen, sono stati altri pregevoli ingredienti di un festival che ci ha permesso di comprendere come la sperimentazione audiovisiva segua strade assai diverse tra di loro, ma tutte da tempo incamminatesi verso un allargamento delle possibilità della nostra esperienza di visione e di ascolto.

Salvatore Insana